Archivi categoria: Situazione economica 2013

Costruire il più possibile. Perché ? Nota conclusiva di Tito Brunelli.

Perché abbiamo dedicato tanto spazio agli interventi di Comune di Verona, Provincia di Verona e Regione Veneto volti a facilitare l’edificazione e la cementificazione nei nostri territori?

Favorire in ogni modo il costruire sembrerebbe illogico, dal momento che di nuove abitazioni non c’è bisogno e che se ne possono recuperare tante invendute, sfitte, abbandonate o in stato di degrado. Invece, ovunque si ragioni di politica, si fa presente che il dovere delle Pubbliche Amministrazioni è quello di salvaguardare il territorio, che non va sprecato ma va valorizzato per il bene di tutti.

Se poi questa gara all’edificare si riscontra in tutta Italia, vien da chiedersi quali potenti forze puntino in questa direzione. Giusto e doveroso mantenere posti di lavoro, ma, se vogliamo vivere nella città bella, prima di occupare nuovo territorio, è doveroso recuperare aree ed edifici abbandonati.

“Report” e altre trasmissione televisive, da qualche tempo, aiutano a capire la realtà. Ci mostrano lo sviluppo apparentemente sconsiderato dell’edilizia, in particolare in Lombardia, in Liguria e in molte aree dell’Italia centro meridionale: non conta che si deturpi l’ambiente; che ci siano abitazioni, appartamenti e manufatti industriali vuoti. Conta è che i soldi girino e che quelli “sporchi”, legati alle mafie, siano riciclati ed entrino puliti nel circuito finanziario.

Guardando a Verona, un dato è certo: Regione, Provincia e Comune hanno bisogno di soldi e, cosa non nuova, vedono nei rapporti buoni e costanti con il mondo dell’edilizia una fonte privilegiata per portarne nelle casse pubbliche vuote: “Io, ente pubblico, ti permetto di costruire dove e come meglio credi e tu, associazione dei costruttori, mi dai i soldi che mi permettono, nelle attuali ristrettezze economiche, di realizzare opere pubbliche gradite ai cittadini e, di conseguenza all’Amministrazione”. E’ un convergere di interessi, in alcuni casi comprensibili. Ma quando questa diventa la normalità, ne soffrono la città e il territorio. Ecco perché quanto succede, in questi anni, a Verona e nel Veneto (ne abbiamo trattato negli articoli precedenti) è preoccupante: si torna alla edificazione selvaggia del dopoguerra: costruire per guadagnare. Al vivere bene, nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie, si penserà in seguito. Il rischio è l’edificare ad ogni costo, senza tener presente il dovere di curare la città e il bene dei suoi abitanti. Lo va ripetendo con chiarezza il sindaco Tosi, vantandosi addirittura delle sue scelte: scarseggiano i soldi; ne abbiamo bisogno ora; se per averli è inevitabile vendere uno spazio prezioso, sapendo che questa vendita blocca lo sviluppo armonico di un territorio, pazienza: “Ho bisogno di soldi”. Caso evidente è la vendita di uno spazio preziosissimo di fronte alla Fiera per fare l’ennesimo centro commerciale, sapendo che, con questa scelta, i grandi progetti sulla nuova città che ci si augurava crescesse a Verona Sud vanno in soffitta. Continua a leggere

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Ci sarà spazio per i centri commerciali?

Previsioni sui consumi. 

Novembre 2013. Consumi in calo anche nel 2014: un meno 0,2%, che segue il meno 2,4% del 2013 e il meno 4,2% nel 2012. In Veneto a soffrire maggiormente sono i 64.572 negozi al dettaglio, con un meno 2,2% che, come per tutto il Nord Est, è il dato peggiore in Italia (media meno 1,4% – il Sud: meno 1,3%. Novità: soffrono ipermercati (meno 0,4%), ingrosso (meno 375 unità), auto (meno 44 punti vendita), aziende di viaggio (meno 5%), ristorazione (meno 1%), editoria (meno 1,5%). Bene telecomunicazioni (+ 9%), trasporti (picco del 5% quelli aerei), grandi magazzini (+ 1,7%), supermercati (+ 1%), commercio ambulante (160 imprese in più dal 2000 al 2012. Totale: 10.608).

Riccardo Capitanio, presidente regionale giovani Confcommercio: “Per sopravvivere occorre il coraggio di cambiare, di rinnovarsi, di trasformarsi. Le politiche degli sconti e delle aperture domenicali non pagano. Per incentivare le vendite dobbiamo andare incontro alle esigenze dei consumatori, come: orario continuato, aiuto individualizzato, prenotare prodotti on line, spesa a domicilio, acquisto su appuntamento. Le nostre proiezioni prevedono un ritorno alla tradizione, al negozio di quartiere: il primo a sparire ma che tornerà specializzando l’esercizio, di alta qualità. Bisogna anche saper vendere, saper proporre, essere accattivanti. Oggi si preferisce pensare comodamente all’acquisto stando in poltrona”.

I televenditori in Veneto vanno alla grande: nonostante i costi, spuntano come funghi. Hanno successo soprattutto con le signore oltre i 50 anni, che acquistano di tutto.

Nota di Tito Brunelli.

Una sola riflessione. Prevedere un grande centro commerciale a Verona Est, vicinissimo a due già esistenti, altrettanto grandi, e 11 centri commerciali a Verona Sud, di cui tre enormi, è di per sé, per chi ragiona a base di buon senso, del tutto inconcepibile. Un’Amministrazione comunale che prevede tali interventi è colpevole di fronte alla città e ai cittadini, anche se, ma non è così, in altri settori avesse compiuto opere positive. Non lo possiamo permettere!

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Verona. Solo il coraggio crea avvenire

Sulla scena della globalizzazione, se i Paesi europei intendono competere e sfidare, con qualche possibilità di successo, l’agguerrita e quasi invincibile concorrenza di Cina, India, Corea,… hanno quale unica possibilità il puntare sulla qualità e sull’alto contenuto tecnologico dei loro prodotti. E’ come dire che far partire la crescita deve fondarsi su una coraggiosa politica di investimenti nel campo della scuola, dell’università e della ricerca.

Immaginiamo cosa sarebbe accaduto in Italia se, al profilarsi della crisi, avessimo investito nella ricerca. Abbiamo preferito penalizzare le fonti dalle quali scaturiscono le innovazioni, partendo dallo slogan: “Con la cultura non si mangia”.

Arriviamo alle straordinarie potenzialità di Verona:

– in alcuni settori dell’economia (agroalimentare, vino, marmo, dolciario) può essere ai primi posti  nel mondo;

– per il turismo non ha nulla da invidiare a molte capitali europee;

– in campo culturale possiede un patrimonio inferiore forse solo a Roma e Firenze; Continua a leggere

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Verona. Una città che sogna il suo “piccolo mondo antico”

Andrea Bolla, presidente uscente di Confindustria Verona, ha definito i politici veronesi ‘campioni delle chiacchiere’. Dice che una politica (su tutti il sindaco Tosi e il presidente della Provincia Miozzi) allineata e coperta a difesa delle proprie posizioni e in permanente attacco nei confronti dello schieramento avversario, ha stancato le categorie produttive.

Esempio: del trasporto pubblico di massa si parla da 15 anni, ma non se ne vede l’ombra. Unica missione in cui è stata impegnata la politica cittadina su questo tema è la corsa per mantenere in vita il finanziamento dello Stato. Per vedere alcune opere del programma 2007 dell’Amministrazione Tosi bisognerà aspettare un altro quinquennio. Molte dipendono anche da altri enti e istituzioni come Cariverona: non sono ancora decollate e non è detto che incontrino il consenso di tutto il mondo economico.

Pare che molti concordino sul ritardo di Verona. Continua a leggere

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Sbandano i rapporti tra Comune ed enti economici a Verona

Ha fatto bene il Comune di Verona a vendere il 24% delle quote della Fiera, per coprire il buco (circa 25 milioni) che impediva la chiusura del bilancio comunale 2012?

Le alternative non mancavano: vendere altri immobili comunali o parte della Verona Mercato spa, come proposto con un emendamento al bilancio. A detta del Comune, vendere le quote della Fiera era la soluzione più praticabile per coinvolgere istituzioni veronesi come Camera di Commercio e Cattolica Assicurazioni. Si è sostenuto che la Fiera ne sarebbe uscita rafforzata. Non è andata così. I  25 milioni della cessione delle quote Fiera hanno sanato le spese correnti del Comune. Solo briciole per l’ente fieristico. Continua a leggere

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Non riusciamo ad attrarre

Chi l’avrebbe mai detto che l’immigrazione si sarebbe ridotta e si sarebbe ripresa la valigia per “catar fortuna” all’estero? Nel 2011 nel Veneto sono arrivati poco più di 34.000 nuovi residenti, per lo più stranieri. Sono andati all’estero poco più di 9.000 persone, quasi equamente divisi tra stranieri e italiani. Dal 2008 è iniziata la flessione, con un recupero nel 2010 e un tonfo nel 2011. Espatri: la tendenza è sempre stata moderatamente crescente, con una accelerazione a partire dal 2008.

 Il Veneto rimane la quarta regione del Paese quanto a ingressi di immigrati, ma il flusso in entrata si riduce anno dopo anno e viene eroso dalla leggera crescita di flussi in uscita, oggi pari a cinque volte quelli di 10 anni fa, facendo del Veneto (dopo la Lombardia) la regione dove più alto è il numero degli abbandoni, che prendono la strada di casa o quella di nuovi Paesi dove ritentare l’avventura migratoria. Continua a leggere

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Investire davvero sull’innovazione. Un modello

(da scritti di Sandro Mangiaterra) 

Ci vorrebbe da noi un Fraunhofer, il maggior gruppo europeo di ricerca applicata. E’ a Monaco di Baviera. Nel 2009 ha aperto una sede a Bolzano. E anche grazie al Fraunhofer (1,9 miliardi di giro d’affari, nella stragrande maggioranza frutto di contratti con l’industria) che la locomotiva tedesca tira. L’istituto coordina le ricerche nei settori ad alto valore aggiunto e a forte tasso di sviluppo: il digitale, la green economy, le biotecnologie, il medicale. Un esempio di politica industriale. Giovani cervelli resterebbero in Italia se il terreno fosse fertile.

Proposta per il Veneto: studiare la fattibilità di fondere i parchi scientifici di Venezia, Padova, Treviso dando vita a un grande incubatore di saperi che dialoghi con il resto del mondo. Occorrono un coordinamento dell’innovazione e un indirizzo concordato. E’ questione centrale per il Nord Est e per l’Italia, bisognosa di un nuovo modello di sviluppo. Continua a leggere

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Sorpresa! Nel Veneto spariscono gli imprenditori

Marzo 2013. Padova. Viene presentato il Rapporto Nazionale del Global Entrepreneurship Monitor:  la più grande indagine mondiale sull’imprenditorialità. Parliamo di imprese, in particolare di quelle allo stato iniziale. Sorpresa. Il Nord Est arranca più del resto del Paese: le aree più dinamiche in Italia sono il Nord Ovest e il Sud (con il 23% sul totale); segue il Centro (19%); ultimi: le isole e il Nord Est, ex terra delle partite Iva.

Moreno Muffatto, padovano, professore di Gestione strategica delle organizzazioni:

“Paese bloccato, con forte paura di fallire. Nel 2012 il Nord Est è l’unica area con saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni di impresa (-0,4%). Disimpariamo a essere imprenditori. C’è  un deficit di iniziative di stimolo all’imprenditorialità da parte degli enti pubblici. Alto Adige, Trentino, Friuli, Emilia fanno di più. Contributi e incentivi sono per l’esistente, non per  iniziative volte a creare nuovi settori e nuove aziende. Gli studenti frequentano l’Università per trovare un posto di lavoro, non per crearselo. Vengono formati professionisti, ricercatori, al massimo manager, ma non imprenditori. Urge cambiare strada. Continua a leggere

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Il futuro di Verona

Il Comune di Verona continua le strategie del passato: diffuse colate di cemento armato e consumo del territorio, al fine di recuperare soldi e di creare lavoro. E’ modello di sviluppo che mostra i suoi limiti e favorisce perdita di territorio e degrado ambientale. Non può continuare così. Il ruolo delle Amministrazioni comunali è sempre meno erogare servizi (in parte demandati a società partecipate esterne) e sempre più governo del territorio nella prospettiva di individuare sviluppi futuri rispetto ai problemi nuovi, come la riqualificazione urbanistica e la gestione dell’immigrazione.

La crisi in atto e l’inadeguata politica industriale e di servizio locale mettono a nudo i nostri punti deboli e l’insostenibilità del modello di sviluppo dominante, abbandonato alle logiche di mercato. Non disponiamo poi di conoscenze, professionalità e competenze per un salto di qualità in termini di innovazione e di competitività. Pare che il competere dipenda dalla svalutazione del lavoro. Non si può poi sopportare una strategia sindacale difensiva, poco combattiva, sempre più accomodante, per cui i lavoratori si sentono abbandonati, rassegnati e avviliti.  Continua a leggere

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Fermare il declino di Verona: tutti insieme

In questi giorni due veronesi di pregio mi hanno detto parole che dico da anni:  “L’Amministrazione Tosi è la peggiore tra quelle che hanno governato Verona negli ultimi decenni: ha fatto quasi nulla. Nell’ultimo periodo, poi, Flavio Tosi fa il Sindaco di Verona a tempo perso: la sua mente è altrove. Si crede un leader nazionale, insostituibile per sollevare l’Italia in crisi”. E’ stato un dispiacere: vorrei che della mia città e dei suoi governanti si parlasse bene, perché operano bene. Purtroppo però queste persone dicono quella che anche a me pare la verità: lo dico da più di 5 anni, da quando ho verificato che il Flavio Tosi che ho conosciuto non è cambiato una volta eletto Sindaco. Resta un solista, che vede solo se stesso; che accetta gli altri se gli si sottomettono; che elimina i concorrenti; che vuole arrivare ai vertici della politica a Verona, in Veneto e in Italia. Continua a leggere

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