Febbraio 2011. Sottosegretario Giorgetti: “Il futuro di Montichiari è legato all’accordo politico Verona-Brescia e all’ingresso di soci privati. Se non succede, è a rischio la concessione del D’Annunzio alla “Catullo spa” per 40 anni”.
Ministro Matteoli: “Verona e Brescia non si intendono? Niente concessione”.
Una sentenza del Consiglio di Stato nega le aspirazioni autonomiste di Brescia: “La “Catullo spa” è il legittimo gestore del D’Annunzio. Va cercata una soluzione unitaria”.
Arriva un ultimatum: Montichiari va risanato entro l’anno o rischia la chiusura.
Il Governo nazionale è chiaro: Verona e Brescia si accordino sul futuro del D’Annunzio. Il resto viene di conseguenza.
– La Regione Lombardia punta a riorganizzare Malpensa e Linate e a inglobare Bergamo e Brescia; meglio se anche Verona.
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Visto da Roma
La notizia del buco di bilancio obbliga all’azione.
Dal giugno 2012, la nuova dirigenza si propone di avere dal Governo italiano la concessione, per 40 anni, del “D’Annunzio” alla “Catullo spa”. Solo così diventano possibili il rilancio dello scalo, la stipula di contratti e la ricerca di partner privati. Infatti solo un aeroporto stabile, forte, con una dirigenza sicura attira clienti. Presidente Arena: “Senza la concessione, non abbiamo prospettive”.
– Una decisione importante. L’assemblea dei soci nomina amministratore unico del D’Annunzio Carmine Bassetti, direttore generale della “Catullo spa”. Brescia commenta: “Segnale non distensivo da parte di Verona. Non si cancella la territorialità”.
Come nasce l’aeroporto D’Annunzio, a Montichiari?
Aeroporto vuoto. Spesa senza fondo. Incredibile!
L’aeroporto “Catullo”, nato come scalo militare, viene adibito al trasporto civile. L’aumento del traffico aereo spinge lungimiranti concittadini a rinnovare strutture e piste per il decollo, attenti a conservare il traffico conquistato. Per il periodo dei lavori di ristrutturazione, Verona costruisce un nuovo aeroporto, attenta che non entri in concorrenza con il Catullo al suo rientro in attività. La scelta cade su un ampio spazio nel comune di Montichiari, in periferia di Brescia. Il nuovo aeroporto, il D’Annunzio e il Catullo costituiscono una società, controllata da Verona: la “Catullo spa”.
5 marzo 1999: si inaugura l’aeroporto di Montichiari. Ospita aerei legati al Catullo. Come scalo autonomo non è mai decollato.
Incredibile! Il precipizio
Giugno 2012. Paolo Arena, presidente da un anno, rende noto il bilancio della “Catullo spa” per il 2011: un buco di 26.615.018 euro. Colpo mortale e ridimensionamento dirompente dell’ aeroporto a livello di occupazione e indotto (circa 400 milioni all’anno). Peggio: è in ballo la sopravvivenza.
Il debito non si ferma a questa cifra:
– anni 2009 – 2010 i due aeroporti (Catullo e Montichiari) hanno perso 10.700.000 euro;
– anno 2010. Senza tener conto della gestione degli scali, si contano costi per: consulenze esterne: quasi due milioni; costo dei servizi: 1.176.000 euro (erano 276.000); 50 milioni verso banche, già spesi; 21 milioni verso fornitori; 12 verso l’INPS, già spesi; 7.700.000 per “altri debiti”. Totale: 92 milioni.
– anno 2011: Montichiari perde 9,8 milioni e la controllata Avio Handling 5,2.
– “Dopo anni di perdite milionarie e un 2011 da incubo, anche il 2012 chiuderà in rosso”.
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Aeroporto Catullo: I tre grandi sogni
1 – Anno 2009. Verona, Brescia, Trento, Bolzano e Mantova puntano all’aeroporto della Regione del Garda. Si confrontano su progetti e iniziative dei quattro territori: metropolitana Verona-Catullo-Mantova, autostrada Brescia-Padova, strade, linee ferroviarie, turismo, economia e cultura.
2 – Anno 2009. Sea (Linate, Malpensa), Catullo (Verona, Brescia), Brancher, Riggio (presidente Enac) ragionano sulla fusione dei quattro scali. D’accordo Bossi, Tremonti e Romani. Grandi progetti, ma alcuni soci del Catullo bloccano il percorso. Secondo gli esperti, in 15 anni (2009-2024), Sea e Catullo insieme avrebbero fatto numeri da capogiro.
3 – Un grande sistema aeroportuale padano (Piemonte, Lombardia, Veneto), in collaborazione con Monaco di Baviera, è nei progetti da decenni.
Conti in tasca alla “Catullo spa” (Catullo e D’Annunzio)
Partiamo dai numeri. Quanto ci sono costati i nostri aeroporti?
E’ sempre difficile fare i conti delle spese degli enti pubblici e delle iniziative che promuovono. Non tutto abbiamo chiarito, ma ci proviamo, correndo il rischio di qualche errore.
– Soldi che il Catullo ha speso per fare l’aeroporto di Montichiari e le infrastrutture di cui aveva bisogno: circa 80 milioni.
– Soldi che il Catullo ha speso per coprire i debiti del D’Annunzio dal 1999 al 2008: circa 90 milioni.
– Dopo il 2008 il debito di Montichiari diventa voragine. Dal 2009 al 2013, il D’Annunzio perde tra i 5 e i 7 milioni all’anno. Sono stati 9 i milioni nel 2011. In totale, in 4 anni le perdite sono state di circa 35 milioni.
– Anno 2010. Spese complessive per Catullo e D’Annunzio: consulenze: quasi 2 milioni; costo dei servizi: 1.176.000; dalle banche (soldi già spesi): 50 milioni; per i fornitori: 21 milioni; con INPS: 12.000.000 (già spesi); altri debiti: 7.700.000. Totale spese: 92 milioni (in un anno!).
– Anno 2011. E’ il passivo più elevato: 26.615.018 euro, dei quali sono 9,8 i milioni che perde Montichiari. Nello stesso anno Avio perde 5,2 milioni; ne ha persi 18 in 4 anni. Continua a leggere
– – – – – Verona e i suoi aeroporti – – – – – a cura di Tito Brunelli
Una storia incredibile, inconcepibile, quella degli aeroporti Catullo e D’Annunzio.
Verona ha ereditato realtà di grande valore economico e sociale, da custodire, rafforzare e trasmettere a figli e nipoti. Tra queste l’aeroporto Catullo.
Lo pensavamo grande e attivo, al centro del sistema aeroportuale del Garda.
Nel 2012 la botta: in un solo anno il Catullo ha accumulato più di 26 milioni di deficit.
Cosa è successo? Quanti sono in totale i debiti?
Quanti veronesi sono informati sulla situazione della “Catullo spa”?
Cosa c’entra l’aeroporto di Montichiari con il Catullo?
Centinaia di milioni sono stati presi dalle tasche dei cittadini soprattutto di Verona, ma anche di Trento, Bolzano, Brescia e Mantova. Chi ha deciso queste spese? Chi ha accumulato questi debiti? Chi paga?
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Pedonalizzare Piazza Chiesa a San Massimo? – Seconda parte
Commento. E’ risaputo che questa amministrazione comunale è fisiologicamente favorevole a mantenere inalterata la circolazione stradale e il predominio delle superfici riservate ai veicoli rispetto all’affermarsi dei diritti dei pedoni e delle socialità. Purtroppo solo quando l’intervento diventa esecutivo, la gente si rende conto dell’importanza degli spazi destinati alla socializzazione.
E’ meglio lasciare l’auto in un parcheggio per poter usufruire di spazi adatti al vivere sociale, abbandonando l’idea che l’automobile debba avere il predominio nello spazio urbano.
La situazione viabilistica e di parcheggio a San Massimo dovrebbe andare in questa direzione. La scelta fondamentale è stata quella di facilitare l’arrivo al parcheggio di via Brigata Aosta. Allo scopo è stata realizzata la nuova via , don Pietro Leonardi, Continua a leggere
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Pedonalizzare Piazza Chiesa a San Massimo?
Piazza Chiesa aperta o chiusa al traffico automobilistico? Più o meno con questo titolo si apriva un volantino datato 6 marzo 2014 e diffuso tra gli abitanti di San Massimo-Croce Bianca da parte del locale Comitato di Quartiere. Una querelle che va avanti con alterne vicende fino dal febbraio 2007 quando l’allora Sindaco di Verona, con parere favorevole della Circoscrizione, chiudeva al traffico veicolare la piazza della chiesa, assieme al breve tratto di strada che unisce via Romagnoli a Via brigata Aosta. Subito dopo, al sopravvenire dell’amministrazione Tosi la chiusura veniva revocata:l’esperimento era durato solamente undici mesi.
La Piazza della Chiesa più che una piazza è uno slargo che finisce in una via stretta, transitabile in un solo senso di marcia. Manca una vera piazza davanti alla chiesa parrocchiale Si legge in un documento del Consiglio pastorale: “La comunità di San Massimo manca di una piazza che sia un luogo sicuro e protetto di aggregazione e la piazza antistante la chiesa parrocchiale può sicuramente svolgere questo ruolo di aggregazione e socializzazione. Quando la piazza è stata chiusa al traffico i cittadini di tutte le età hanno mostrato di gradire la nuova sistemazione viabilistica”. Tornando ai giorni nostri: Continua a leggere
Valutazioni di Tito Brunelli
Inconcepibile! Se è vero, la situazione è non perdonabile. Chi permette questo strazio?
Per le Istituzioni di Verona, di Trento e di Brescia, divise e litigiose, le notizie che arrivano dal Catullo e dal D’Annunzio dovrebbero significare campana a morto. Verona (amministratori, dirigenti e tecnici) ha buttato al vento una grande idea, un grande progetto e soldi a palate, soldi dei cittadini. Se si trattasse di un’azienda normale, i dirigenti si dimetterebbero, svergognati, inseguiti dalla condanna generale. Invece non succede nulla. Chi è colpevole nemmeno chiede scusa. Pare che il disastro e l’offesa riguardino altri, non noi Veronesi. Pare che il malaffare non tocchi chi gestisce gli enti pubblici.
Chi è responsabile del danno? Chi governa Verona ce la fa a dire a tutti i nomi dei responsabili, facendo emergere che si tratta di persone incapaci: gente sbagliata nei posti sbagliati? Ce la fanno a chiarire ciò che è successo i mass media, che hanno il compito di informare correttamente?
Se no, perché? Che ce ne facciamo di avere giornalisti che non informano? Ce la facciamo noi Veronesi a cercare e a dire la verità? Chi deve pagare?
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