Strano, ma vero: le elezioni europee del maggio 2019 segnano una novità: per la prima volta il nostro voto riguarderà il futuro dell’Unione Europea. “Per la prima volta?”. Sì. Chi ha seguito, anche superficialmente, le strane campagne elettorali europee(dal 1979 al 2014) si è accorto che abbiamo votato a favore o contro il governo italiano. Delle istituzioni europee e dei candidati non si parlava. Non avevamo le informazioni minime per dire la nostra sul percorso dell’Europa, deciso tra poche persone. Nel 2019, il nostro voto (per la prima volta: ripetiamo) sceglierà tra due proposte politiche alternative: da una parte ci sarà chi crede nell’Europa politica e si impegnerà per riconquistare al “sogno europeo” il cuore e la mente dei cittadini; dall’altra ci sarà chi intende andare in una direzione diversa: non è chiaro quale. Se prevarrà la seconda ipotesi, di Unione Europea come la intendiamo oggi probabilmente per qualche tempo non si parlerà più. Ecco alcune domande alle quali il nostro voto dovrà dare risposta:
- L’Europa si presenterà unita nel contesto internazionale oppure ogni Stato procederà per conto suo?
- Quali investimenti (economici e culturali) gli Europei metteranno in campo per la crescita dell’Europa, in modo che possa giocare un ruolo importante a livello internazionale?
- Quali investimenti militari saranno a disposizione, in vista della difesa comune?
- In che modo governeremo le migrazioni, tenendo conto delle ansie e delle preoccupazioni degli Europei?
- Quali saranno i confini dell’Europa?
- Come rafforzeremo la nostra sicurezza?
- Decideremo di istituire un’unica banca dati in modo da condividere le informazioni: esigenza irrinunciabile ad esempio per sconfiggere il terrorismo e la criminalità organizzata?
- Lavoreremo per avvicinare le condizioni di vita dei Paesi dell’Eurozona (quelli che usano l’euro), cercando l’armonizzazione fiscale, la crescita di tutti e gli investimenti da privilegiare, lasciando in secondo piano il pur doveroso controllo dei bilanci dei singoli Paesi?
- La solidarietà e la responsabilità saranno il cuore pulsante dello stare insieme tra Europei?
Negli scorsi anni la difficoltà principale dell’Europa politica è stata la volontà dei singoli Stati di essere sovrani. E’ il tempo di rispondere alla domanda centrale: a guidare l’Europa saranno i singoli Stati (ognuno per sé) o l’Unione degli Stati? Noi Europei riusciremo a vedere l’importanza e i benefici che vengono dal perseguire un progetto comune? Sapremo condividere parte delle singole sovranità nazionali? Saremo consapevoli che il gigante economico che siamo non può continuare a essere, e diventare sempre più, un nano politico, in un’area del mondo in cui crescono Russia, Turchia, Paesi del Golfo? La campagna elettorale deve essere finalmente seria.