La cura del verde costa

L’elenco delle aree verdi bisognose di cura nella nostra città è lungo. Interventi efficaci, programmati e continuativi devono individuare priorità e prevenire il degrado.
Autunno 2013. Nell’ultimo anno le aree verdi pubbliche da curare sono aumentate e i finanziamenti comunali restano gli stessi. Ci riferiamo alla cura di mura, prati, parchi, giardini pubblici; al ripristino e alla sicurezza del fondo e del ciglio delle strade; alla vicinanza con chi deve recuperare il significato della sua vita e del crescere insieme proprio curando il verde di tutti.
E il Comune cosa fa?

Chiude le convenzioni con Legambiente e con associazioni di volontariato e cooperative che hanno in gestione i bastioni da San Zeno alle Torrricelle; riduce i fondi per AMIA che occupa volontari, cooperative sociali e persone assegnate ai servizi sociali; persone che hanno intrapreso un percorso di riabilitazione sociale e di formazione professionale: ex carcerati e lavoratori socialmente utili.
Il motivo è sempre lo stesso: mancano i soldi per curare le aree verdi a rischio degrado, come il Parco delle Mura. Seguendo questa strada viene meno il contrasto a sporcizia e insediamenti abusivi; si abbandona la manutenzione dei sentieri, la rimozione di immondizie e di avanzi di bivacchi, il presidio quotidiano di volontari ed esperti nella tutela del verde.
Bertucco (PD): “Il Comune paga 7-8 milioni ai progettisti dell’inceneritore di Ca’ del Bue e non sa mettere insieme 300.000 euro per salvare un importante servizio pubblico e posti di lavoro. Questi tagli hanno una forte ricaduta sociale: colpiscono persone problematiche e associazioni benemerite. Risultato: la fine di molte speranze per molti lavoratori e il degrado di aree finora curate, soprattutto in periferia. Non ci sono i soldi? Non è vero. Per eliminare i tagli basta ridurre gli stipendi dei dirigenti AMIA: direttore (percepisce proprio 300.000 euro all’anno) e co-direttore (non dovrebbe esserci), sostituendoli con un funzionario interno, già stipendiato. Invece AMIA taglia i pagamenti a cooperative sociali, cioè a persone e famiglie nel bisogno”

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