(da una serie di articoli recentemente pubblicati sulla stampa locale)
Recenti inchieste giudiziarie coinvolgono il Comune e scuotono Verona.
Nuova tangentopoli? Un ritorno al clima del 1992? L’impressione diventa più concreta se allarghiamo lo sguardo al Veneto: sono state arrestate figure di primo piano come Piergiorgio Baita, ex dominus della “Mantovani Costruzioni” e Giovanni Mazzacurati, presidente del consorzio “Venezia Nuova”, che costruisce il Mose. Scalpore ha destato l’inchiesta padovana sugli appalti truccati nei lavori pubblici. A sentire gli addetti ai lavori, il paragone con tangentopoli non regge: oggi è peggio.
Alfredo Robledo, pm che guida il pool anti corruzione della Procura di Milano: “Il sistema si è deformato. La corruzione è diffusa, minuscola, meschina. Le denunce sono quasi nulle. Lavoriamo solo con le indagini, con sempre meno strumenti. Non credo alla Giustizia. Per niente”. Robledo non crede più alla politica. Si immagina come Sisifo: spinge continuamente sul monte il macigno che poi rotola a valle e si ricomincia da capo. Solo lo sforzo ci rende liberi.
Guido Papalia: “Venti anni fa era diverso. Il sistema di tangenti era istituzionalizzato: un comitato d’affari, costituito da rappresentanti di partiti politici, imponeva alle imprese le somme per lavorare. I proventi venivano distribuiti tra le correnti dei partiti a livello nazionale, secondo proporzioni precise. Il sistema lasciava fuori burocrati e faccendieri. Oggi a fianco dei politici sono loro i nuovi protagonisti della corruzione: un mostro sfuggente, difficile da perseguire o non perseguibile”. Rimpiangere tangentopoli? “Non si può riabilitare in nessun modo quel periodo, ma è pur vero che perdere un occhio è meglio che perderli tutti due”.
Ivan Cecconi, ricercatore: “Oggi la corruzione prende forma nel contenitore della spesa pubblica”, in parte privatizzata con i project financing: il privato realizza opere pubbliche e gode dei proventi della gestione che, in certi casi come per gli ospedali costruiti in Veneto, prendono la forma di un canone che la Regione paga ogni anno; alla fine della concessione, sarà due o tre volte superiore della cifra investita.
Continua a leggere →
La parola a magistrati e addetti ai lavori
(da una serie di articoli recentemente pubblicati sulla stampa locale)
Recenti inchieste giudiziarie coinvolgono il Comune e scuotono Verona.
Nuova tangentopoli? Un ritorno al clima del 1992? L’impressione diventa più concreta se allarghiamo lo sguardo al Veneto: sono state arrestate figure di primo piano come Piergiorgio Baita, ex dominus della “Mantovani Costruzioni” e Giovanni Mazzacurati, presidente del consorzio “Venezia Nuova”, che costruisce il Mose. Scalpore ha destato l’inchiesta padovana sugli appalti truccati nei lavori pubblici. A sentire gli addetti ai lavori, il paragone con tangentopoli non regge: oggi è peggio.
Alfredo Robledo, pm che guida il pool anti corruzione della Procura di Milano: “Il sistema si è deformato. La corruzione è diffusa, minuscola, meschina. Le denunce sono quasi nulle. Lavoriamo solo con le indagini, con sempre meno strumenti. Non credo alla Giustizia. Per niente”. Robledo non crede più alla politica. Si immagina come Sisifo: spinge continuamente sul monte il macigno che poi rotola a valle e si ricomincia da capo. Solo lo sforzo ci rende liberi.
Guido Papalia: “Venti anni fa era diverso. Il sistema di tangenti era istituzionalizzato: un comitato d’affari, costituito da rappresentanti di partiti politici, imponeva alle imprese le somme per lavorare. I proventi venivano distribuiti tra le correnti dei partiti a livello nazionale, secondo proporzioni precise. Il sistema lasciava fuori burocrati e faccendieri. Oggi a fianco dei politici sono loro i nuovi protagonisti della corruzione: un mostro sfuggente, difficile da perseguire o non perseguibile”. Rimpiangere tangentopoli? “Non si può riabilitare in nessun modo quel periodo, ma è pur vero che perdere un occhio è meglio che perderli tutti due”.
Ivan Cecconi, ricercatore: “Oggi la corruzione prende forma nel contenitore della spesa pubblica”, in parte privatizzata con i project financing: il privato realizza opere pubbliche e gode dei proventi della gestione che, in certi casi come per gli ospedali costruiti in Veneto, prendono la forma di un canone che la Regione paga ogni anno; alla fine della concessione, sarà due o tre volte superiore della cifra investita.
Continua a leggere →
Lascia un commento
Archiviato in Aziende partecipate, Commenti, enti economici veronesi, Eredità Tosi, Indagini giudiziarie, La Verona del sindaco Flavio Tosi, Vicende giudiziarie
Con tag Amministrazione Tosi, appalti pubblici, corruzione, Indagini giudiziarie