Archivi del mese: luglio 2014

I colli che il mondo dovrebbe invidiarci

Valutazioni e proposte di Tito Brunelli

Un dato dovrebbe essere certo: Verona non può abbandonare le Torricelle a se stesse, come succede da decenni. Le nostre colline devono essere luogo ameno e prezioso per chi cerca ristoro e vicinanza tra persone e natura.

La questione: a chi tocca valorizzare le Torricelle? Tocca all’Amministrazione comunale. Fin qui si trova l’accordo. Ma ecco il ritornello: “Oggi i Comuni sono poveri. Non possono spendere”. E’ vero solo in parte: ogni Comune spende. Il come e in quali direzioni dipende dalle priorità dell’Amministrazione. Il Comune di Verona di soldi ne spende molti: quanti per le Torricelle? Zero o poco più. Affermare che valorizzare le Torricelle spetta al Comune non significa che deve essere solo il Comune a progettare il futuro dell’area e a spendere i soldi che occorrono. Possono entrare in campo soldi di privati o di enti. Ciò che conta è che il Comune abbia in mano il timone del progetto di valorizzazione e tenga ben ferma la rotta: il bene della collettività cittadina (le Torricelle sono un bene di tutti i Veronesi). Continua a leggere

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I colli che il mondo dovrebbe invidiarci

Agosto 2013. Le Torricelle, colline a nord di Verona, sono preda di diversi tipi di degrado:

– forti austriaci in rovina;

– scritte sulle mura antiche;

– discariche abusive;

– staccionate, cartellonistica, panchine e attrezzi ginnici distrutti;

– boschi, sentieri, strutture private in abbandono;

– frasche, capanni, tende;

– i segni della notte: preservativi, indumenti, fazzoletti;

– guardoni che spiano le coppie ed esibizionisti che si espongono.

Le Torricelle sono recensite entusiasticamente nei blog e in canali web per voyeuristi ed esibizionisti: giro in crescita.

Come risollevare le Torricelle, rendendole significative per la città e per i turisti?

Con il controllo costante del territorio contro chi devasta beni pubblici e per ricostruire quanto distrutto da vandali? Certamente, ma non sufficiente.

L’Amministrazione: “Mancano i fondi. Unica possibilità: l’appello ai privati”. Continua a leggere

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La Verona ‘minore’: la nostra di tutti i giorni

Deve essere bella e accogliente

 9 luglio 2014. A Napoli, nella centralissima Galleria Umberto I, Salvatore Giordano, un ragazzo di 14 anni, è morto per schiacciamento del torace e trauma cranico, .colpito dal crollo di calcinacci. Non è una fatalità. E’ assenza di manutenzione. Poteva accadere a Verona: calcinacci vari sono caduti più volte anche nella nostra città.

Domanda: meglio progettare e spendere per realizzare grandi opere, quelle che cambiano il volto della città, o dedicare le proprie risorse a piccoli interventi che la rendono bella, accogliente e sicura?

Risposta scontata: l’Amministrazione comunale deve muoversi in entrambe le direzioni.

Trascurare, però, i piccoli interventi per la volontà di lasciare il segno in opere di prestigio è un danno grave che i cittadini pagano. E’ quanto paghiamo anche in questi nostri giorni, ad esempio ogni volta che piove: basta vedere cosa succede a Verona e in tutta Italia.

 

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Valutazioni di Tito Brunelli su Ca’ del Bue (seconda parte)

Problema dei problemi: per smaltire i rifiuti, in una città come Verona, esiste una concreta alternativa all’inceneritore?

E’ inaccettabile che manchi una risposta certa a questa domanda. Perché Sindaco, AGSM, maggioranza, minoranza e tecnici capaci non organizzano una visita in città simili a Verona per avere la certezza che l’alternativa c’è ed è apprezzata? La risposta può essere:

– l’alternativa c’è;

– l’alternativa non c’è;

– l’alternativa è incerta e parziale.

Se è chiara una delle prime due risposte, il futuro è segnato.

Se è la terza quella veritiera, deve aprirsi un confronto alla luce del sole. Partiti o raggruppamenti proporranno la loro soluzione e, dopo un dibattito approfondito, i cittadini saranno nelle condizioni per stabilire, consapevolmente, la strada da seguire. Finché non si arriva a tale scelta, il cittadino ha tutti i motivi per sentirsi non considerato o frodato.

Altro problema capitale: se i rifiuti industriali e quelli speciali vengono bruciati a Ca’ del Bue, quali sono le conseguenze per la salute e la qualità della vita dei cittadini che vivono nei territori circostanti? Se è obbligatorio smaltirli (a meno che decidiamo – impossibile! – di abbandonare il tipo si società industriale che abbiamo costruito e nella quale preferiamo continuare a vivere) quali possibilità lecite ci sono? Continua a leggere

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Valutazione di Tito Brunelli su Ca’ del Bue

Proviamo a dire la verità ?

Di Ca’ del Bue la gran parte dei veronesi non parla, forse perché da anni non si capisce dove sta il problema. C’è chi dice che non funziona e chi dice che funziona. C’è chi dice che l’impianto è di avanguardia e può rendere molto, se si risolvono alcuni problemi e c’è chi dice che è superato e si è trattato di un azzardo imperdonabile.

Estate 2014. La questione maggiore: “Abbiamo speso una marea di soldi per questo inceneritore che non funziona come dovrebbe e venite a dirci che dobbiamo spenderne almeno altrettanti, altrimenti non funzionerà mai”.

Le domane si accavallano:

– perché si sono spesi 125 milioni per un inceneritore che non funziona?

– chi garantisce che, spendendone altri 150, poi tutto procederà bene?

– chi metterà a disposizione questi soldi?

Il gruppo Urbaser ha vinto la gara e si impegna a rinnovare gli impianti; dice di accollarsi tutta la spesa, con un project financing. Le perplessità ci assalgono. Se ce n’era bisogno, dopo gli eventi di questi anni abbiamo capito che il privato non ci mette i soldi come beneficienza, rimettendoci in proprio: Urbaser investe per guadagnare. Il sindaco Tosi deve dirci, in modo comprensibile per tutti i cittadini, quali accordi ci sono. Non è facile. Finora di chiaro c’è stato poco.

Il Comune non ha i soldi per coprire le spese di Urbaser. Le banche non anticipano cifre del genere, tanto più per un’opera che lascia molti dubbi e non garantisce il successo. La gestione dell’inceneritore per 25 anni (è questo l’accordo) dà ad Urbaser la certezza di guadagno? Se la risposta è ‘no’ o è incerta, come pare ai più, ci devono essere altre entrate e accordi che garantiscono a Urbaser di guadagnare. Dobbiamo sapere quali. Continua a leggere

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Le rogne non arrivano da sole

Fine aprile 2014. Le Fiamme Gialle avviano verifiche fiscali sui bilanci di AGSM. Ci sarebbero criticità sui costi dell’inceneritore. Scontro col PD: la mancata realizzazione del termovalorizzatore metterà in pericolo i conti del gruppo. Il controllo è scattato un anno fa: “Oggetto: le imposte dirette e altri tributi per i periodi 2011, 2012, 2013; gli ultimi due ancora aperti. Fino a quando i bilanci non vengono chiusi, ogni azienda è in tempo per sanare la propria posizione nei confronti del Fisco. I finanzieri hanno esaminato anche l’economicità dell’impianto. Si sono concentrati su una analisi di conto economico. Nel caso dovessero emergere anomalie, l’analisi tributaria della Finanza può portare a sanzioni nel momento in cui si riferisce ad annualità fiscali già chiuse, nelle quali siano emerse irregolarità.

Bonfante PD: “AGSM ha un bilancio molto critico, con debiti altissimi. Se Ca’ del Bue viene affossato, dovrà inserire a bilancio la svalutazione dell’impianto, con una perdita tra i 20 e i 30 milioni. Come faranno a coprirli, considerato che, a causa dei ripetuti prelievi da parte del Comune, il peso dell’indebitamento di AGSM è già notevolissimo?”. Continua a leggere

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Meglio parlare a Tele Arena. In pubblico no

23 aprile 2014. A Tele Arena Paternoster e Cigolini ribadiscono: “Abbiamo esaminato tutte le tecnologie moderne. L’incenerimento è quella che dà le maggiori garanzie. Siamo in difficoltà da anni perché in passato, a Ca’ del Bue, si sono fatte sperimentazioni rivelatesi fallimentari. Basta tecnologie sperimentali. Se la programmazione regionale ci chiede di rivedere il progetto lo rivedremo, con tre punti fermi però: che non aumenti la tariffa a carico dei cittadini; la Regione non scenda sotto le 150.000 tonnellate annue di rifiuti da trattare a Ca’ del Bue; ci siano i contributi Cip6: un diritto acquisito, con una convenzione in essere. Sarebbe un enorme danno per l’azienda se non facessimo tutto il possibile perché l’inceneritore riparta. Non è tollerabile che esistano discariche dove si buttano rifiuti che potrebbero essere utilizzati per creare energia. I rifiuti urbani (plastica, vetro, carta) sono oro per noi: ce li pagano bene. Sarebbe sciocco bruciarli. Bruceremo invece i rifiuti speciali industriali”.

La conclusione di Cigolini nella Commissione consiliare: “AGSM va avanti per la sua strada. L’alternativa è portare i rifiuti in discarica. Ricorriamo al Consiglio di Stato. Nei confronti della Regione è partita una diffida: i conti veri li faremo quando la Regione ci dirà ufficialmente quante tonnellate di rifiuti vuol portare a Ca’ del Bue. Se i conti non torneranno ci fermeremo. In ogni caso non aumenteranno le tariffe”. Continua a leggere

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Viva le teste dure: avanti decisi, senza confronto

Il Tar del Lazio ha parlato e ha bocciato la richiesta di incentivi Cip6 per Ca’ del Bue.

AGSM però non molla e ricorre al Consiglio di Stato.

Chi aspettava l’ammissione che l’inceneritore non è più economicamente sostenibile né vantaggioso per la città resta deluso: niente pietre tombali.

Anzi: AGSM rilancia la sfida al Consiglio di Stato e in Regione.

Paternoster: “Confermo le parole dette. Ma l’azienda ha il dovere di tentarle tutte prima di abbandonare un progetto già costato parecchio. Ci appelliamo al Consiglio di Stato e diffidiamo la Regione per sapere con esattezza quanti rifiuti ci vuol far trattare. Per decidere abbiamo bisogno di dati precisi. Poi potremo valutare e decidere se costruire l’impianto. 150.000 tonnellate di rifiuti all’anno non sono abbastanza per mantenere la tariffa a 140 euro”.

Il sindaco Tosi è d’accordo: bene il ricorso al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuti gli incentivi Cip6. “Se AGSM si vedrà assegnare i Cip6 e la Regione riconoscerà la quantità di 190.000 tonnellate di rifiuti da bruciare previste a Ca’ del Bue (non le 150.000 che ha assegnato dopo) bene. Diversamente Regione e Stato ne risponderanno. I termovalorizzatori sono l’unico sistema testato per produrre energia con i rifiuti. L’alternativa? Le discariche. Continua a leggere

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Gli oppositori all’inceneritore

Roberto Fasoli (PD): “Non ci sono rifiuti per far funzionare Ca’ del Bue. Se Urbaser perde il ricorso, l’occasione sarà buona per pensare a riconvertire l’impianto con pratiche nuove”.

Bertucco: “Gli inceneritori non sono sostenibili senza incentivi Cip6. Il nuovo Ca’del Bue non può beneficiarne: il Sindaco lo scopre oggi, ma è di pubblico dominio da anni. L’Italia ha fatto un uso distorto di incentivi pensati per le energie rinnovabili. Li ha estesi a ciò che rinnovabile non è, come l’incenerimento dei rifiuti. Il freno imposto dal governo è dovuto. Non si comprende su quali basi Comune e AGSM abbiano approvato il piano finanziario. Tosi si metta d’accordo con il segretario del suo partito che, qualche tempo fa, fece un’altra importante scoperta circa l’insufficienza dei rifiuti, presenti e futuri, per far funzionare l’inceneritore a pieno ritmo: risolva i rapporti con Urbaser e avvii per Ca’ del Bue un reimpiego. Non è la Regione a volere Ca’ del Bue. Cosa farà adesso il Sindaco? Allestirà i forni per bruciare rifiuti speciali provenienti da chissà dove? O dichiarerà il fallimento del progetto dei forni? Il vero pericolo, oggi, sta nella possibilità che arrivino rifiuti speciali: a rendere redditizio un inceneritore è l’enorme mole di scarti industriali”.

Valerio Avesani (sindaco – San Martino): “L’utilizzo dei Cip6 per l’inceneritore contrasta con la direttiva UE. Gli incentivi sono destinati solo a impianti che fanno uso di fonti rinnovabili: acqua, aria, sole, biomasse come il legno. Un rifiuto bruciato crea solo veleno e nessun rinnovo. Il progetto Ca’ del Bue non sta in piedi senza incentivi. Meno si consuma in maniera scriteriata e più si ricicla in modo corretto, meno rifiuti si producono e meno bisogno abbiamo di inceneritori. E’ stato chiuso l’inceneritore di Fusina (VE) per mancanza di rifiuti: chi può pensare di avviarne uno nuovo?”.

Federico Vantini (sindaco – San Giovanni Lupatoto): Continua a leggere

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Nuove notizie da Roma

 Metà 2013. Cigolini rende noto che AGSM ha fatto ricorso al TAR del Lazio rivendicando i Cip6.

Gennaio 2014. La sentenza: no incentivi Cip6 (contributi dello Stato per chi produce energia da fonti rinnovabili) per Ca’ del Bue. Significa stop alla costruzione dell’impianto da parte della ditta Urbaser che ha vinto la gara?

Sindaco Tosi: “I Cip6 rappresentavano uno sconto sulla tariffa: da 180 a 130 euro alla tonnellata di rifiuti. Su questo Urbaser ha improntato il piano economico. Ora lo Stato non intende assegnare tali contributi. Ribadisco: la Regione ha stabilito che Verona abbia un termovalorizzatore. Non l’ho scelto io. Il pallino è della Regione”.

Aprile 2014. Maurizio Conte, assessore regionale: “Il Piano regionale dei rifiuti prevede Ca’ del Bue come inceneritore regionale, ma la decisione può essere superata dagli eventi. Aprire o no Ca’ del Bue non spetta alla Regione, ma al gestore dell’impianto, che verificherà se esso regge sul piano economico, tenendo conto della possibile assenza dei contributi Cip6, nel qual caso è probabile che l’inceneritore rimanga sulla carta. Flavio Tosi ha dichiarato che senza incentivi l’impianto non si farà. Continua a leggere

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