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Valutazione di Tito Brunelli (continua)

Perché è tanto difficile muoversi nel campo dell’urbanistica?

Semplice: ci sono di mezzo tanti soldi: centinaia di milioni di euro. O alla testa della città c’è un gruppo di persone competenti ed eticamente inattaccabili, oppure ne succedono di tutti i colori, come accade ovunque in Italia e a Verona.

Presento, tra i tanti, due esempi di interventi urbanistici deleteri, decisi da amministratori che hanno guardato agli interessi propri e di pochi:

– Valdonega: via Marsala, via Mentana, via Valdonega. Secondo il Piano Regolatore, dovevano essere strade parallele: via Marsala, a senso unico, in andata verso le Torricelle; via Mentana, a senso unico, in discesa verso la città. Andiamo a vedere cosa è successo: via Mentana è stata interrotta in più parti da costruzioni e tutto il traffico si concentra in via Marsala: intasata. Danni irrecuperabili

– Borgo Milano. Secondo il Piano Regolatore le strade in ingresso e in uscita dalla città dovevano essere tre: corso Milano, via Pitagora (doveva proseguire fino a via Gardesane, limitando il traffico in corso Milano. Facciamo un giro per vedere come è stata interrotta) e via Spaziani-Meneghetti. Via Garibba, oggi breve e larghissima, doveva essere la strada di collegamento tra le tre vie, due delle quali sono interrotte da supermercati. E’ rimasto solo corso Milano, naturalmente intasato.

I soldi e chi li maneggia hanno vinto.

Torniamo alle scelte urbanistiche dell’Amministrazione Tosi, come si sono manifestate soprattutto nel Piano degli Interventi, approvato nel dicembre 2011. Continua a leggere

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Le critiche dell’opposizione

Bertucco (PD): “A Verona Sud ci sarà un’enorme colata di cemento, senza un disegno urbanistico: un’accozzaglia di interventi e otto nuovi insediamenti commerciali metteranno in difficoltà i quartieri. All’ex scalo merci Sindaco e Ferrovie avrebbero dovuto realizzare il parco cittadino. Si sono preoccupati solo di creare un parcheggio da migliaia di auto per la Fiera, difficile da raggiungere per chi arriva da sud”. Con gli insediamenti previsti Borgo Roma, Golosine e Santa Lucia rischiano di essere meno vivibili, più intasati, con meno verde.

Valdegamberi: “Casali tenga conto che chi amministra la cosa pubblica ha il dovere di sostenere occupazione e sviluppo economico, senza creare difficoltà ad attività esistenti: l’apertura di supermercati ha effetti negativi sulle attività commerciali familiari. Se arriva Ikea i problemi per le nostre imprese artigianali saranno rilevanti”.

Fogliardi: “Tosi gioisce per l’incasso, ma il modello di sviluppo che dà a Verona non è lungimirante: avremo Fiera ed Esselunga a pochi passi dall’Arena. Resta il rimpianto per quello che poteva essere il Polo finanziario della città; sarà invece l’ennesima superficie commerciale. Temo che il nuovo assetto dell’area darà il colpo di grazia a tanti commercianti anche del centro storico, togliendo vita alla città antica, che diventa museo a cielo aperto per soli turisti”.

Massignan (Italia Nostra): “Leggo l’ottimismo di Casali che parla di “tasselli di un grande progetto” e promette che Verona Sud sarà una business-city. Continua a leggere

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Quarto luccichio: si intravede “Adige City”

Che ne sarà di Verona Sud ?

I lavori di riconversione di grandi aree industriali trasformeranno Verona Sud, verso un futuro commerciale. Interventi di peso agli ex Magazzini generali, all’ex Mercato ortofrutticolo, alle ex Cartiere, all’ex area Biasi, … Si dovrebbe partire dalle ex Officine Adige .

Su una superficie di 100.000 mq, sorgerà “Adige City”, una riconversione edilizia del valore di 185 milioni, proprietà del Gruppo CIS di Bruno Tosoni. Si costruirà a stralci. Sarà una “città nella città, alle porte di Verona. Vederla all’uscita dall’autostrada sarà un bel biglietto da visita e uno stimolo a investire”. Sorgeranno un grattacielo alto tra gli 80 e i 140 metri, destinato a ospitare uffici; un centinaio di negozi su circa 40.000 mq; un’area residenziale con 500 appartamenti, in due palazzine; un albergo con 140 camere; un ostello da 200 posti per giovani; un parco pubblico da 30.000 mq. Il cantiere durerà due anni.  Tutto bene? Continua a leggere

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Molti dubbi su Antonino Papalia

-“Il Fatto Quotidiano”: nel 2010 Papalia avrebbe dichiarato un reddito di 23.000 euro e avrebbe fatto investimenti per centinaia di milioni, arrivando a rappresentare una trentina di società.

– Il corrispondente in Romania del giornale austriaco “Die Presse” si occupa di Papalia in una dettagliata inchiesta sul contrabbando di petrolio: tra le società coinvolte nel traffico viene citata Ecodiesel, formata da tre persone: due romeni e Papalia, che nel 2008 acquista per 14,87 milioni la raffineria di Crisana, in Romania. Papalia viene descritto come persona dalle grandi disponibilità finanziarie e uomo vicino ai clan della ‘ndrangheta calabrese.

– Michele Croce, ex presidente di AGEC, mostra che, in una informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona (la numero 6164 del 16 luglio 2009) Antonino Papalia è citato come “socio occulto” di Soveco. Quell’informativa, sparita per anni, rispunta nell’autunno 2013.

Chi è allora Antonino Papalia? Un carpentiere di Soveco, come sostiene Urtoler, che si occupa di maestranze e ha fatto qualche errore di gioventù oppure socio occulto di fatto di Soveco, imprenditore, pregiudicato e in odore di ‘ndrangheta? Continua a leggere

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Chi è Antonino Papalia? Quale il suo ruolo?

Nato a Delianuova (Reggio Calabria) nel 1965, per i veronesi è una vecchia conoscenza. Nel 1989 viene arrestato, con una decina di persone, per traffico di esplosivi. I carabinieri scoprono, a Sommacampagna, un piccolo arsenale destinato, secondo le indagini, a rifornire mafia e ‘ndrangheta. Gli venne contestato il possesso abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, in particolare 6 fucili a pompa trovati nella sua abitazione. I giornali di allora scrivevano: “Scoperto l’arsenale della ‘ndrangheta in Veneto”. E’ stato condannato a 4 anni e 4 mesi per possesso abusivo di armi da fuoco. Non fu mai condannato per reati mafiosi.

Nel 1991 il suo nome rispunta nell’ambito di una indagine del Corpo Forestale dello Stato sulla discarica di Caluri. E’ il principale sospettato per l’attentato a Graziano Tovo, ex Sindaco di Villafranca e consigliere regionale, colpito da un colpo di pistola alla gamba, davanti a casa sua. Tovo si era procurato nemici perché, in Regione, contestava l’espandersi delle cave. Tovo disse di riconoscere Papalia al 95%. Nessuno lo riconobbe con certezza come lo sparatore. Papalia fu assolto per non aver commesso il fatto. Hanno testimoniano a suo favore costruttori e cavatori, tra cui Urtoler. Papalia, a quei tempi, aveva una impresa fittizia.

– Il suo avvocato di allora Tiburzio De Zuani: “Aveva 20 anni. Non finì sotto processo per reati inerenti alla criminalità organizzata. Quindi non è mafioso”.

Anni 2000. Su Internet si apprende che Papalia è uomo di riferimento di Soveco in Romania, Continua a leggere

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Giacino si dimette

Siamo a metà novembre. Giacino: “Non voglio insinuazioni sull’Amministrazione”.

Il sindaco Tosi: “Vito ha messo a disposizione il suo mandato il giorno dopo le perquisizioni: ennesima dimostrazione di autentico spirito di servizio. Ora viene linciato”. Il Sindaco teme di essere schiacciato dalla pressione mediatica e politica.

L’inchiesta su Giacino ipotizza la corruzione, non reati riconducibili a ipotesi di mafia.

Restano zone d’ombra sulle opere di cui Giacino si è occupato: ha lasciato l’Urbanistica in mano a privati. Il Piano degli Interventi si basa sulle loro decisioni. Il Comune è condizionato da lobbies.

Franco Bonfante (P.D.): “Giacino si dimette per evitare misure cautelari. Inizia il tramonto di un’era amministrativa caratterizzata dall’uso spregiudicato del potere. Per Tosi si avvicina il capolinea”.

C’è chi è di tutt’altra opinione. In Comune ci si chiede cosa ha voluto dire il procuratore Schinaia annunciando altre imminenti indagini.

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La perquisizione in casa Giacino, nello studio legale, in comune

28 ottobre 2013. La Polizia perquisisce la casa e lo studio legale dei coniugi Giacino e l’ufficio del vicesindaco in Comune; preleva documenti, agende con appuntamenti, tabulati telefonici, supporti informatici, fatture, 15 faldoni di consulenze, in riferimento a opere con il via libera dall’assessore. Preleva anche ogni documentazione relativa all’immobile e tutto ciò che può aiutare a ricostruire i rapporti tra alcune imprese di costruzioni e il Comune.

Acquisto e sistemazione della casa sarebbero costati 1,7 milioni. Chi l’ha visto parla di un attico da sogno, ipertecnologico, dotato di ogni confort.

In Procura sfilano imprenditori e professionisti, tra cui Andrea Marani, ex presidente provinciale dei costruttori edili, interrogato come persona informata sui fatti. Nelle mani degli inquirenti stanno le dichiarazioni del patron di Soveco.

Gli accertamenti degli inquirenti sono all’inizio. Inquieta però il ritratto di Giacino e della moglie che emerge dalle inchieste. Ipotesi di reato: Continua a leggere

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Giacino si difende

“La lettera anonima girava da tempo. Gli investigatori mi hanno chiesto la documentazione che chiarisca la vicenda. Dimostrerò che le accuse sono infondate. E’ tutto in regola: le fatture lo dimostrano. Sfido chiunque a sostenere che sia stato fatto un prezzo di favore. Per quanto riguarda la mia abitazione, i lavori erano complessi e delicati. Ci siamo affidati all’azienda più rinomata e che ci ha fatto un buon prezzo, sempre di mercato ovviamente. Per puro scrupolo, il 24-2-2012, ho consegnato al Segretario comunale la documentazione, comprese le fatture dell’acquisto della casa e dei lavori di sistemazione”.

“Non ho mai avuto a che fare con So.ve.co. durante il mio mandato”.

– Consulenze alla moglie? Giacino nega rapporti della moglie con le 7 imprese. Continua a leggere

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Lettera anonima del ‘corvo’

Maggio 2013. Una lettera anonima, arrivata ai capogruppo della minoranza del Consiglio comunale,elenca presunti illeciti di Vito Giacino, vicesindaco e assessore all’Urbanistica dell’Amministrazione Tosi. La Procura della Repubblica apre un’indagine.

“Siamo professionisti e imprenditori stanchi dell’arroganza di questa Amministrazione”.

Accusano Giacino di essere al vertice di un sistema che ha rilasciato pratiche urbanistiche ed edilizie in cambio di tangenti mascherate da consulenze. Il vicesindaco ha indotto imprenditori e professionisti a “transitare nello studio della moglie Alessandra Lodi, avvocato, per consulenze (tangenti)”, versando una somma tra i 40 e i 150.000 euro: passaggio obbligatorio per le imprese che necessitavano di permessi o concessioni a costruire. Immediatamente dopo questo ‘passaggio’ il Comune autorizzava le concessioni. Altrimenti le pratiche si impantanavano in Comune.

Il corvo elenca (nomi, date e precise circostanze) 7 note imprese edili di Verona Continua a leggere

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Costruire il più possibile. Perché ? Nota conclusiva di Tito Brunelli.

Perché abbiamo dedicato tanto spazio agli interventi di Comune di Verona, Provincia di Verona e Regione Veneto volti a facilitare l’edificazione e la cementificazione nei nostri territori?

Favorire in ogni modo il costruire sembrerebbe illogico, dal momento che di nuove abitazioni non c’è bisogno e che se ne possono recuperare tante invendute, sfitte, abbandonate o in stato di degrado. Invece, ovunque si ragioni di politica, si fa presente che il dovere delle Pubbliche Amministrazioni è quello di salvaguardare il territorio, che non va sprecato ma va valorizzato per il bene di tutti.

Se poi questa gara all’edificare si riscontra in tutta Italia, vien da chiedersi quali potenti forze puntino in questa direzione. Giusto e doveroso mantenere posti di lavoro, ma, se vogliamo vivere nella città bella, prima di occupare nuovo territorio, è doveroso recuperare aree ed edifici abbandonati.

“Report” e altre trasmissione televisive, da qualche tempo, aiutano a capire la realtà. Ci mostrano lo sviluppo apparentemente sconsiderato dell’edilizia, in particolare in Lombardia, in Liguria e in molte aree dell’Italia centro meridionale: non conta che si deturpi l’ambiente; che ci siano abitazioni, appartamenti e manufatti industriali vuoti. Conta è che i soldi girino e che quelli “sporchi”, legati alle mafie, siano riciclati ed entrino puliti nel circuito finanziario.

Guardando a Verona, un dato è certo: Regione, Provincia e Comune hanno bisogno di soldi e, cosa non nuova, vedono nei rapporti buoni e costanti con il mondo dell’edilizia una fonte privilegiata per portarne nelle casse pubbliche vuote: “Io, ente pubblico, ti permetto di costruire dove e come meglio credi e tu, associazione dei costruttori, mi dai i soldi che mi permettono, nelle attuali ristrettezze economiche, di realizzare opere pubbliche gradite ai cittadini e, di conseguenza all’Amministrazione”. E’ un convergere di interessi, in alcuni casi comprensibili. Ma quando questa diventa la normalità, ne soffrono la città e il territorio. Ecco perché quanto succede, in questi anni, a Verona e nel Veneto (ne abbiamo trattato negli articoli precedenti) è preoccupante: si torna alla edificazione selvaggia del dopoguerra: costruire per guadagnare. Al vivere bene, nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie, si penserà in seguito. Il rischio è l’edificare ad ogni costo, senza tener presente il dovere di curare la città e il bene dei suoi abitanti. Lo va ripetendo con chiarezza il sindaco Tosi, vantandosi addirittura delle sue scelte: scarseggiano i soldi; ne abbiamo bisogno ora; se per averli è inevitabile vendere uno spazio prezioso, sapendo che questa vendita blocca lo sviluppo armonico di un territorio, pazienza: “Ho bisogno di soldi”. Caso evidente è la vendita di uno spazio preziosissimo di fronte alla Fiera per fare l’ennesimo centro commerciale, sapendo che, con questa scelta, i grandi progetti sulla nuova città che ci si augurava crescesse a Verona Sud vanno in soffitta. Continua a leggere

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