SI o NO
Parecchie persone chiedono la mia posizione sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Rispondo per iscritto, nel nostro blog, proponendo le motivazioni che mi spingono a votare “sì”.
Tito Brunelli – tito.brunelli.46@gmail.com – 3332795916
Premessa. Avevo 19 anni quando la mia vita ha assunto un indirizzo preciso. Fondamentali sono stati alcuni amici (uno più di tutti mi ha obbligato a riflettere. Mi ha visto uscire da una chiesa e mi ha detto: “Sei andato in banca a prendere la mentina?”) e due libri: il Vangelo di Gesù e “I Pensieri” di Pascal. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro”. Impossibile! Una parola è al centro delle riflessioni di Pascal: rischio. Parole dure. Ho capito che il rischio per essere perfetti è la strada. La nostra vita è un rischio quotidiano. Sono scelte rischiose l’amore, il perdono, credere nella persona umana, in Dio, nel futuro. E’ forte in noi il desiderio del quieto vivere, del conservare quanto conquistato. E’ forte anche la spinta verso il futuro, a cambiare, a cercare e a esplorare il nuovo, a guardare lontano, a costruire il futuro. Il Concilio ecumenico vaticano secondo mi ha scritto nella mente e nel cuore una frase che mi è stata compagna per tutta la vita: “Il mondo di domani è nelle mani di coloro che sanno trasmettere alle nuove generazioni ragioni di vita e di speranza”. Pascal confronta lo “spirito della realtà”, il tenere i piedi per terra, l’essere legati a quanto abbiamo conquistato, la “roba” (Verga) e lo “spirito di finezza”: il bello, il buono, il nuovo, ciò che è fine (elegante, piacevole). Conclude Pascal: chi è aperto al futuro, al rischio per nuovi obiettivi, a esplorare il nuovo costruisce il futuro, il meglio: inventa vie sempre nuove. E’ l’esplorare e rischiare vie nuove che costruisce fa crescere le persone, le famiglie, i gruppi sociali, la cultura, la spiritualità, la società, la politica. Dentro di me è maturata la decisione: prima di scartare il nuovo bisogna pensarci bene. Il nuovo crea novità e fonda “cieli e terre nuove”. Guai chiudere spazi invece di esplorarli. La Costituzione della Repubblica Italiana è il modello del rischio politico, per il bene comune. Se la rileggiamo tenendo presente che è stata scritta 68 anni fa, ci sorprenderà. E’ in base a queste riflessioni che guardo al referendum costituzionale.
Le mie motivazioni per votare “SI”
Nella proposta referendaria il progetto che mi coinvolge positivamente è il Senato delle Autonomie, formato (spero) dai Presidenti delle Regioni; da un’ottantina di Sindaci, scelti dai Sindaci stessi in rappresentanza delle varie tipologie di Comuni; da una decina di esperti,in parte nominati dal Presidente della Repubblica. Come insegnante di storia ho notato molte volte che, nel 1861, quando è nata l’Italia, invece di puntare su un centralismo ferreo, comprensibile ma distruttivo, occorreva un Senato delle Autonomie o come si voglia chiamarlo, come luogo di incontro e di confronto stabile tra un Governo centrale forte e Regioni e Comuni forti, con lo scopo di valorizzare le diversità e di crescere insieme, tra diversi. Mi pare che questa strada sia obbligatoria. Il prossimo referendum ci offre, in ritardo, questa possibilità: fare unità tra differenti. L’autonomia delle Regioni e dei Comuni, da sola, crea divergenze e contrasti tra Regioni e con lo Stato. Il Senato delle Autonomie invece favorisce un cammino comune e capace di valorizzare le diversità.
Vengo al superamento del bicameralismo paritario (Camera e Senato che fanno lo stesso servizio a favore della nazione), alla riduzione del numero dei parlamentari e al contenimento dei costi delle istituzioni. Di questa riforma non si dovrebbe neppure discutere. Ne parliamo da decenni. Questa riorganizzazione dello Stato è stata ritenuta positiva e indispensabile da quasi tutti i partiti, con l’obiettivo di sveltire la produzione delle leggi, Continua a leggere →