La ripropone Giuseppe Brugnoli su L’Arena del 15 ottobre scorso.
“Viene in mente la vecchia storiella della volpe che, vedendo una gallina spennata in bella vista, attaccata al gancio di un secchio sul pozzo, balza nel secchio per papparsela. Ma il recipiente cala rapidamente fino in fondo al pozzo. Mentre pensa come cavarsela, prima dell’arrivo del contadino, vede un’ombra affacciarsi sull’orlo del pozzo. E’ il suo compare lupo. Subito la volpe lo invita a infilarsi nell’altro secchio in superficie e a scendere fino in fondo, a dividersi il pollo. Quando il lupo che scende incrocia la volpe che sale, chiede spiegazioni di che cosa sta succedendo. La volpe, abbracciando il pollo, gli dice: “Amico caro, il mondo è fatto a scale: c’è chi scende e c’è chi sale”. Forse al Catullo non è andata proprio così, ma le assomiglia”.
Venti anni fa era il Catullo candidato a capeggiare un’intesa veneto-lombarda-trentina per una rete aeroportuale di rilievo europeo. Le cose sono andate diversamente: altre idee, altri soldi, altre volontà, altre persone. Oggi alla testa c’è Save, di Enrico Marchi.
Valutazioni di Tito Brunelli: Il futuro può sorridere
“Non tutto il male viene per nuocere” Le scelte compiute dal tandem Paolo Arena – Carmine Bassetti e dai soci, dopo il fallimento della gestione Bortolazzi – Soppani vanno o no nella giusta direzione?
Difficile rispondere perché non possiamo verificare dove avrebbe portato il progetto “Aeroporti del Garda”, con la centralità di Verona, la collaborazione (mai esistita) di Brescia e la partecipazione insostituibile di Trento, Bolzano, Mantova, Vicenza. Potenzialità notevoli, ma la diffidenza mortale tra Verona e Brescia ha fatto cadere il progetto. Colpa nostra. Nessun rimpianto perciò.
Non abbiamo potuto verificare il possibile dialogo con Monaco di Baviera e con aeroporti tedeschi, sulla base del legame profondo tra la Germania a l’area del Garda. Non si è neanche provato. Decisione nostra. Nessun rimpianto perciò.
Il dialogo con la Lombardia non è neppure cominciato. Ci siamo limitati a sgambetti e lotte giudiziarie. Colpa nostra e del nostro timore di Veneti nei confronti della potente Lombardia. Non è chiuso però questo percorso. Marchi lo vuole riprendere, per arrivare alla gestione unitaria del D’Annunzio da parte di Sacbo (Bergamo – Orio al Serio) e di Venezia-Verona, con l’obiettivo (chiaro, da parte di Marchi), di puntare al Polo aeroportuale del Nord Italia, con una presenza forte di Marchi stesso.
Un punto è chiaro: la rottura degli schemi precedenti e il progressivo formarsi del Polo aeroportuale del Nord Est (Venezia, Treviso, Verona, Montichiari e, in previsione, Lubiana), è una novità in Europa: una novità forte, con una guida forte. Può nascere una presenza grande, di cui fa parte anche il Catullo: un tassello di un grande mosaico: una parte, non una guida (come sarebbe potuto essere in “Aeroporti del Garda”). Se tutto va bene e si è capaci di valorizzare tutti, il futuro sarà positivo, forse radioso. Dipende da noi.
Il primo passo è che Verona si metta in gioco tutta intera, superando le attuali divisioni, altrimenti i rischi di diventare marginali sono forti.
Viva il sistema Verona!
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