Archivi del mese: novembre 2016

Intermezzo: Gli Enti di Bacino

Luglio 2014. Nel veronese saranno tre. Uno coincide con il Comune di Verona. Ognuno bandirà una gara per la raccolta rifiuti. Ma la guerra dei rifiuti si allarga. La Regione impone i Consigli di Bacino per la gestione integrata dei rifiuti urbani. Alzano la voce parecchi sindaci: “L’attuale gestione dei sindaci è efficace ed economica e raggiunge gli obiettivi indicati: la raccolta va alla grande e i costi sono certi. Molti Comuni sono stati premiati. Ora chi si farà carico del servizio? Che senso ha ribaltare tutto senza alternative certe? Occorre tener conto della connotazione storica del territorio, della necessità di garantire ai Comuni consorziati i risparmi finora assicurati. E’ da tener presente che una struttura troppo piccola non ha potere di contrattazione”.

Stefano Valdegamberi: “Si favoriscono gli appetiti di aziende legate a Verona a scapito dei Comuni della provincia, che non vogliono diventare il portafoglio dove Verona attinge per compensare le sue inefficienze”. Continua a leggere

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Il futuro di AMIA passa da un referendum?

Il Sindaco incarica la direzione AMIA di promuovere un referendum tra i 567 dipendenti, per sondare cosa scelgono tra affidamento diretto e project financing.

Sindacati: “E’ inaccettabile un referendum su un argomento complesso. Manca un regolamento; non è previsto un quorum; non ci sono informazioni per una serena decisione”.

– Bertucco-La Paglia (PD): “Meglio evitare il referendum, senza farlo precedere da un confronto partecipato. Ma Tosi e Toffali evitano il dialogo: per loro il project financing è l’unica via per conservare il lavoro. Neppure citano l’ipotesi dell’affidamento diretto del servizio. Perché tanta chiusura? Per gestire AMIA come “cosa loro”, senza condividere le scelte con i Comuni coinvolti e con il Consiglio comunale di Verona. Le aziende sono proprietà della città, non del Sindaco. I lavoratori vogliono proseguire, fino al 2018, con l’attuale contratto di affidamento diretto”.

Risultati del referendum. Vince l’astensione. Votano 116 dei 567 dipendenti. I favorevoli al project financing sono 64. Continua a leggere

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Il sindaco Tosi prende l’iniziativa

Maggio 2014. Tosi si presenta in sede AMIA; incontra i dipendenti prima dell’assemblea; spiega le sue tesi: “Ci stanno a cuore la serenità e il futuro dei lavoratori e dell’azienda. Le organizzazioni sindacali non giochino su questo tema. Ho chiesto ad AMIA di preparare un project financing in vista della gara per aggiudicare i servizi, gara che le norme europee rendono inevitabile. Il Comune attende un parere ministeriale su una clausola importante: se arriva un altro operatore, con una offerta migliore, AMIA avrà il diritto di pareggiarla. E’ l’unico modo per mettere AMIA al riparo da gare future, senza diritto di prelazione. Il vero problema è che, dal 31 dicembre 2014, potrebbero scadere i contratti stipulati finora. Se AMIA presenta il suo project in vista della futura gara, diventa “soggetto promotore”: di fronte a concorrenti privati, godrà così, a pari condizioni, del diritto di prelazione e quasi sicuramente vincerà la gara per aggiudicarsi il servizio raccolta rifiuti. Se invece il project lo presentano prima i privati saranno in vantaggio loro”.

– I sindacati invitano il Sindaco a lasciare l’assemblea: Continua a leggere

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La ‘fortuna’ di essere Lega Nord

Preoccupa che l’Amministrazione non renda pubblici i costi del project financing, perché i concorrenti non ne ricavino benefici. Anche il Consiglio comunale vota al buio.

M5S: “La documentazione del project è segreta: meno trasparente dell’affidamento diretto”.

Castellani (cisl): “Sarei curioso di confrontare gli elenchi degli assunti in AMIA, stagionali compresi, da quando è sindaco Tosi, e l’elenco degli iscritti alla Lega Nord. Questo dato è più significativo di un referendum”.

Novembre 2014. Destano scalpore alcuni scatti di livello in AMIA. Elisa La Paglia (PD): “AMIA concede scatti di livello ad alcuni dipendenti vicini alla Lega Nord, senza attendere i normali avanzamenti per anzianità. Sono promozioni legate alla politica, grazie alla quale si fa carriera?”. Riguardano: Continua a leggere

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Tutto a posto? No. Parte la battaglia

Il sindaco Tosi e i suoi da una parte – molti lavoratori, opposizioni e sindacati dall’altra.

Partire con la gara da una parte – mantenere il sistema attuale (assegnazione diretta) dall’altra, possibile se si modifica lo statuto aziendale, trasformando AMIA in azienda di pubblico servizio.

PD: “Il Sindaco vuole convincere i lavoratori con la paura. C’è tempo fino a dicembre 2014 per adeguare AMIA ai requisiti dell’affidamento diretto. Proviamoci”.

Sindacati: “Perché fare la gara se possiamo farne a meno e valorizzare AMIA? I colossi quotati in borsa possono fare grandi offerte al ribasso. Temiamo che AMIA perda la gara e l’azienda sia consegnata a una multinazionale straniera”, con taglio degli stipendi e perdita del lavoro di 300 tra netturbini, autisti, impiegati. “Siamo al bivio: o ci pieghiamo all’Amministrazione e mettiamo a gara i servizi ora svolti dall’azienda partecipata, tramite project financing; o lottiamo per mantenere l’affidamento diretto a AMIA, evitando il project”.

Massimo Castellani (cisl): “I lavoratori non capiscono i buoni propositi dell’Amministrazione? Nemmeno io capisco perché indire un bando di gara per svolgere servizi storici, quando la legge permette di farne a meno. Caro Sindaco, i dipendenti AMIA capiscono al volo e sentono puzza di bruciato. Continua a leggere

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I tempi della nuova legislazione europea

L’affidamento diretto dei servizi non conformi alle nuove norme (è il caso di AMIA) decade con l’anno 2014. (Qualcuno ci crede?). L’Amministrazione decide di indire, entro tale data, una gara in cui AMIA si presenterà con un project financing e con diritto di prelazione (un progetto viene soddisfatto a preferenza di altri, per motivazioni sociali) su eventuali concorrenti, pubblici o privati.

Assessore Toffali: “E’ l’unica scappatoia per mantenere inalterate strutture e attività di AMIA, che avrà ottime possibilità di vincere, esercitando il diritto di prelazione rispetto ai concorrenti. Se altri fanno proposte migliorative, si va a gara e AMIA, soggetto proponente, parte avvantaggiata e, salvo cataclismi, vince. Il criterio è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, sulla base di criteri di valutazione approvati dalla Giunta”. AMIA parteciperà come concorrente. La procedura però offre la quasi certezza che AMIA, azienda proponente, potrà esercitare il diritto di prelazione e adeguare la propria proposta a quella che il Comune giudicherà più conveniente, con garanzie anche in termini di occupazione dei dipendenti.

Il project financing con cui AMIA entra in gara con altri operatori della gestione dei rifiuti e del verde a Verona, presenta tre punti chiave:

– il servizio viene affidato per 15 anni;

– il costo resta quello attuale: 43 milioni all’anno;

– raccolta rifiuti e porta a porta dovranno raggiungere l’obiettivo fissato dalla legge: il 65% di raccolta differenziata.

Nota. Nell’ottobre 2016 la gara non è ancora partita

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Una nuova legislazione europea scombussola Verona

Anno 2013. Nuove direttive europee stabiliscono che i servizi comunali (erogazione di luce, acqua e gas, raccolta rifiuti e trasporti) siano assegnati attraverso gare pubbliche, sulla base di un project financing: vince chi offre il servizio al minor costo. Perciò il Comune di Verona non può affidare un servizio pubblico a una sua azienda. Gli enti pubblici poi devono rivedere le attività delle proprie aziende non controllate in modo diretto: servizi tradizionali (igiene pubblica, derattizzazione, gestione del verde), parcheggi AMT a pagamento, teleriscaldamento, illuminazione pubblica cittadina. E’ una svolta Un Comune può continuare ad affidare direttamente il servizio in presenza di tre requisiti:

– possedere interamente l’azienda in questione;

– esercitare su di essa lo stesso controllo che esercita sui propri uffici;

– essere destinatario di almeno l’80% dei servizi svolti dall’azienda.

AMIA è conforme a quanto richiesto nel primo punto. Non è invece sottoposta al controllo richiesto e fa il 40% del suo fatturato in Comuni della provincia. Quindi il Comune di Verona non può mantenere l’affidamento diretto per la gestione integrata di servizi urbani, verde pubblico e disinfestazione.

Per corrispondere agli indirizzi, AMIA dovrebbe rinunciare ai guadagni dei Comuni della provincia.

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REFERENDUM COSTITUZIONALE

      SI        o       NO

Parecchie persone chiedono la mia posizione sul referendum costituzionale del 4 dicembre. Rispondo per iscritto, nel nostro blog, proponendo le motivazioni che mi spingono a votare “sì”.

Tito Brunelli –  tito.brunelli.46@gmail.com – 3332795916

Premessa. Avevo 19 anni quando la mia vita ha assunto un indirizzo preciso. Fondamentali sono stati alcuni amici (uno più di tutti mi ha obbligato a riflettere. Mi ha visto uscire da una chiesa e mi ha detto: “Sei andato in banca a prendere la mentina?”) e due libri: il Vangelo di Gesù e “I Pensieri” di Pascal. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro”. Impossibile! Una parola è al centro delle riflessioni di Pascal: rischio. Parole dure. Ho capito che il rischio per essere perfetti è la strada. La nostra vita è un rischio quotidiano. Sono scelte rischiose l’amore, il perdono, credere nella persona umana, in Dio, nel futuro. E’ forte in noi il desiderio del quieto vivere, del conservare quanto conquistato. E’ forte anche la spinta verso il futuro, a cambiare, a cercare e a esplorare il nuovo, a guardare lontano, a costruire il futuro. Il Concilio ecumenico vaticano secondo mi ha scritto nella mente e nel cuore una frase che mi è stata compagna per tutta la vita: “Il mondo di domani è nelle mani di coloro che sanno trasmettere alle nuove generazioni ragioni di vita e di speranza”. Pascal confronta lo “spirito della realtà”, il tenere i piedi per terra, l’essere legati a quanto abbiamo conquistato, la “roba” (Verga) e lo “spirito di finezza”: il bello, il buono, il nuovo, ciò che è fine (elegante, piacevole). Conclude Pascal: chi è aperto al futuro, al rischio per nuovi obiettivi, a esplorare il nuovo costruisce il futuro, il meglio: inventa vie sempre nuove. E’ l’esplorare e rischiare vie nuove che costruisce fa crescere le persone, le famiglie, i gruppi sociali, la cultura, la spiritualità, la società, la politica. Dentro di me è maturata la decisione: prima di scartare il nuovo bisogna pensarci bene. Il nuovo crea novità e fonda “cieli e terre nuove”. Guai chiudere spazi invece di esplorarli. La Costituzione della Repubblica Italiana è il modello del rischio politico, per il bene comune. Se la rileggiamo tenendo presente che è stata scritta 68 anni fa, ci sorprenderà. E’ in base a queste riflessioni che guardo al referendum costituzionale.

Le mie motivazioni per votare “SI”

Nella proposta referendaria il progetto che mi coinvolge positivamente è il Senato delle Autonomie, formato (spero) dai Presidenti delle Regioni; da un’ottantina di Sindaci, scelti dai Sindaci stessi in rappresentanza delle varie tipologie di Comuni; da una decina di esperti,in parte nominati dal Presidente della Repubblica. Come insegnante di storia ho notato molte volte che, nel 1861, quando è nata l’Italia, invece di puntare su un centralismo ferreo, comprensibile ma distruttivo, occorreva un Senato delle Autonomie o come si voglia chiamarlo, come luogo di incontro e di confronto stabile tra un Governo centrale forte e Regioni e Comuni forti, con lo scopo di valorizzare le diversità e di crescere insieme, tra diversi. Mi pare che questa strada sia obbligatoria. Il prossimo referendum ci offre, in ritardo, questa possibilità: fare unità tra differenti. L’autonomia delle Regioni e dei Comuni, da sola, crea divergenze e contrasti tra Regioni e con lo Stato. Il Senato delle Autonomie invece favorisce un cammino comune e capace di valorizzare le diversità.

Vengo al superamento del bicameralismo paritario (Camera e Senato che fanno lo stesso servizio a favore della nazione), alla riduzione del numero dei parlamentari e al contenimento dei costi delle istituzioni. Di questa riforma non si dovrebbe neppure discutere. Ne parliamo da decenni. Questa riorganizzazione dello Stato è stata ritenuta positiva e indispensabile da quasi tutti i partiti, con l’obiettivo di sveltire la produzione delle leggi, Continua a leggere

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Da non dimenticare

Anno 2007. Enrico Toffali viene nominato presidente di AMIA dal neo sindaco di Verona Flavio Tosi, d’accordo con la Lega Nord e senza interpellare gli alleati del PdL. Primo provvedimento del presidente: aumenta lo stipendio a sé (da 45.000 a 65.000 euro all’anno) e ai membri del CdA (da 15.000 a 24.000 euro). L’azienda compra un’auto signorile, a disposizione del presidente.

Anno 2010. Il Sindaco nomina il leghista Alfonsino Ercole direttore di AMIA, “per le grandi strategie”. Ennio Cuzzolotto, direttore di Transeco (azienda partecipata di AMIA), proprietario di Serit prima che AMIA la comprasse, diventa co-direttore di AMIA: “compiti operativi e gestionali”.

Paternoster, segretario della Lega Nord: “Cuzzolotto guiderà l’area tecnica; Ercole quella amministrativa. Due direttori al prezzo di Cigolini: costo zero”.

E’ la prima volta che i Veronesi pagano due direttori di un’unica azienda.

Settembre 2012. Andrea Miglioranzi, coordinatore della lista Tosi, diventa presidente di AMIA (Toffali è promosso assessore alle partecipate), voluto dal sindaco Tosi. Legramandi, ex presidente AMIA, diventa vice e conserva la sua retribuzione: 45.000 euro all’anno.

Uno stipendio in più, per ‘fedelissimi’. Continua a leggere

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AMIA

“Azienda comunale per la raccolta dei rifiuti e l’igiene del territorio”

La gestione di AMIA è stata più oculata e attenta ai bisogni della popolazione rispetto ad altre aziende pubbliche; merito anche del presidente Miglioranzi e del direttore generale Alfeo.

A Verona la gestione del territorio e del paesaggio richiede interventi continui e forti finanziamenti.

Alcune constatazioni impediscono però di vedere un futuro degno della città: gli sprechi continui. In tempi di crisi economica la parola d’ordine dovrebbe essere “risparmiare”, in particolare sugli stipendi a favore della dirigenza ‘politica’. Capita il contrario: questa dirigenza si aumenta il compenso; aumenta anche il numero dei dirigenti. Così si accontentano il più possibile i ‘fedeli’ del “capo”. A peggiorare questa situazione è che tale dirigenza si qualifica non per le capacità politiche e tecniche dimostrate, ma per l’obbedienza senza tentennamenti al “capo”: il sindaco Tosi.

Chiariremo quanto affermato negli articoli che seguono

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