Archivi tag: Appalti truccati?

Nota conclusiva di Tito Brunelli: gli interventi della magistratura nell’Amministrazione Tosi

ATV, AMIA, AGEC, AMT, AGSM, Serit, Transeco, Acque Veronesi, aeroporto Catullo, Fiera, Sitram, Fondazione Arena, “biciclette a noleggio”: sono aziende pubbliche o a partecipazione pubblica, tutte sotto indagine della magistratura scaligera.

“Non può essere vero!”, vien da dire: “E’ troppo grossa!”. Invece è così: quasi tutte le aziende partecipate del Comune di Verona sono al centro di indagini giudiziarie. E’ il fallimento di una classe dirigente. Cosa può esserci di più grave? Risultasse motivato uno solo su dieci degli elementi di indagine, ci troveremmo davanti a dati di gravità unica.

Di fronte a questa situazione come si pone la popolazione veronese? A uno sguardo superficiale sembra non farci caso. Il sindaco Tosi (non l’Amministrazione) resta un riferimento importante per molti veronesi. C’è qualche segno di ripensamento; piccolo però. Eppure il fallimento è pesante e danneggia la nostra città.

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Archiviato in Amministrazione Tosi, Eredità Tosi, Indagini giudiziarie, Riflessioni, Verona che non cambia

Indagini anche in “Biciclette a noleggio”

29 dicembre 2013. Il Comune di Verona concede (valore della concessione: 449.999 euro per 15 anni) il servizio di “biciclette a noleggio” (bike-sharing) alla ditta Clear Channel. L’assessore Corsi: “Tutto si è svolto secondo le regole”.

Gianni Benciolini, capogruppo M5Stelle, presenta due esposti:

– alla Procura della Repubblica chiede di accertare presunte anomalie dell’appalto, possibili profili di responsabilità penale circa l’aggiudicazione del servizio alla Clear Channel, la liceità dell’installazione dei cartelloni pubblicitari e un possibile reato di abuso di ufficio.

– alla Corte dei Conti domanda di verificare se l’operazione possa avere causato un danno erariale al Comune. Alla Clear Channel è stato concesso di sistemare i cartelloni a copertura del 76% dei costi. Questo, per Benciolini ha provocato un vistoso calo di richieste di strutture pubblicitarie di proprietà del Comune a vantaggio di quelle della Clear Channel. “Il Comune avrebbe potuto acquistare direttamente le bici senza perdere le imposte”.

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Archiviato in Indagini giudiziarie, Vicende giudiziarie

Un dossier su “’ndrangheta, corruzione e cemento”

Fine novembre. L’Osservatorio “Ambiente e legalità” di Venezia e “Legambiente Veneto” pubblicano un dossier sui rapporti tra ‘ndrangheta, corruzione e cemento in Veneto. Ne risulta un quadro preoccupante su come cambia l’operatività delle mafie nella nostra regione:

– un’azione silente per il riciclo di capitali in attività economiche e finanziarie;

– un servizio alle imprese venete (operazioni finanziarie, bancarotte fraudolente, truffe, evasione fiscale, smaltimento di rifiuti), spesso con l’aiuto di una rete di professionisti locali;

– un inserimento stabile e continuativo in settori del mondo politico e imprenditoriale, capace di attivare contatti e complicità.

“A Verona le notizie che emergono sui protagonisti della criminalità ‘ndranghetista e sulla sua capacità di interloquire con l’Amministrazione pubblica sono inedite, ma non stupiscono”. Malgrado le rassicurazioni dell’Amministrazione comunale, ad oggi la Soveco spa non ha ottenuto la certificazione anti mafia in vista della costruzione del filobus scaligero.

Gianni Bellomi, presidente dell’Osservatorio, è convinto che quanto emerge a Verona “cambierà in modo radicale il modo di vedere le influenze della criminalità organizzata nella nostra regione”. L’attenzione è concentrata su Soveco. Una ditta della rilevanza di Soveco non può operare, Continua a leggere

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Si riapre l’indagine su Soveco

Assessore Corsi: ”Il Comune ha fatto tutto ciò che le leggi richiedono circa i suoi obblighi sulle procedure anti mafia per gli appalti pubblici. Stupisce che allo strabismo di Bertucco e Grillini, che rivolgono al Comune le domande di chiarimento che andrebbero rivolte alla Ccc di Bologna, si aggiunga l’assessore regionale Massimo Giorgetti”.

Fine novembre 2013. Il reato è vicino alla prescrizione, essendo trascorsi 10 anni dalla presunta evasione. Viene lo stesso riaperta l’inchiesta penale avviata dalla Polizia Tributaria di Verona nel 2007: in Soveco si sarebbe consumato il reato di frode fiscale. L’azienda non avrebbe pagato per intero le tasse e Papalia avrebbe nascosto assegni circolari “per complessivi euro 803.825 provenienti dall’evasione fiscale”. In base alla stessa informativa del 2007, la Polizia Tributaria aveva comunicato alla Procura la notizia di riciclaggio di denaro sporco nei confronti di Papalia.

Una seconda inchiesta (questa può finire a processo) riguarda l’azienda romena “Cseh Beton srl” con sede amministrativa a Verona. Continua a leggere

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Indagini, verifiche, interrogativi e schermaglie continuano

I parlamentari scaligeri interessano della questione la Commissione parlamentare anti mafia.

Il capogruppo Bertucco: “Come può essere tranquillo il sindaco Tosi quando non arrivano i certificati anti mafia di Soveco, dopo due anni dalla richiesta? Non sente l’esigenza di chiedere lumi alla Prefettura, visto che Soveco è impegnata su molti fronti, tra cui il Traforo? Più minimizza più si accumulano elementi che giustificano allarme e preoccupazione. Eppure Tosi afferma con sicurezza che negli appalti comunali non ci sono motivi di preoccupazione e accusa di ignoranza i deputati PD che, volendo vederci chiaro, hanno presentato l’interrogazione al Governo. E’ tempo di capire dove sta l’ignoranza. Il Sindaco è a conoscenza che sul filobus, unica delle opere cantierabili approvata dalla sua Amministrazione, la Prefettura non ha ancora dato il via libera per Soveco e che l’iter procede solo in virtù del principio del silenzio-assenso? Quali sono gli elementi, di cui solo lui è a conoscenza, che motivano sicumera e sfrontatezza da parte sua? Ogni giorno che passa dimostra che le nostre preoccupazioni sono fondate e che l’Amministrazione non ha nessuna voglia di chiarire e fare trasparenza. Attorno agli appalti di Soveco si alza una inquietante cortina di bugie e omertà. Contro l’inerzia del Sindaco il PD usa gli strumenti che lo Statuto comunale mette a disposizione. Chiede la convocazione di due commissioni: una per fare il punto sul filobus e verificare la regolarità della documentazione presentata; l’altra per verificare tutti gli appalti in cui è coinvolta Soveco. E’ bene che il Comune approfondisca il ruolo di questa azienda anche in vista di eventuali azioni di autotutela”.

Risposta di Tosi: “Su Soveco nessuna bugia né omertà. Il Comune ha agito nella Continua a leggere

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Perché Soveco non ottiene la certificazione anti mafia ?

Marzo 2013. Il Comune rinnova e integra la richiesta per la documentazione anti mafia di Soveco.

Agosto 2013. La Prefettura comunica al Comune che la procedura è in corso. Le verifiche previste dalla nuova legge sono complesse: serve tempo.

Novembre 2013. Risposta analoga. La Prefettura però ricorda che l’accordo per realizzare il filobus può procedere secondo la formula del “silenzio – assenso”. La legge infatti prevede che, se la Prefettura non si esprime entro 45 giorni dalla richiesta, l’appalto può procedere, con una clausola: se dovesse arrivare una misura restrittiva, il contratto andrebbe risolto senza penali.

– Dopo quasi due anni dalla richiesta, ….  A pesare sul mancato rilascio della certificazione ci sarebbero le informative della Guardia di Finanza e della Polizia Tributaria di Verona che rimandano a reati fiscali tra il 2007 e il 2009 e al ruolo di “presunto socio occulto” di Antonino Papalia.

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La nuova normativa anti mafia a Verona

Le indagini della Prefettura partono praticamente da capo. Seguiamo il filone del filobus.

Febbraio 2012. AMT e l’ATI (associazione temporanea di imprese) che si è aggiudicata il bando firmano il contratto per realizzare il filobus a Verona.

In seguito alla nuova normativa, il prefetto Perla Stancari e il sindaco Flavio Tosi sottoscrivono un “protocollo legalità” che aumenta i controlli in materia di criminalità organizzata, con una attenzione particolare a dirigenti e funzionari comunali, ai quali la nuova legge dà più poteri rispetto alla politica. Abbassano le soglie di legge a partire dalle quali attivare le verifiche anti mafia. Previsto l’obbligo di un referente di cantiere, la tracciabilità dei flussi finanziari e una clausola di risoluzione del contratto, con una penale del 10% che la società dovrà versare, qualora emergano elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa. La Prefettura ha preparato un elenco di aziende che non necessariamente operano con gli enti pubblici, ma che volontariamente si sottopongono ai requisiti anti mafia. Sono aziende che operano in settori delicati e più facilmente aggredibili dalle organizzazioni criminali.

Subito dopo la sottoscrizione del “protocollo legalità”, AMT (azienda municipale trasporti) ha richiesto alla Prefettura le prescritte certificazioni anti mafia per le ditte Ccc (Consorzio cooperative costruzioni) e le due consorziate Aristea e CdC; Mazzi Costruzioni; Soveco; Alpiq Intec; Balfour Betti Rail, Technital e Girpa”.

La Prefettura invia i certificati anti mafia a quasi tutte le imprese, ma, “presumibilmente in ragione dei tempi tecnici relativi ai procedimenti amministrativi, non sono pervenuti i certificati anti mafia delle imprese Soveco (che in ATI ha una quota di circa il 17% dei lavori) e Alpiq.”. Successiva verifica: è pronta la certificazione di Alpiq, ma non quella di Soveco.

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Nuove regole per il rilascio del certificato anti mafia

La Camera di Commercio ha rilasciato la certificazione anti mafia a Soveco nel giugno 2012. Soveco pertanto è in regola. Arriva la novità.

Nel febbraio 2013 entra in vigore una nuova normativa per le certificazioni anti mafia per le aziende che lavorano con le pubbliche amministrazioni.

Prima del 14 febbraio 2013, erano le Camere di Commercio a rilasciare tali certificati.

Da quel giorno il certificato anti mafia viene rilasciato esclusivamente dalla Prefettura agli enti pubblici, solo nel caso che i rapporti contrattuali siano con le pubbliche amministrazioni. La platea degli operatori economici da sottoporre alle verifiche anti mafia viene ampliata.

La documentazione varia a seconda degli importi dei lavori, dei servizi e delle forniture da appaltare, dei contributi da erogare, della natura dell’autorizzazione o dell’abilitazione.

La Prefettura indaga attraverso un tavolo integrato delle forze di polizia.

Per ciascuna pratica devono essere esaminati i soci e perfino i parenti dei membri della società. Per negare il nulla osta bastano il rischio e il sospetto di infiltrazioni mafiose nelle imprese interessate. Il Prefetto può chiedere ulteriori elementi informativi agli organi giudiziari. Qualora risultino in corso indagini penali della magistratura occorre attenderne l’esito.

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Botta e risposta tra sindaco Tosi e opposizione

1) “Il Comune non può e non deve svolgere indagini giudiziarie. La certificazione anti mafia non gli compete. E’ lo Stato che ha gli strumenti di indagine e rilascia certificazioni.

2) ”Il Comune non può escludere dai lavori e da una gara pubblica una ditta in regola con le certificazioni. Se io facessi una cosa del genere verrei immediatamente e giustamente inquisito. Le azioni svolte dall’Amministrazione in merito ad appalti rispondono a requisiti di legge. Abbiamo sempre richiesto le certificazioni anti mafia e applicato le norme”.

– Tosi censura l’interrogazione dei deputati PD su Soveco e su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata in appalti a Verona. Definisce l’iniziativa frutto di ignoranza o malafede: “Chi fa queste richieste o è in malafede o, peggio, lo fa per ignoranza, che è ancor più grave, perché chi amministra dovrebbe conoscere come funziona la Pubblica Amministrazione. Quando parlano di “oscuro intreccio di interessi tra imprese, criminalità organizzata e Amministrazione”, o dimostrano ignoranza delle normative amministrative oppure vogliono schizzare fango sul Comune. E’ la Prefettura che rilascia i certificati anti mafia. I deputati si rivolgano agli organi di controllo: magistratura e prefettura. A loro non sta a cuore la verità ma infangare l’Amministrazione, che ha rispettato le norme anti mafia per i suoi appalti chiedendo la certificazione anti mafia in Prefettura”.

I due deputati PD: “Il sindaco Tosi dovrebbe essere soddisfatto che il PD chieda al Ministro, nell’interesse suo e di Verona, Continua a leggere

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Archiviato in Caso Giacino, Vicende giudiziarie

Molti dubbi su Antonino Papalia

-“Il Fatto Quotidiano”: nel 2010 Papalia avrebbe dichiarato un reddito di 23.000 euro e avrebbe fatto investimenti per centinaia di milioni, arrivando a rappresentare una trentina di società.

– Il corrispondente in Romania del giornale austriaco “Die Presse” si occupa di Papalia in una dettagliata inchiesta sul contrabbando di petrolio: tra le società coinvolte nel traffico viene citata Ecodiesel, formata da tre persone: due romeni e Papalia, che nel 2008 acquista per 14,87 milioni la raffineria di Crisana, in Romania. Papalia viene descritto come persona dalle grandi disponibilità finanziarie e uomo vicino ai clan della ‘ndrangheta calabrese.

– Michele Croce, ex presidente di AGEC, mostra che, in una informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona (la numero 6164 del 16 luglio 2009) Antonino Papalia è citato come “socio occulto” di Soveco. Quell’informativa, sparita per anni, rispunta nell’autunno 2013.

Chi è allora Antonino Papalia? Un carpentiere di Soveco, come sostiene Urtoler, che si occupa di maestranze e ha fatto qualche errore di gioventù oppure socio occulto di fatto di Soveco, imprenditore, pregiudicato e in odore di ‘ndrangheta? Continua a leggere

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Archiviato in Caso Giacino, Cementificazione, Eredità Tosi, Indagini giudiziarie, Urbanistica, Vicende giudiziarie