Previsioni sui consumi.
Novembre 2013. Consumi in calo anche nel 2014: un meno 0,2%, che segue il meno 2,4% del 2013 e il meno 4,2% nel 2012. In Veneto a soffrire maggiormente sono i 64.572 negozi al dettaglio, con un meno 2,2% che, come per tutto il Nord Est, è il dato peggiore in Italia (media meno 1,4% – il Sud: meno 1,3%. Novità: soffrono ipermercati (meno 0,4%), ingrosso (meno 375 unità), auto (meno 44 punti vendita), aziende di viaggio (meno 5%), ristorazione (meno 1%), editoria (meno 1,5%). Bene telecomunicazioni (+ 9%), trasporti (picco del 5% quelli aerei), grandi magazzini (+ 1,7%), supermercati (+ 1%), commercio ambulante (160 imprese in più dal 2000 al 2012. Totale: 10.608).
Riccardo Capitanio, presidente regionale giovani Confcommercio: “Per sopravvivere occorre il coraggio di cambiare, di rinnovarsi, di trasformarsi. Le politiche degli sconti e delle aperture domenicali non pagano. Per incentivare le vendite dobbiamo andare incontro alle esigenze dei consumatori, come: orario continuato, aiuto individualizzato, prenotare prodotti on line, spesa a domicilio, acquisto su appuntamento. Le nostre proiezioni prevedono un ritorno alla tradizione, al negozio di quartiere: il primo a sparire ma che tornerà specializzando l’esercizio, di alta qualità. Bisogna anche saper vendere, saper proporre, essere accattivanti. Oggi si preferisce pensare comodamente all’acquisto stando in poltrona”.
I televenditori in Veneto vanno alla grande: nonostante i costi, spuntano come funghi. Hanno successo soprattutto con le signore oltre i 50 anni, che acquistano di tutto.
Nota di Tito Brunelli.
Una sola riflessione. Prevedere un grande centro commerciale a Verona Est, vicinissimo a due già esistenti, altrettanto grandi, e 11 centri commerciali a Verona Sud, di cui tre enormi, è di per sé, per chi ragiona a base di buon senso, del tutto inconcepibile. Un’Amministrazione comunale che prevede tali interventi è colpevole di fronte alla città e ai cittadini, anche se, ma non è così, in altri settori avesse compiuto opere positive. Non lo possiamo permettere!
Costruire il più possibile. Perché ? Nota conclusiva di Tito Brunelli.
Perché abbiamo dedicato tanto spazio agli interventi di Comune di Verona, Provincia di Verona e Regione Veneto volti a facilitare l’edificazione e la cementificazione nei nostri territori?
Favorire in ogni modo il costruire sembrerebbe illogico, dal momento che di nuove abitazioni non c’è bisogno e che se ne possono recuperare tante invendute, sfitte, abbandonate o in stato di degrado. Invece, ovunque si ragioni di politica, si fa presente che il dovere delle Pubbliche Amministrazioni è quello di salvaguardare il territorio, che non va sprecato ma va valorizzato per il bene di tutti.
Se poi questa gara all’edificare si riscontra in tutta Italia, vien da chiedersi quali potenti forze puntino in questa direzione. Giusto e doveroso mantenere posti di lavoro, ma, se vogliamo vivere nella città bella, prima di occupare nuovo territorio, è doveroso recuperare aree ed edifici abbandonati.
“Report” e altre trasmissione televisive, da qualche tempo, aiutano a capire la realtà. Ci mostrano lo sviluppo apparentemente sconsiderato dell’edilizia, in particolare in Lombardia, in Liguria e in molte aree dell’Italia centro meridionale: non conta che si deturpi l’ambiente; che ci siano abitazioni, appartamenti e manufatti industriali vuoti. Conta è che i soldi girino e che quelli “sporchi”, legati alle mafie, siano riciclati ed entrino puliti nel circuito finanziario.
Guardando a Verona, un dato è certo: Regione, Provincia e Comune hanno bisogno di soldi e, cosa non nuova, vedono nei rapporti buoni e costanti con il mondo dell’edilizia una fonte privilegiata per portarne nelle casse pubbliche vuote: “Io, ente pubblico, ti permetto di costruire dove e come meglio credi e tu, associazione dei costruttori, mi dai i soldi che mi permettono, nelle attuali ristrettezze economiche, di realizzare opere pubbliche gradite ai cittadini e, di conseguenza all’Amministrazione”. E’ un convergere di interessi, in alcuni casi comprensibili. Ma quando questa diventa la normalità, ne soffrono la città e il territorio. Ecco perché quanto succede, in questi anni, a Verona e nel Veneto (ne abbiamo trattato negli articoli precedenti) è preoccupante: si torna alla edificazione selvaggia del dopoguerra: costruire per guadagnare. Al vivere bene, nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie, si penserà in seguito. Il rischio è l’edificare ad ogni costo, senza tener presente il dovere di curare la città e il bene dei suoi abitanti. Lo va ripetendo con chiarezza il sindaco Tosi, vantandosi addirittura delle sue scelte: scarseggiano i soldi; ne abbiamo bisogno ora; se per averli è inevitabile vendere uno spazio prezioso, sapendo che questa vendita blocca lo sviluppo armonico di un territorio, pazienza: “Ho bisogno di soldi”. Caso evidente è la vendita di uno spazio preziosissimo di fronte alla Fiera per fare l’ennesimo centro commerciale, sapendo che, con questa scelta, i grandi progetti sulla nuova città che ci si augurava crescesse a Verona Sud vanno in soffitta. Continua a leggere →
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