Archivi tag: Verona che non cambia

Scontro tra visioni e nulla di fatto, eccetto il danno

Maggio 2010. Le palazzine sulla collina, al grezzo, sono quasi concluse. Saranno pronte tra un anno.

Quinzano non si arrende: torna alla carica contro l’osteggiata lottizzazione: “uno stravolgimento per il nostro antico borgo”. Mario Toffaletti e alcuni residenti finanziano studi e azioni legali, con due avvocati (Claudio Carli e Paolo Tebaldi) che approfondiscono il caso e decidono le azioni da intraprendere. L’urbanista Massimo Gronich mette sotto accusa altezze e superfici non rispettate. Emergono irregolarità e discrepanze tra il progetto e la realizzazione delle case. L’edificazione sarebbe estesa su 4.000 mq anziché sui 2.000 approvata nei piani di costruzione.

E’ scontro tra ambientalisti e assessore Pozzerle: Continua a leggere

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Cosa succede al Monsel, sopra Quinzano?

Riportiamo alla memoria dei lettori una storia iniziata nei primi anni ’90, combattuta da residenti di Quinzano che non volevano che fosse violata la collina, vinta alla fine, nel 2006, da una società costruttrice, con l’aiuto forte di un commissario ad acta, nominato dalla Regione Veneto, dopo deliberazioni, pareri e ricorsi al Tar. Si erano mosse associazioni ambientaliste, sostenendo che l’opera sarebbe sorta in area protetta, nel futuro Parco della Collina, e che il sistema viabilistico non era in grado di sopportare nuovo traffico. Per anni residenti e ambientalisti hanno difeso strenuamente questo spazio, nel tentativo di bloccare l’opera, denunciando le sfregio ambientale e il traffico non sopportabile. Le Amministrazioni comunali hanno ripetutamente negato l’autorizzazione a costruire, perché non fosse irreparabilmente distrutto quel luogo, passo verso la cementificazione delle colline. Tutto inutile. La sentenza del Tar ha reso possibili i lavori. Sono arrivate gru e ruspe. Dramma paesaggistico. Continua a leggere

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Nassar: Non se ne fa nulla?

Dopo tanto silenzio, si è sperato che ci si rendesse conto dell’assurdità del progetto, per cui viene abbandonato. Pia illusione. Forse.

Novembre 2014. Con le piogge abbondanti, ritorna la lottizzazione del Nassar.  La paura si rinnova

Dal rione Filippini a Pescantina i residenti nei pressi dell’Adige sono incollati per due giorni al livello dell’acqua, con barriere di legno per proteggere i piani bassi. La Protezione Civile torna al Nassar, come sempre in occasione delle grandi piene dell’Adige: costeggia il corso del fiume, misura l’altezza dell’acqua, soppesa i rischi, fa erigere le doppie paratoie metalliche con sacchi di sabbia, a protezione di cortili, garage, piani inferiori.

Via Nassar, 35. All’ex Mulino le anziane residenti osservavano il fiume che romba due metri sotto i loro piedi. Gli appartamenti sono sospesi sul corso del fiume. Continua a leggere

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Tanti annunci. Non succede nulla

Perché c’era fretta di edificare e poi tutto si è fermato? Cosa ha allontanato la realizzazione del progetto urbanistico?

Va bene così: un’area verde pregiata aiuta la città. Resta però la domanda.

Nei primi mesi dell’Amministrazione Tosi ci interrogavamo sull’atteggiamento del Sindaco nei confronti dei costruttori. Il fatto che il Comune ha autorizzato in fretta la costruzione del nuovo hotel Lux, mentre le precedenti Amministrazioni, pur desiderose di abbattere una bruttura e di risanare un luogo di sporcizia e di delinquenza insopportabili, non avevano concesso l’avvio dei lavori alle condizioni poste dal proprietario, testimonia che il progetto presentava negatività e non rispettava le norme.

Dopo l’approvazione del Piano degli Interventi, che di fatto affida il compito di progettare e di costruire la nuova Verona ai costruttori, Continua a leggere

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Nassar: lo scontro continua

Novembre 2008. Ancora scontro tra Ambientalisti e Giacino, assessore all’Urbanistica.
Giorgio Massignan, da assessore, aveva collocato il Nassar in “Salvaguardia”: non vi si poteva edificare. Avrebbe dovuto essere coltivato a fini agricoli;
– nei pressi dell’Adige la fascia di rispetto è di 100 metri. “L’Amministrazione Tosi-Giacino li ha eliminati, stravolgendo il PAT, a Chievo (per realizzare il Centro Canoa) e al Nassar, per questa lottizzazione che non ci stava senza la riduzione dell’area di rispetto”;
– le infrastrutture viabilistiche sono insufficienti, specialmente se ci sarà un centro commerciale; Continua a leggere

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Nota conclusiva di Tito Brunelli

Un’Amministrazione comunale che vede al di là del naso non chiude la ricerca e si batte per valorizzare il nuovo.

Viene il dubbio che sia meglio non parlare di innovazione e di ricerca, presentate come il toccasana per risolvere i problemi della nostra società; come la molla che qualifica i paesi che vogliono essere avanzati. Il sentir ripetere da tutte le parti, con apparente convinzione, come scelta senza alternative, la prospettiva dell’innovazione e della ricerca, ci rende assuefatti al parlare di moda; ci riempie la bocca di prospettive che non conosciamo e che riteniamo che facciano colpo sugli interlocutori.

Se noi Veronesi ci credessimo non avremmo permesso la chiusura, di fatto, del Parco Scientifico e Tecnologico. Invece, quando, sei anni fa, è stata presa la decisione di chiuderlo, nessuno ha obiettato. I titoli dei mass media erano elogiativi. Il sindaco Tosi e la sua maggioranza hanno presentato la loro scelta come la chiusura di un carrozzone inutile, che crea spese per nulla (e avevano ragione: hanno continuato a pagare Presidente e Consiglio di Amministrazione di un ente pubblico dichiarato inutile e costoso). Anche le associazioni imprenditoriali sono rimaste mute.

La strada da percorrere era un’altra: riconoscere i fallimenti del passato; chiedersi, come città, se il Parco era veramente da buttare via o se, con il coinvolgimento di molti, dopo uno studio e una progettazione comune, si poteva ritentare, su basi solide. Oppure se era preferibile fare squadra intorno all’Università (di Verona, di Padova, di Venezia, di Vicenza e altre), dopo aver studiato i tentativi positivi realizzati a livello mondiale.

Se la decisione è chiudere, si chiude sul serio e si smette di dire parole che, nei fatti, dichiariamo inutili. Se questa è la strada, si lascia a singoli docenti, a singole facoltà universitarie, a singoli imprenditori o volonterosi l’avvio di tentativi isolati di nuovi modi di rilanciare l’imprenditoria innovativa e la ricerca scientifica.  Continua a leggere

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Il Parco Scientifico e tecnologico a Venezia e Padova

Parco Galileo”, nato a Padova e Venezia, si è specializzato nella ricerca applicata, in particolare nelle nanotecnologie, con “stratosferici finanziamenti” (Alberto Aldegheri, ex presidente a Verona).

Veneto Innovazione: “Il fallimento pesa sui Veronesi. Verona ha perso l’occasione: non ha capito il ruolo del Parco. Ci sono stati disaccordi tra Istituzioni e contrasti tra Parco e Confindustria. Quest’ultima ha avviato una sua associazione: “PerInnovare”. Verona non ci ha mai consultato: ha fatto e disfatto, da sola. Non possiamo continuare a pagare Presidente e CdA, senza risultato. Anche Padova e Venezia hanno avuto e hanno problemi, ma hanno dato risultati”.

Novembre 2013. “Parco Galileo” e Vega, il Parco di Marghera, del quale il Comune è socio di maggioranza, sono a un passo dal baratro: patrimonio quasi dimezzato; perdite di 7,3 milioni; indebitamento di 15,5 milioni; i soci non sottoscrivono la ricapitalizzazione. Continua a leggere

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Ricerca e innovazione: parole che ripetiamo senza sapere cosa significano

Nella Giunta e nel Consiglio comunale chi è capace di dar loro significato? 

Ottobre 2012. Dopo lungo silenzio, il Parco Star di Verona dà segni di vita. Una voce parla del Parco, di progetti, di innovazione, con protagonisti alcuni privati ed enti pubblici, nei settori: logistica, edilizia ecocompatibile, messa in rete di imprese e distretti produttivi, incubatoi di impresa. Si fa leva sulla collaborazione tra studenti universitari e aziende. Promotore è il Collegio universitario “Don Nicola Mazza”, nuovo socio; il modello è il parco di Padova; l’attenzione principale è all’emergere dei talenti dei giovani.

Filippi (è ancora Presidente? Dove è finito in questi anni?) parla di stretto rapporto con il territorio. Si viene a sapere che sì: è ancora il Presidente e, in tutti questi anni, è stato stipendiato. Si dice che Comune e Provincia di Verona siano pronti a rientrare.

Incredibile! Saltano fuori i fantasmi. Chi li paga? Dove sono finiti i soldi?

Dopo qualche tempo le voci dall’oltretomba non si odono più. Si torna nel buio. E gli stipendi?

Il Partito Democratico: Continua a leggere

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Parco Scientifico e Tecnologico Obiettivo: ricerca e innovazione

L’Amministrazione Tosi lo cancella. Continua però a pagare gli stipendi al Presidente e ai suoi collaboratori. 

Anno 1999. Veneto Innovazione; Consorzio ZAI; Comune, Provincia, Università e Camera di Commercio di Verona avviano il “Parco Scientifico e Tecnologico” (Star) in ZAI, in uno spazio di 400 mq per i laboratori. Il nome richiama innovazione, ricerca e strumentazioni all’avanguardia, al servizio della scienza e delle imprese, per lo sviluppo del territorio, in collaborazione con Università e associazioni degli imprenditori. Il Parco Star dovrebbe anche affittare spazi e gestire e fornire servizi alle aziende.

Raffaello Vinco: “Star è importante per diffondere cultura scientifica tra le imprese. Fare ricerca costa: non si può pensare a un ritorno immediato”.

Il bilancio, fin dall’inizio, è in rosso: risultati non soddisfacenti:

– anno 2001: passivo di 129.000 euro

– anno 2008: passivo di 461.000 euro

– anno 2009: stessa situazione

– anno 2012: il Parco non ottiene risultati e accumula debiti

– negli anni intorno al 2010, Star chiude con perdite annue di oltre 300.000 euro e ricavi quasi nulli.

Il Parco non è mai stato aperto; la ricerca non è decollata; i laboratori sono stati sempre chiusi. Non è mai stata chiara la sua ‘mission’.

E’ necessaria una svolta. Continua a leggere

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Che ne sarà dell’ospedale militare ?

 Vicino a Porta Palio, nel luogo in cui Napoleone aveva voluto un presidio medico, a metà Ottocento gli Austriaci hanno costruito un ospedale militare per la regione militare del Veneto.

Da alcuni anni è in atto un ridimensionamento: da ospedale a Centro di medicina legale militare, a disposizione di persone attive nell’esercito. L’edificio, di valore storico-architettonico, è del Demanio militare.

Sulla scia del cambio di destinazione d’uso di numerose caserme (Martini, Passalacqua, Santa Marta) diventate sede universitaria, impianti sportivi, case, sedi di comandi di forze dell’ordine, da anni si ragiona sulla riconversione di questa imponente struttura. Come per l’Arsenale e altri edifici, le ipotesi di utilizzo richiede un intervento economico consistente.

L’ex ospedale militare fa gola al Comune di Verona: se lo Stato lo mettesse a disposizione della città, tutto o in parte, l’Amministrazione, pur di averlo, potrebbe rinunciare a farsi cedere gratis forti e mura, previsti nell’ambito dell’accordo sul federalismo demaniale.

Ipotesi di lavoro: il Comune potrebbe mettere in vendita 17 edifici di sua proprietà, sedi di uffici amministrativi, per avere i soldi per realizzare la nuova sede centralizzata del Comune o

– nell’area dell’ex Mercato Ortofrutticolo o

– ristrutturando l’ex ospedale militare.

Il vicesindaco Stefano Casali ha dichiarato: “Per la sua posizione l’ex ospedale militare è un compendio molto interessante”. L’Amministrazione dichiara di essere attenta.

 

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