Ringraziamo amici, conoscenti e lettori per l’attenzione al nostro servizio informativa in vista delle prossime elezioni politiche. Un tema sta particolarmente a cuore ai nostri lettori, molti dei quali cattolici praticanti: la famiglia. E’ aspra e convinta la critica alla nostra decisione a favore del Partito Democratico, visto come affossatore del valore stesso della famiglia. Si chiedono: “Come possono dei cattolici votare e proporre di votare il PD?”. Ci preme dire che condividiamo la visione della famiglia che qualifica la proposta cattolica. Invitiamo però tutti a ragionare con serenità .
La politica è importante; può fare un grande bene e un grande male alle persone, alle famiglie, alla cultura, all’urbanistica , all’economia, … Però la politica non può fare tutto; non è la salvezza; non può imporre una visione morale. Essa coglie ciò che si muove nella popolazione e aiuta (o dovrebbe aiutare) i cittadini a vivere meglio. Ma come si individua questo “meglio”? E’ questo il compito del dibattito culturale, a livello locale, nazionale, europeo, mondiale. Anche il dibattito sulla famiglia nasce e cresce nella società. Per secoli noi cristiani abbiamo avuto la possibilità di mostrare il bene che è la famiglia nella società. Ma cosa è successo? Diciamo poche cose, vissute direttamente. Abbiamo subito una visione distorta di famiglia. Ricordiamo che una mamma, anche la nostra, prima di rientrare in società e nella chiesa dopo il parto, doveva sottoporsi a una specie di rito di purificazione. Ricordiamo che in chiesa gli uomini si collocavano da una parte e le donne dall’altra. Ricordiamo che (anni ’70), quando si è cominciato a proporre gruppi formativi per sposi, l’opposizione di importanti componenti ecclesiali è stata dura, quasi punitiva: significava scardinare la tradizionale catechesi per soli uomini e per sole donne. Ricordiamo i sorrisetti quando si è cominciato a parlare di corsi biennali per fidanzati: era già molto il corso fidanzati. Ricordiamo che valorizzare una donna incinta al di fuori del matrimonio e il suo bambino era visto con sospetto. Ricordiamo i richiami all’ordine quando in Azione Cattolica si è cominciato a parlare del protagonismo degli sposi nella formazione delle famiglie e degli adulti e nella pastorale … Si riteneva che il valore religioso e civico della famiglia fosse scontato, inattaccabile. Conseguenza: tra una visione della realtà immobile e una società in grande movimento, è arrivato l’esito del referendum sul divorzio: la cultura cattolica usciva sconfitta. Poteva essere l’occasione per promuovere un rinnovato confronto sulla famiglia. Ricordiamo il dibattito acceso tra il Vescovo Carraro (Giuseppe), l’Azione Cattolica e altre componenti del laicato cattolico. Tutti ci siamo impegnati a mettere al centro la famiglia e l’accoglienza della vita. Molti di noi hanno riconosciuto gli errori del passato e parevano decisi a operare perché le famiglie diventassero protagoniste nella società e nella chiesa. Uno degli slogan era: “A parlare della famiglia e a testimoniarne il suo ruolo devono essere le famiglie, non i preti”, che comunque hanno un compito importante. Ricordiamo il proliferare di iniziative, di settimane di formazione e simili. Abbiamo deciso, assumendocene anche la spesa, di inviare a Roma la famiglia Loro, a frequentare l’Università della Famiglia, voluta da papa Giovanni Paolo II. Il fatto che gli iscritti a questa scuola (mondiale) siano stati pochi e che la nostra coppia sia stata trattenuta a Roma per ruoli importanti, è significativo dei limiti culturali di tutta la Chiesa cattolica. A Verona, l’impegno iniziale è stato notevole. Però, passati alcuni mesi, nonostante lo stimolo della Pastorale Familiare diocesana, tutto è tornato quasi come prima. Conseguenza logica: abbiamo continuato a subire le forze anti famiglia, fortissime a livello mondiale (basti pensare all’Organizzazione Mondiale della Sanità e al mondo economico e della pubblicità). Negli anni ’70 – ’80 ripetevamo che o si interveniva con energia oppure in pochi decenni si sarebbero sposati solo i cattolici praticanti. Ci siamo vicini. Una grande speranza, a Verona, è stata la nascita del Centro culturale Giuseppe Toniolo, con lo scopo di rimettere al centro una cultura di ispirazione cristiana, aperta al confronto con altre culture. La partenza è stata buona, ma le difficoltà del confronto e l’incapacità dei cattolici di crescere insieme nelle diversità hanno fatto decadere il Toniolo, fino all’attuale stato comatoso. Anche a Verona, noi cristiani ci siamo chiusi in noi stessi, gelosi del nostro “salvare il salvabile”. Ma chi non propone è fuori e oggi noi cattolici impegnati siamo, per i più, una retroguardia culturale.
In questa situazione alcuni di noi oggi ritengono che lo Stato possa promuovere la grandezza della famiglia come descritta dalla Costituzione. Non succede e non succederà per molti decenni, chiunque sia al governo nazionale. La storia ci ha sconfitto. Se decidiamo di rinascere, i problemi si affrontano prima sul piano culturale. Un solo esempio: i metodi naturali per la regolazione delle nascite. Oggi pochi ci badano, ma fino a una trentina di anni fa, le famiglie cristiane vivevano con grave difficoltà l’incontro sessuale. Alcune famiglie, a Verona, hanno svolto una funzione preziosa, tanto che oggi una veronese è responsabile dei metodi naturali di regolazione delle nascite a livello nazionale. Chi ha avviato e sostenuto questa esperienza? Pochissime persone. Bisogna ringraziare queste famiglie per il percorso compiuto a servizio della propria esperienza familiare e della società, tanto che la Regione Emilia Romagna ha chiesto al gruppo veronese di formare il personale pubblico delle sue USSL in modo che fosse in grado di presentare i metodi naturali alle donne e alle coppie disponibili. Un altro errore abbiamo fatto: ci siamo allontanati dalla politica, che comunque è necessaria. Una delle scelte in atto, per un rientro in politica, è il Popolo della Famiglia, che parte dalla coscienza della centralità della famiglia e su di essa costruisce un programma politico e predispone le liste dei candidati. E’ scelta possibile. A un patto però: che si presenti un progetto complessivo di società, nel quale la famiglia svolga il ruolo, privato e pubblico, che le spetta. Se manca questo progetto si perde tempo e si disperdono energie preziose. C’è tra noi chi percorre un’altra strada, quella dell’inserimento in un partito o in un movimento in gradi di arrivare al governo della Nazione e che, nel programma, lasci aperto il confronto sulla famiglia. Percorso possibile, ma con gravi difficoltà di realizzazione, perché oggi la mentalità della grande maggioranza degli Italiani sta seguendo altre visioni, che prescindono dal valore della famiglia e dell’accoglienza gioiosa della vita che nasce.
La strada è obbligata: preparare e proporre un nuovo progetto culturale che ci veda protagonisti del dibattito culturale veronese e nazionale, vincendo la superficialità imperante e riscoprendo, come popolo, i valori fondamentali della famiglia e dei figli che nascono per noi. Questo percorso sarà comunque lungo e difficile. Ne possiamo parlare tra noi (Popolo della Famiglia, cattolici impegnati in partiti e movimenti, persone impegnate in vari modi). Ne possiamo poi parlare con il Vescovo e con il Vicario per la Cultura, con lo scopo di riavviare il Centro culturale Toniolo, il centro diocesano per la pastorale familiare e tutti i gruppi che hanno un’attenzione alla famiglia. Da lunedì prossimo siamo disponibili. Il più bravo prenda l’iniziativa.
Nel frattempo però riteniamo importante votare il Partito Democratico: l’unico raggruppamento in grado di governare l’Italia nei prossimi anni. Personaggi come Gentiloni, Renzi, Padoan, Franceschini, Del Rio, Minniti, Calenda, Martina sono una garanzia per l’Italia. Quale alternativa possono offrire Berlusconi, Salvini, Meloni, Di Maio? Chi e che cosa sono in grado di proporre per il bene dell’Italia e dell’Europa? A questa domanda dobbiamo rispondere, con unico riferimento al bene comune e al futuro del nostro popolo.