Archivi del mese: Maggio 2014

Riflessione di Tito Brunelli

 Tutto ciò che è militare scatena polemiche e sottostà a visioni politiche, a valutazioni ideologiche e morali, a pregiudizi. La nostra valutazione deve essere il più possibile libera.

Il legame tra Verona e Forze Armate è un dato di fatto. L’invidiabile collocazione geografica della nostra città ha reso naturale, quasi obbligatorio, che Esercito italiano e Alleanza Atlantica abbiano posto radici proprio qui, all’imboccatura del Brennero, soprattutto da quando, dopo la seconda guerra mondiale, il pericolo era ritenuto proveniente dall’orientale del nostro continente (Europa comunista e Patto di Varsavia).

Per qualche decennio le forze politiche italiane hanno guardato con simpatia alcune verso l’Unione Sovietica, altre verso gli Stati Uniti d’America. Da decenni però, con accordo generale, l’Italia è nell’Alleanza Atlantica, quale garanzia di sostegno economico, di stabilità, di democrazia e di pace. In questo quadro, alla nostra città è stato riservato un ruolo importante. Continua a leggere

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Che ne sarà dell’ospedale militare ?

 Vicino a Porta Palio, nel luogo in cui Napoleone aveva voluto un presidio medico, a metà Ottocento gli Austriaci hanno costruito un ospedale militare per la regione militare del Veneto.

Da alcuni anni è in atto un ridimensionamento: da ospedale a Centro di medicina legale militare, a disposizione di persone attive nell’esercito. L’edificio, di valore storico-architettonico, è del Demanio militare.

Sulla scia del cambio di destinazione d’uso di numerose caserme (Martini, Passalacqua, Santa Marta) diventate sede universitaria, impianti sportivi, case, sedi di comandi di forze dell’ordine, da anni si ragiona sulla riconversione di questa imponente struttura. Come per l’Arsenale e altri edifici, le ipotesi di utilizzo richiede un intervento economico consistente.

L’ex ospedale militare fa gola al Comune di Verona: se lo Stato lo mettesse a disposizione della città, tutto o in parte, l’Amministrazione, pur di averlo, potrebbe rinunciare a farsi cedere gratis forti e mura, previsti nell’ambito dell’accordo sul federalismo demaniale.

Ipotesi di lavoro: il Comune potrebbe mettere in vendita 17 edifici di sua proprietà, sedi di uffici amministrativi, per avere i soldi per realizzare la nuova sede centralizzata del Comune o

– nell’area dell’ex Mercato Ortofrutticolo o

– ristrutturando l’ex ospedale militare.

Il vicesindaco Stefano Casali ha dichiarato: “Per la sua posizione l’ex ospedale militare è un compendio molto interessante”. L’Amministrazione dichiara di essere attenta.

 

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Che ne sarà del Tribunale militare ?

 Il senatore Felice Casson propone di chiudere il Tribunale militare di Verona: “Primo firmatario: il segretario del gruppo PD in Senato. Il governo Prodi ha avviato la riduzione dei tribunali militari e il PD, nella scorsa legislatura, ha presentato proposte di legge in tal senso. Bastano i tribunali ordinari. La giurisdizione riservata ai militari è fuori dalla storia. La Corte Costituzionale già ne ha ridotto le competenze”. A chi obietta che si impoverisce il territorio e si aumentano i costi, Casson risponde: “Siamo per la chiusura di tutti i tribunali militari: si guadagnano risorse e il personale lavorerà nei tribunali ordinari: crescerà l’efficienza del sistema”.

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Che ne sarà delle numerose caserme presenti in città ?

 Maggio 2013. Il Governo italiano delega il Ministero della Difesa a ridurre la presenza delle Forze Armate sul territorio nazionale e a individuare le strutture militari da chiudere nei prossimi 6 anni: una caserma su tre, il 30%. Centinaia di famiglie di militari in servizio dovranno trasferirsi, con risvolti umani ed economici.

Vincenzo D’Arienzo, deputato PD: “A Verona e provincia le caserme sono molte. Saremo colpiti dal taglio, con notevole impatto su insediamenti militari, personale in servizio e rispettive famiglie, che potrebbero essere costrette a scegliere se lasciare la città dopo anni di permanenza. Verona ha un ruolo nazionale e internazionale grazie alle Forze Armate: non può subire un declassamento”.

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Comfoter: a Verona o a Roma ?

 Vincenzo D’Arienzo, deputato PD, membro della Commissione Difesa della Camera, per evitare il trasloco di Comfoter a Roma, lancia un appello al mondo politico locale e nazionale, di sinistra e di destra, per far cambiare idea allo Stato Maggiore: “Verona non può perdere la sua occasione di prestigio internazionale; non può tacere su una vicenda che la declassa. Il sindaco Tosi agisca!”. Il Sindaco: “Abbiamo parlato col ministro Mauro e con il Capo di Stato Maggiore, senza clamore o strumentalizzazione politica. Se D’Arienzo fa appello a noi significa che non incide sulla sua maggioranza”. E’ da notare che, alla notizia del trasferimento, non c’è stata nessuna protesta da parte delle Forze Armate, dell’Amministrazione e della popolazione. Perché?

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Siamo la città dell’Esercito. O no?

Verona – gambero retrocede per quanto riguarda la presenza delle Ferrovie.

Ma non solo!

l Parlamento approva la riforma delle Forze Armate:

– riduce gli addetti di un terzo, entro il 2014: 10.000 posti di lavoro civili e 33.000 militari;

– cancella numerose sedi, comandi e strutture dell’Esercito, tra cui Comfoter (Comando Forze Operative Terrestri), che ha sede a Verona – via Roma 31 – nel prestigioso Palazzo Carli dove, il 16 ottobre 1866, venne ratificato il passaggio di Verona al Regno d’Italia. Il suo stemma è un globo in oro, sovrastato dalla statua equestre di Cangrande I Della Scala, simbolo del legame con Verona, legame che rischia di spezzarsi. Comfoter infatti, entro il 2018, sarà trasferito a Roma, anche se, pochi mesi fa, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e l’allora Ministro della Difesa Mario Mauro avevano confermato il suo “legame indissolubile con Verona”. Precedentemente Palazzo Carli era stato sede del Comando Ftase (Forze Terrestri Alleate del Sud Europa). Per la sua posizione gli Americani decisero di piazzare qui la sede della Ftase, quale baluardo contro la guerra fredda.

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Riflessione conclusiva di Tito Brunelli

Come andrà a finire? Probabilmente bene. Tutta Verona deve sentirsi coinvolta nel costruire il futuro di OFV e delle ferrovie in generale, a livello regionale, nazionale ed europeo. Starne fuori porta a gravi conseguenze senza che ce ne rendiamo conto. Lo testimoniano, nel nostro piccolo, Officine Ferroviarie Veronesi e, nel grande, ciò che succede da anni in Val di Susa. Dire la nostra; cercare insieme il meglio; batterci su obiettivi forti richiede informazione, competenze e capacità di porci di fronte al futuro, partendo dal nostro territorio, in una visione europea e del futuro che ci coinvolge. Accontentarsi di stare bene qui e ora è la strada giusta per cadere in basso, senza sapere il perché.

Negli scorsi mesi tutti abbiamo sentito parlare di Mario Moretti, amministratore delle Ferrovie dello Stato fino allo scorso aprile. Se ne è parlato non per come ha guidato Ferrovie dello Stato, ma perché guadagnava 850.000 euro all’anno e non voleva rinunciarvi. Dichiarava: “Se si tagliano i compensi, i manager pubblici finiscono per andare all’estero”. E ancora: “La logica dei trasporti dovrebbe basarsi sulla convenienza finanziaria: si fa solo quello che dà i risultati migliori. Il resto non conta nulla”. Affermazioni chiare. Quali sono le conseguenze?

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Salvataggio OFV ? E’ possibile

 Marzo 2014. Si è defilato il gruppo indiano che si era fatto avanti. Le manifestazioni di interesse per l’acquisto di OFV restano due:

– la cordata veronese di imprenditori rappresentata dall’avvocato Riccardo Cinti;

– “Sitav spa”: azienda che realizza e cura la manutenzione di carrozze ferroviarie in un importante stabilimento in provincia di Piacenza.

Entrambe propongono l’affitto dell’attività per un anno e poi l’acquisto.

I sindacati, soddisfatti, chiedono per un altro anno la cassa integrazione straordinaria.

18 marzo. Udienza. Spetta al giudice fallimentare Fernando Platania decidere circa l’ammissione di OFV all’amministrazione straordinaria. Il parere del Ministero dello Sviluppo economico (“Non si esclude la possibilità di un esito positivo del tentativo conservativo”) e del commissario giudiziale Giovanni Bertoni sono positivi: le due proposte rispondono ai requisiti del bando. Il giudice ha 30 giorni per valutare. Si allontana l’ipotesi fallimento. All’inizio di aprile il giudice ammette OFV all’amministrazione straordinaria. Il Ministero dello Sviluppo economico nomina il commissario straordinario con il compito di redigere il piano industriale, per arrivare prima all’affitto e poi alla vendita di OFV. Avrà due mesi per redigere il paino per l’affitto dell’azienda, finalizzato alla vendita. Spetterà a lui scegliere il soggetto più affidabile tra i due:

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O.F.V.: Si spera e si lavora

Nobis (CISL): “Lavoriamo col Ministero per confermare le commesse di Trenitalia e Ansaldo (solo se ci saranno l’azienda rimane appetibile), per modificare il rapporto ora/commessa in modo che sia redditizio e garantiamo il flusso di materiali a pagamento. La politica si muova per facilitare proposte di acquisto e per mantenere le commesse esistenti”. E’ prioritario verificare le manifestazioni di interesse e di acquisto da parte di gruppi imprenditoriali solidi e definire un piano industriale.

La Regione Veneto, anche attraverso “Veneto Sviluppo”, si pone in prima linea per approfondire le offerte di acquisto e per elaborare il piano di rilancio dell’azienda. Contemporaneamente, sperando che non ce ne sia bisogno, i sindacati chiedono la proroga, per i dipendenti OFV, della cassa integrazione in scadenza nel maggio 2014.

Febbraio 2014. Il Consiglio comunale decide una forte pressione sulla famiglia Biasi, che ha chiesto di:

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La lotta per salvare le Officine Ferroviarie Veronesi

Sindacati: “La vertenza deve diventare caso nazionale. Il settore è strategico: costruiamo carrozze ferroviarie per il Paese. Urge mostrare il valore del patrimonio che l’Italia rischia di perdere. La politica ci provi fino in fondo. Il sistema Verona si mobiliti. Prioritario è riacquistare credibilità nei confronti dei committenti e realizzare un piano industriale condiviso”. Spetta al commissario Giovanni Bertoni mostrare che sussistono le condizioni perché la produzione riparta e per mettere l’azienda sul mercato affinché investitori interessati la acquistino.

Dati positivi:

– Trenitalia e Ansaldo continuano il rapporto con OFV (fattore determinante per attrarre acquirenti) e garantiscono ordinativi di lavoro per 18 mesi e un appalto per altre 250 carrozze;

– due gruppi di investitori sembrano interessati all’azienda: uno italiano, rappresentato da uno studio legale bolognese; uno indiano, rappresentato da un professionista di Padova.

Questioni aperte:

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