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Verona Sud viene venduta per far cassa

 Partito Democratico. “Per l’Amministrazione Tosi, per anni, i parcheggi sono stati priorità assoluta, per la Fiera: di fronte a essa, non si poteva realizzare altro. Adesso si spazza via proprio l’area di sosta più vicina ai padiglioni e comoda per collegarsi al centro città. ”.

Bertucco (P.D.): “L’urbanistica è sotto dettatura di privati”.

Vito Giacino, fino alla metà del 2013 ha ripetutamente affermato: “Non siamo mai stati contrari all’idea del Polo finanziario. La giunta Zanotto fece un tragico errore: lo collocò nell’unico punto della città dove non poteva sorgere, se non a prezzo di un conflitto con gli interessi della Fiera”. Dopo pochi mesi il dire di Giacino cambia completamente: “Di fronte alla Fiera sorgerà un supermercato alimentare. In tempo di crisi, valorizziamo un’area di 8.500 mq, a favore del Comune: i soldi incassati diventeranno ‘nostri’, permettendoci di realizzare il piano parcheggi per la Fiera e di rispondere a esigenze di città e Fiera. Rendere l’area commerciale è indispensabile per fare cassa e investire in opere. E’ occasione di sviluppo e di riqualificazione”.

Svolta storica. Perché? Un supermercato alimentare davanti alla Fiera segna una linea di demarcazione tra un prima e un dopo nella pianificazione della zona. Continua a leggere

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Come valutare l’Amministrazione Tosi

 Per valutare l’Amministrazione Tosi e capire su quali obiettivi si è mossa, è decisivo rileggere le scelte che, dal 2007 alla metà del 2013, l’hanno qualificata; scelte smentite in questi ultimi mesi, in base a una sola motivazione: avere a disposizione tanti soldi, da spendere subito: non per puntare a Verona bella, ma per realizzare qualcosa ora, in fretta. Esempio: di fronte alla Fiera ci sarà Esselunga non perché sta bene lì, ma perché il proprietario di quel supermercato ha dato al Comune tanti soldi. Se li avesse dati un’azienda di gelati, il Comune avrebbe venduto a questa. Secondo quale scelta urbanistica? Nessuna. La decisione dipende dai soldi che il Comune incamera. E’ tempo che valutiamo le gravi conseguenze di scelte di questo tipo, che diventano costruzioni e giro di soldi.

 

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Le critiche dell’opposizione

Bertucco (PD): “A Verona Sud ci sarà un’enorme colata di cemento, senza un disegno urbanistico: un’accozzaglia di interventi e otto nuovi insediamenti commerciali metteranno in difficoltà i quartieri. All’ex scalo merci Sindaco e Ferrovie avrebbero dovuto realizzare il parco cittadino. Si sono preoccupati solo di creare un parcheggio da migliaia di auto per la Fiera, difficile da raggiungere per chi arriva da sud”. Con gli insediamenti previsti Borgo Roma, Golosine e Santa Lucia rischiano di essere meno vivibili, più intasati, con meno verde.

Valdegamberi: “Casali tenga conto che chi amministra la cosa pubblica ha il dovere di sostenere occupazione e sviluppo economico, senza creare difficoltà ad attività esistenti: l’apertura di supermercati ha effetti negativi sulle attività commerciali familiari. Se arriva Ikea i problemi per le nostre imprese artigianali saranno rilevanti”.

Fogliardi: “Tosi gioisce per l’incasso, ma il modello di sviluppo che dà a Verona non è lungimirante: avremo Fiera ed Esselunga a pochi passi dall’Arena. Resta il rimpianto per quello che poteva essere il Polo finanziario della città; sarà invece l’ennesima superficie commerciale. Temo che il nuovo assetto dell’area darà il colpo di grazia a tanti commercianti anche del centro storico, togliendo vita alla città antica, che diventa museo a cielo aperto per soli turisti”.

Massignan (Italia Nostra): “Leggo l’ottimismo di Casali che parla di “tasselli di un grande progetto” e promette che Verona Sud sarà una business-city. Continua a leggere

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“Bizzarro parere”: Un nuovo esposto di Bertucco

 

Metà marzo 2014. Il capogruppo del P.D. Michele Bertucco presenta in Procura un esposto sull’iter amministrativo che ha portato il Comune ad autorizzare i lavori di ristrutturazione dei due appartamenti, in un edificio del 1939 realizzato dall’architetto Fagiuoli, acquistati dalla Lodi in via Isonzo nell’aprile 2010, utilizzando permessi e autorizzazioni negati al precedente proprietario, ottenuti, secondo i giudici, con un “colpo di magia”.

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Meno male che c’è Giorgio Massignan

 

Le scelte relative a volumetrie e destinazioni d’uso delle aree definite dal PAT e dal P.I. sono state decise durante l’assessorato di Giacino, così come l’adozione del project financing per ristrutturare le caserme Santa Marta e Passalacqua, per il traforo delle Torricelle e per l’Arsenale. E’ da spiegare la fretta dell’ex assessore nel voler approvare, prima delle dimissioni, la variante urbanistica per la realizzazione di un centro commerciale di fronte alla Fiera.

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Di fronte alle accuse

 

Leardini si dichiara vittima, costretto a cedere di fronte all’arroganza della politica. Aveva un legale di fiducia, retribuito con un fisso mensile. Le consulenze affidate alla Lodi erano richieste dal marito: l’incarico era effettivo, ma non necessario; il costo alto.

I Giacino negano ogni addebito e sostengono che Leardini mente.

Vito Giacino afferma che ha acquistato la casa con i soldi di famiglia (di lei): i lavori sono regolarmente fatturati e pagati; non ha preso o chiesto soldi; sono legittime scelte e concessioni.

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Alessandra Lodi e il Comune di Lazise

 

Il “sistema Giacino” arriva al lago: lui chiedeva ai suoi interlocutori di “far fare pratica alla moglie, che aveva bisogno di lavorare”. Dal marzo 2010 al maggio 2013 la Lodi, spuntata all’improvviso, è legale di fiducia del Comune di Lazise, con l’allora sindaco Renzo Franceschini, vicino alla lista Tosi. La Lodi non aveva uno studio legale proprio; si appoggiava a colleghi che, per suo conto, si occupavano della pratica. Ha intascato 68.000 euro. Per la Procura si tratta di mazzette per ottenere i favori del consorte.

L’attuale sindaco Luca Sebastiano ha tagliato i ponti con la Lodi. “Il nostro Comune le ha affidato 27 incarichi in ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato. E’ da valutare se la Lodi, con poca esperienza in diritto amministrativo, avesse le caratteristiche professionali per rappresentare al meglio il Comune. E’ obbligo morale affidare la difesa del bene comune a chi è in grado di farlo bene. Viene il dubbio che la Lodi sia diventata l’avvocato del nostro Comune per un rapporto preferenziale: l’allora sindaco ne avrebbe guadagnato in termini di immagine, di benevolenza e di tornaconto elettorale, tirando dalla sua i voti della squadra Giacino-Tosi: non è corretto né morale”.

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Elementi essenziali per le indagini: la casa, la disponibilità di soldi, il lavoro della Lodi

 

La casa in via Isonzo, 11 (ultimi due piani) – ristrutturata senza badare a spese (circa 1.700.000 euro) – con un attico da sogno, di 400 mq; con area relax e maxischermi. L’arredo sarebbe costato 200.000 euro. Impegno di spesa impressionante. Con quali soldi intendevano pagare? L’appartamento è in un immobile vincolato, per cui la ristrutturazione pareva impossibile. In base a quali leggi o norme si è intervenuti? Si è scelta la strada di farlo rientrare nel Piano Casa regionale. Il 18 marzo 2010 il Consiglio comunale deliberò un emendamento, secondo il quale “la colorazione del palazzo (il colore rosso indica il vincolo) era meramente indicativa”. Il 10 giugno 2010 una nota del dirigente dell’Urbanistica riportava il parere di un architetto della Regione che rendeva possibile l’applicazione del Piano Casa. “Serviva un parere che indicasse se l’intervento alterasse o meno i valori architettonici e tipologici dell’edificio”. E’ stata ribadita la “possibilità, ancorché limitata”. Al proprietario di un attico adiacente risultava concessa la stessa possibilità edificatoria “mentre tali interventi non sarebbero possibili”. Con difficoltà e a piccoli passi il progetto è andato avanti.

Tesi dell’accusa. Avere la casa dei sogni non era facile. E’ stata ottenuta per la capacità di Giacino, in forza della sua posizione, di influenzare scelte e pratiche edilizie per i suoi interessi, coinvolgendo “soggetti legati a rapporti di collaborazione con la Pubblica Amministrazione”. Una reggia, oggi per qualche tempo trasformata in galera, pagata, secondo le malelingue, a colpi di tangenti. Sta di fatto che chi ha eseguito i lavori si è visto contestare il conto finale; ha praticato uno sconto; aspetta la conclusione dei pagamenti, in quattro rate da 40.000 euro. Altri, per i lavori eseguiti, attendono dai Giacino, pagamenti nel 2014, 2015, 2016, 2017. Chi pagherà?

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Vito Giacino in carcere. Alessandra Lodi agli arresti domiciliari

I protagonisti della vicenda

– Alessandro Leardini E’ il proprietario di “Legnaghese Real Estate spa” e di “Belea Costruzioni edili spa”, società in affari con numerose Amministrazioni comunali del veronese.

E’ nome noto alle cronache giudiziarie. Nel maggio 2004 l’allora direttore di ATER Castellani fu arrestato, per concussione e peculato. Nell’aprile 2013 è arrivato il patteggiamento. I costruttori che volevano fare affari con ATER dovevano acquistare, presso la galleria “Officina d’arte”, opere d’arte della moglie di Castellani. Leardini entra nell’indagine, non indagato, come vittima: acquistò opere, in parte non ritirate, per 750.000 euro. In cambio ha ottenuto da ATER varie commesse.

In entrambi i casi (ATER – Giacino), Leardini si è trovato al bivio: pagare il politico o rinunciare ai lavori.

– Vito Giacino Il padre è avvocato di origini siciliane. E’ in ascesa dal 1995, in Forza Italia e nel Popolo delle Libertà. Elezioni comunali del 2007: 1.100 preferenze. Diventa simbolo del nuovo corso tosiano: no alleanze con partiti e loro segreterie; sì con persone e pacchetti di voti. Nel 2012, con la Lista Tosi, le preferenze diventano 4.128: un record. E’ compagno di viaggio di Tosi verso la candidatura a premier del Centro Destra. Giacino è sindaco predestinato della Verona del dopo Tosi. Come assessore a Urbanistica e Lavori pubblici, ha gestito l’approvazione del Piano di assetto del Territorio (PAT) e del Piano degli Interventi (P.I.: 300 progetti in città), la Passalacqua, l’ex Arsenale, i centri commerciali.

Sposato con l’avvocato Alessandra Lodi, ne parla con venerazione: innamoratissimo.

Giacino e Leardini si sono conosciuti nel 2007. Quando Giacino diventò assessore all’Urbanistica, Continua a leggere

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ll caso Soveco in Parlamento

9 novembre 2013. Alessia Rotta e Diego Zardini, deputati veronesi del P.D., e il bolognese Alessandro Naccarato, della commissione anti mafia, presentano un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Interno Angelino Alfano:

– L’impresa Soveco, a Verona, “partecipa alla realizzazione di traforo, filobus, centri commerciali, impianti di biogas, parcheggi e alla ristrutturazione dell’ospedale di Peschiera”.

– La stessa impresa ha ristrutturato la casa dell’ex vicesindaco Giacino.

– Un suo dipendente: Antonino Papalia, ex marito di Sabina Coltutrato, una dei proprietari della Soveco, ha gestito le attività dell’azienda in Romania.

– Nel 1989 Papalia “è stato coinvolto in una indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia”.

– Oggi Papalia “si occuperebbe degli affari immobiliari di Soveco in Romania e, secondo una Informativa della Polizia Tributaria di Verona, sarebbe “socio occulto” di Soveco.

– Queste notizie, se confermate, getterebbero nello sconcerto l’intera comunità, Continua a leggere

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