Archivi categoria: enti economici veronesi

Da anni AGSM è al servizio del bilancio comunale

Presentazione sintetica del contributo annuale di AGSM al bilancio comunale:

per il 2008: 12 milioni; per il 2009: 13,2 milioni;  per il 2010: 9,7 milioni ;per il 2011: 7,1 milioni ; per il 2012: 3,7 milioni; per il 2013: 8,3 milioni; per il 2014:18 milioni; per il 2015: 10 milioni.

AGSM produce gas, energia elettrica da fonti rinnovabili e non e teleriscaldamento.

Fatturato. Paolo Paternoster, presidente di AGSM, nel 2014: “Tra il 2003 e il 2008 AGSM ha fatturato 1.690.000 euro. Tra il 2009 e il 2012 il fatturato è salito a 2.900.000 di euro”.

Utile nel periodo 2009 – 2014: 46 milioni.  Investimenti nello stesso periodo: 250 milioni.

Anno 2014. Il margine operativo supera i 96 milioni (+ 70% sul 2013) e il fatturato lordo è di oltre 850 milioni. Energia prodotta per 750.000 persone: 600 milioni di kwh (190 da fonti rinnovabili). Tutela ambiente: Continua a leggere

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Il Parco Scientifico e tecnologico a Venezia e Padova

Parco Galileo”, nato a Padova e Venezia, si è specializzato nella ricerca applicata, in particolare nelle nanotecnologie, con “stratosferici finanziamenti” (Alberto Aldegheri, ex presidente a Verona).

Veneto Innovazione: “Il fallimento pesa sui Veronesi. Verona ha perso l’occasione: non ha capito il ruolo del Parco. Ci sono stati disaccordi tra Istituzioni e contrasti tra Parco e Confindustria. Quest’ultima ha avviato una sua associazione: “PerInnovare”. Verona non ci ha mai consultato: ha fatto e disfatto, da sola. Non possiamo continuare a pagare Presidente e CdA, senza risultato. Anche Padova e Venezia hanno avuto e hanno problemi, ma hanno dato risultati”.

Novembre 2013. “Parco Galileo” e Vega, il Parco di Marghera, del quale il Comune è socio di maggioranza, sono a un passo dal baratro: patrimonio quasi dimezzato; perdite di 7,3 milioni; indebitamento di 15,5 milioni; i soci non sottoscrivono la ricapitalizzazione. Continua a leggere

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Ricerca e innovazione: parole che ripetiamo senza sapere cosa significano

Nella Giunta e nel Consiglio comunale chi è capace di dar loro significato? 

Ottobre 2012. Dopo lungo silenzio, il Parco Star di Verona dà segni di vita. Una voce parla del Parco, di progetti, di innovazione, con protagonisti alcuni privati ed enti pubblici, nei settori: logistica, edilizia ecocompatibile, messa in rete di imprese e distretti produttivi, incubatoi di impresa. Si fa leva sulla collaborazione tra studenti universitari e aziende. Promotore è il Collegio universitario “Don Nicola Mazza”, nuovo socio; il modello è il parco di Padova; l’attenzione principale è all’emergere dei talenti dei giovani.

Filippi (è ancora Presidente? Dove è finito in questi anni?) parla di stretto rapporto con il territorio. Si viene a sapere che sì: è ancora il Presidente e, in tutti questi anni, è stato stipendiato. Si dice che Comune e Provincia di Verona siano pronti a rientrare.

Incredibile! Saltano fuori i fantasmi. Chi li paga? Dove sono finiti i soldi?

Dopo qualche tempo le voci dall’oltretomba non si odono più. Si torna nel buio. E gli stipendi?

Il Partito Democratico: Continua a leggere

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Parco Scientifico e Tecnologico Obiettivo: ricerca e innovazione

L’Amministrazione Tosi lo cancella. Continua però a pagare gli stipendi al Presidente e ai suoi collaboratori. 

Anno 1999. Veneto Innovazione; Consorzio ZAI; Comune, Provincia, Università e Camera di Commercio di Verona avviano il “Parco Scientifico e Tecnologico” (Star) in ZAI, in uno spazio di 400 mq per i laboratori. Il nome richiama innovazione, ricerca e strumentazioni all’avanguardia, al servizio della scienza e delle imprese, per lo sviluppo del territorio, in collaborazione con Università e associazioni degli imprenditori. Il Parco Star dovrebbe anche affittare spazi e gestire e fornire servizi alle aziende.

Raffaello Vinco: “Star è importante per diffondere cultura scientifica tra le imprese. Fare ricerca costa: non si può pensare a un ritorno immediato”.

Il bilancio, fin dall’inizio, è in rosso: risultati non soddisfacenti:

– anno 2001: passivo di 129.000 euro

– anno 2008: passivo di 461.000 euro

– anno 2009: stessa situazione

– anno 2012: il Parco non ottiene risultati e accumula debiti

– negli anni intorno al 2010, Star chiude con perdite annue di oltre 300.000 euro e ricavi quasi nulli.

Il Parco non è mai stato aperto; la ricerca non è decollata; i laboratori sono stati sempre chiusi. Non è mai stata chiara la sua ‘mission’.

E’ necessaria una svolta. Continua a leggere

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Per finire ascoltiamo Mario Giulio Schinaia, procuratore della Repubblica di Verona

(da articoli recentemente pubblicati sulla stampa locale)

Il procuratore Schinaia presenta il bilancio annuale dell’attività della magistratura a Verona: “Particolare allarme sociale destano in questo territorio, ricco di energie e di attività imprenditoriali, i reati, raddoppiati, contro la pubblica amministrazione”.

Le recenti inchieste in città, secondo uomini vicini al sindaco Tosi, sono emerse in concomitanza con la discesa in politica del sindaco su scala nazionale. Giustizia a orologeria?

Schinaia: “No. Sono inchieste che vanno avanti da anni e durano anni. Quelle in atto sono molte di più di quelle diventate di dominio pubblico. Destiniamo attenzione particolare alla gestione della cosa pubblica perché noto una mentalità dilagante in ambito politico: c’è chi è convinto che se ha il consenso può fare quello che vuole. Non è così: chi ha consenso deve rispettare ancora di più le leggi, per certificare la buona scelta elettorale dei cittadini. Indaghiamo dove vengono gestiti denari pubblici, anche sulla base di notizie di stampa. Ci sono aziende che oggi agiscono nel privato che di fatto non hanno perso la propria origine pubblica. Il problema è che chi le gestisce dovrebbe operare come un pubblico amministratore, non come un privato.

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La parola a magistrati e addetti ai lavori

(da una serie di articoli recentemente pubblicati sulla stampa locale)

Recenti inchieste giudiziarie coinvolgono il Comune e scuotono Verona.

Nuova tangentopoli? Un ritorno al clima del 1992? L’impressione diventa più concreta se allarghiamo lo sguardo al Veneto: sono state arrestate figure di primo piano come Piergiorgio Baita, ex dominus della “Mantovani Costruzioni” e Giovanni Mazzacurati, presidente del consorzio “Venezia Nuova”, che costruisce il Mose. Scalpore ha destato l’inchiesta padovana sugli appalti truccati nei lavori pubblici. A sentire gli addetti ai lavori, il paragone con tangentopoli non regge: oggi è peggio.

Alfredo Robledo, pm che guida il pool anti corruzione della Procura di Milano: “Il sistema si è deformato. La corruzione è diffusa, minuscola, meschina. Le denunce sono quasi nulle. Lavoriamo solo con le indagini, con sempre meno strumenti. Non credo alla Giustizia. Per niente”. Robledo non crede più alla politica. Si immagina come Sisifo: spinge continuamente sul monte il macigno che poi rotola a valle e si ricomincia da capo. Solo lo sforzo ci rende liberi.

Guido Papalia: “Venti anni fa era diverso. Il sistema di tangenti era istituzionalizzato: un comitato d’affari, costituito da rappresentanti di partiti politici, imponeva alle imprese le somme per lavorare. I proventi venivano distribuiti tra le correnti dei partiti a livello nazionale, secondo proporzioni precise. Il sistema lasciava fuori burocrati e faccendieri. Oggi a fianco dei politici sono loro i nuovi protagonisti della corruzione: un mostro sfuggente, difficile da perseguire o non perseguibile”. Rimpiangere tangentopoli? “Non si può riabilitare in nessun modo quel periodo, ma è pur vero che perdere un occhio è meglio che perderli tutti due”.

Ivan Cecconi, ricercatore: “Oggi la corruzione prende forma nel contenitore della spesa pubblica”, in parte privatizzata con i project financing: il privato realizza opere pubbliche e gode dei proventi della gestione che, in certi casi come per gli ospedali costruiti in Veneto, prendono la forma di un canone che la Regione paga ogni anno; alla fine della concessione, sarà due o tre volte superiore della cifra investita.

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A confronto due modalità di intendere l’amministrare

– Bertucco (P.D.) presenta una interrogazione su incarichi affidati dalle aziende comunali ad avvocati dello studio legale che fa capo all’assessore Enrico Toffali. Colleghi di studio di Toffali hanno incarichi nelle aziende comunali partecipate: “Nessuna illegalità, ma un evidente problema di opportunità politica, con un chiaro conflitto di interessi”. Chiede l’elenco degli incarichi affidati a membri dello studio legale, perché “è vero che l’associazione si occupa di questioni amministrative, ma dovrebbe restare separata dall’attività politica di uno dei suoi componenti”.

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Due interventi. Una sensazione diffusa

(Da L’Arena del 30 gennaio 2014)

Rivelazioni pesantissime su alcuni politici veronesi e professionisti operanti nel modo imprenditoriale e non solo, con riferimenti anche ad organizzazioni criminali, sono contenute in un plico anonimo inviato al capogruppo P.D. in Consiglio comunale.

Esposto-denuncia in Procura. E’ presentato dai responsabili nazionali e locali di Legambiente, curato dall’avvocato Luca Tirapelle, firmato da Lorenzo Albi, Luigi Lazzaro e Gianni Belloni:
“Gli scriventi chiedono che l’autorità giudiziaria svolga le opportune indagini al fine di verificare eventuali reati”. Soveco, impresa edile impegnata in lavori pubblici importanti nel veronese (ponte San Francesco, traforo, filobus, Aquardens, clinica Pederzoli) “ad oggi non è riuscita a presentare la certificazione anti mafia nell’appalto riferibile alla realizzazione del filobus. … La società sembrerebbe riferibile ad Antonino Papalia, la cui attività imprenditoriale non è riconducibile solo a lavori nella nostra provincia: risulterebbe che Papalia stia concludendo operazioni immobiliari per 700 milioni con una serie di società”, tra cui “Soveco Romania”.  Papalia ha presentato una dichiarazione dei redditi per 22.374 euro nel 2010.

Il passo successivo è riconducibile a Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona, in rapporti con Soveco per l’acquisto e il recupero del noto appartamento in Borgo Trento.

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Indagini anche in “Fondazione Arena”

Ottobre 2013. Umberto Fanni, ex direttore artistico di “Fondazione Arena”, in passato ha denunciato il sovrintendente Francesco Girondini per diffamazione. Ora il sostituto procuratore Paolo Sachar chiede il rinvio a giudizio del sovrintendente per falso ideologico e tentata truffa per un contratto sospetto, che riguarda la buonuscita di Fanni e la provenienza del denaro.

Ipotesi di accusa: il sovrintendente sottoscrisse un contratto che prevedeva la collaborazione di Fanni per un progetto televisivo di 6 mesi (da luglio a dicembre 2011) da proporre a RAI e Mediaset per un compenso di 25.000 euro. Il direttore artistico rifiutò di sottoscrivere quella che per il Pm era una truffa, perché la data del contratto era antecedente a quella in cui fu inviato e riguardava un periodo in cui Fanni era ancora direttore artistico in Fondazione Arena.

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Sitram. La voce degli amministratori coinvolti

 Stefano Zaninelli: “Non è vero che Sitram è servita solo a pagare un po’ di stipendi. Anzi: fu creata per coinvolgere nella realizzazione della tranvia anche i privati: e fu fatto al più alto livello visto che riuscimmo ad associare, con una quota societaria del 25%, la Ratp, colosso francese del settore. Sitram ebbe anche l’incarico di studiare gli aspetti contrattuali della vicenda. Ed è grazie a un contratto elaborato con la massima diligenza che, quando i rapporti si ruppero, il Comune poté ottenere da Siemens, che aveva vinto la gara per realizzare la tranvia, una penale di 25 milioni. Noi avevamo chiesto che la penale fosse di 40 milioni. La giunta Zanotto si è limitata a chiederne 25”.

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