A chi, negli scorsi anni, ha seguito il percorso di Progetto Verona

Da un anno alcuni di noi sono tra i promotori del nuovo partito politico “Democrazia Solidale” con sigla “DemoS”, nato nel solco della Comunità di Sant’Egidio e che si ispira agli ideali cristiani. Con i due articoli che pubblichiamo sul nostro blog, richiamiamo alcune riflessioni fondamentali e vi informiamo di quanto avviene in questo partito, nella speranza che alcuni di noi possano trovarvi la strada per aiutare l’umanità a crescere .

Per chi fosse interessato ad approfondire le motivazioni che hanno fatto nascere DemoS può documentarsi nel sito internet “Https://www.democraziasolidale.it” dove si può leggere il manifesto del partito. Su Facebook invece si può cercare “democrazia solidale” per la parte nazionale e “demos veneto”per gli argomenti regionali

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Sintesi ragionata dell’assemblea di DemoS Veneto del 31 gennaio 2020

La democrazia non è di moda. Oggi ci sono tante dittature; parecchie, tra cui Russia e Turchia, si impongono con le elezioni. Possiamo chiamarle dittature democratiche (imposte con elezioni). Le dittature segnano la fine della democrazia. Un esempio in Italia: Salvini chiede contemporaneamente di essere eletto e di ottenere i pieni poteri. E’ una contraddizione. Eppure molti italiani sono d’accordo: Salvini li rassicura.

Le ‘novità’ dell’odierna democrazia. Lo scenario politico cambia ogni mese. La solidarietà non appartiene più al vocabolario; è moribonda. Il sistema politico ridiventa bipolare, con una diversità: il Centro Destra si ricompatta attraverso il dialogo tra i tre capi (Salvini, Meloni, Berlusconi); il Centro Sinistra invece fatica a fare unità.

Manca la coerenza. Un esempio: “Vado a Messa e voto Salvini”. In questo scenario spuntano le Sardine. Dicono: “Questo andazzo non ci piace. Occorrono serenità, proposte e lavoro, altrimenti i giovani se ne vanno e si separano gli anziani dai giovani”. Le Sardine si ribellano, “altrimenti non c’è speranza”.

DemoS, il nostro partito politico, ha il compito di intercettare il disagio di tanti e la realtà complessa; deve aver chiara la pluralità delle culture e fare opinione; deve strappare la gente alla paura. DemoS ama questa terra: l’unica che abbiamo e deve costruire una proposta politica. Non lo possono fare i gruppi Calenda e Renzi: lì decidono i due capi. Chi entra perde il diritto di parola. DemoS fa politica nella vita quotidiana, ricucendo i rapporti sociali e tenendo presente che quella italiana è una galassia di cento fiori, che faticano a diventare mazzo. DemoS deve fare di tanti pezzetti una unità. Deve parlare anche del positivo, come si fa in famiglia, e recuperare i grandi valori, insieme con chi ci sta. Partire dal basso è punto di forza, ma anche di debolezza: significa puntare su tempi lunghi.

Le elezioni regionali del prossimo maggio. Se eleggiamo una persona cominciamo a esistere politicamente. Come DemoS Vicenza e DemoS Verona facciamo rete con gruppi di Treviso, Padova e Belluno. Ciascuno porta i suoi valori. Possiamo puntare a una lista civica. Costruiamo noi Il percorso e il progetto. Non c’è la linea che arriva da Roma. Occorre creare consenso, che diventa voti. Occorrono programmi e candidati. Ci interessa il partito verde.

TEMI SU CUI PUNTARE.

Abbiamo il pensiero della Chiesa da valorizzare. Ci proponiamo di arrivare a 2-3 idee base, da comunicare oggi al popolo veneto e domani agli Italiani e agli Europei. Possono essere:

  • Unione Europea;

  • Ambiente e inquinamento;

  • Economia sostenibile: se gli attuali meccanismi economici aumentano la povertà e generano iniquità, dobbiamo pensare a un’altra economia;

  • Solidarietà e sussidiarietà, democrazia di prossimità, autonomia del Veneto nel contesto nazionale;

  • Fisco, agricoltura, informatica;

  • DemoS può creare contatti permanenti con molte associazioni per risolvere i loro problemi;

  • Educazione e scuola, per riaprire l’ascensore sociale. Il ruolo della scuola pubblica e di quella parificata – Educazione civica;

  • Innovazione: i fondi assegnati alle Università vanno gestiti dalla Conferenza delle Rettorie;

  • Famiglia, senza equivoci, a partire dalla sconfitta dell’inverno demografico;

  • Tener presenti i limiti dei social: non sostituiscono la democrazia;

  • Lavoro: i lavori sono destinati a cambiare; saranno altri rispetto agli attuali. Già succede!

  • Problemi legati alla Terza e alla Quarta Età.

Tito Brunelli 333 2795916

 

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Ci sono due modi (buoni) di fare politica

Primo. Fare politica ogni giorno, attenti a tutto ciò che riguarda la vita dei concittadini: “Tutto mi interessa di ciò che accade”, alla ricerca del bene comune. Significa prendere atto, con soddisfazione, di ciò che funziona, sempre tesi a migliorarlo ulteriormente. Bisogna però essere attenti anche a ciò che non funziona (in città, in Italia, in Europa, nel mondo) per puntare a una svolta positiva. Preso atto della realtà, chi fa politica sa che da soli si fa poco o niente; è necessario mettersi insieme con politici con prospettive simili alle nostre, tesi a essere a fianco di persone, famiglie, gruppi e aziende che hanno bisogno e/o mostrano capacità rilevanti. Primo dovere del politico è perciò osservare e studiare per capire, per elaborare visioni, programmi e proposte con chi la pensa come noi ed è disponibile a progettare insieme per favorire una crescita che si allarga e coinvolge molti. Il politico sa anche che deve essere pronto a entrare in una lista elettorale per promuovere le nostre idee e i nostri programmi e per chiedere il voto e il sostegno dei concittadini per vincere le elezioni , in modo da poter realizzare ciò che vediamo importante per tutti.

Secondo. Fa politica chi si informa e si lascia informare su quanto succede e si muove nel territorio, a tutti i livelli. Si tratta in particolare di leggere libri e giornali seri e di partecipare a incontri e iniziative organizzati da DemoS e da altri gruppi. Continua a leggere

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Domenica votiamo. Buon voto !

La maggioranza di governo ha impostato una campagna elettorale preoccupante. Possiamo ancora sopportarlo? Movimento 5 Stelle e Lega non hanno neppure tentato di spiegare che Europa vedono nel nostro futuro; hanno ripetuto slogan insulsi. Purtroppo anche gli altri partiti non ci hanno proposto obiettivi concreti, ma almeno qualcuno ha provato. Agli Italiani restano due sostegni: il Papa e il presidente Mattarella. Ricordiamo tre interventi determinanti del Presidente: ha ricucito i rapporti fra Italia e Francia, dopo le fratture provocate dai ‘politici’; ha preso l’iniziativa in occasione degli accordi tra Italia e Cina, per evitare una figuraccia, dopo la spaccatura pubblica tra Di Maio e Salvini; ha difeso l’indipendenza della Banca d’Italia contro la volontà, di settori della maggioranza, di riportarla sotto il controllo della politica. Dispiace che il dibattito sul futuro dell’Europa unita sia stato il grande assente in campagna elettorale. Nessuno dei temi che abbiamo elencato nei nostri articoli è stato affrontato con decisione, per cui, qualunque sia il risultato delle elezioni, non è chiaro il nostro futuro. Però (ed è questa la speranza) molti europei hanno maturato un po’ più di coscienza sulla importanza dell’Unione Europea. La grandissima maggioranza degli Europei vuole l’Unione Europea. Meglio: quando qualcuno ha detto che dell’Unione Europea possiamo fare a meno, moltissimi europei hanno espresso il loro disaccordo. L’Europa non può andare avanti come finora, ma se manca l’Unione Europea siamo perduti e gli Europei non lo vogliono. Sarebbe bello che cominciassimo a vedere davanti a noi un progetto impegnativo, un obiettivo grande: gli

Stati Uniti d’Europa.

Dipende da ciascuno di noi.

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Ascoltiamo Il presidente Mattarella

Rappresenta una luce per il popolo italiano e non solo

“L’Unione Europea, nella quale l’Italia vuole continuare a essere protagonista, necessita di completamenti, miglioramenti e adattamenti. La logica della storia però, più forte di polemiche, deviazioni e contestazioni, va verso l’integrazione tra persone e popoli. Non prevarranno blocchi e ostruzionismi , che portano alla paralisi.

Il sovranismo (“Ognuno è padrone a casa sua, nel proprio Stato”) non minaccerà l’Unione Europea. Proprio gli euroscettici risvegliano l’appartenenza degli Europei alla casa comune. Chi passa il tempo a denigrare le istituzioni e le politiche dell’Unione Europea mobilita la maggioranza della popolazione, che conserva la sua fiducia nell’Europa unita, al fine di evitare tensioni e conflitti che potrebbero risultare devastanti. E’ illusione che la nostra vita migliori se viviamo in uno splendido isolamento, senza regole e nel tentativo di affermare interessi esclusivi. Un mondo dominato dal sovranismo è senza amici e conduce a diffidenze crescenti, a frizioni e a nuovi conflitti, che rischiano di colpire tutti. Temiamo un vuoto politico che paralizzi il Vecchio Continente e gli impedisca di svolgere un ruolo utile nelle relazioni internazionali, con il pericolo di forti squilibri, capaci di mettere a repentaglio il progresso del pianeta.

L’appartenenza alla comunità internazionale non può essere parziale: quando conviene. E’ vero che la solidarietà è mancata e le regole fissate da enti internazionali, come l’ONU, sono risultate inefficaci. Esse però possono essere aggiornate o sostituite, ma non rimosse. Le difficoltà non vanno ignorate, ma neanche esagerate. Le sfide vanno gestite attraverso il dialogo, il confronto e il compromesso alto. Solo una soluzione europea e mondiale potrà permetterci di governare fenomeni che rischiano di scuotere il globo. Nessuna sfida, come le emergenze climatiche e le migrazioni, può essere affrontata e vinta da singoli paesi. Pur con i suoi limiti, è evidente il successo del cammino europeo in termini di pace, benessere e crescita sociale, a conferma del fatto che l’Europa è, prima di tutto, una comunità di valori, basata sul rispetto della dignità umana e della democrazia, sull’uguaglianza e sulla prevalenza del diritto.

Confido in particolare nei giovani, che sono francesi, italiani, tedeschi ed europei. Viaggiano in Europa in libertà e non vogliono rinunciarvi. Sono consapevoli di condividere un destino comune”.

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L’Europa al servizio della pace

Chi studia la storia europea scopre che è un susseguirsi di guerre. Due sono i periodi di pace: la pax augustea (i tempi dell’imperatore Ottaviano Augusto), e i 70 anni dopo la seconda guerra mondiale: l’epoca che stiamo vivendo. Per il resto del tempo gli Stati europei non hanno mai smesso di combattere tra loro per l’egemonia nel continente, fino ad arrivare all’autodistruzione nello scorso secolo, caratterizzato da due terribili guerre mondiali, che hanno sfasciato l’Europa, che ha perduto il primato a livello internazionale. Dobbiamo ripetercelo in continuazione: è da evitare che torni un nuovo XX Secolo: il secolo delle guerre e degli orrori, come la tragica adozione in Germania e in Italia delle leggi razziali. Oggi noi Italiani abbiamo due difese contro nuove guerre: la Costituzione repubblicana, fondamento della nostra democrazia, e l’Unione Europea, che mette insieme quasi tutti i popoli europei. Teniamo conto che, nell’area intorno al Mediterraneo, in Medio Oriente e nei Balcani sono numerose le crisi che potrebbero coinvolgerci. Continua a leggere

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Cattolici per l’Europa

Sono molti i cattolici che vedono la famiglia e l’accoglienza della vita come unico, grande valore da difendere e da promuovere. Molti di questi il 26 maggio voteranno “Fratelli d’Italia” o la Lega di Salvini; cioè voteranno contro l’Unione Europea. E’ importante cogliere la complessità della politica e considerare gli obiettivi delle singole elezioni. Il risultato è che la politica della famiglia non procede e l’Europa perde colpi.

Altri cattolici condividono la centralità della famiglia e dell’accoglienza della vita e cercano l’unità dei cattolici sui valori qualificanti. Contemporaneamente però guardano con urgenza e con fiducia all’idea e all’esperienza dell’Europa unita, in una visione ampia, capace di puntare agli Stati Uniti d’Europa.

Movimenti popolari di base, come il Movimento Federalista Europeo, e vari gruppi culturali e politici hanno radicata nella coscienza l’idea degli Stati Uniti d’Europa. La visione cattolica è per se stessa universale: vede il grande progetto della pace mondiale e della collaborazione internazionale.

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Quali dei partiti politici italiani sono favorevoli all’Unione Europea e quali contrari?

 

Certamente non è favorevole all’Europa la Lega di Matteo Salvini.

Altrettanto possiamo dire di “Fratelli d’Italia” di Giorgia  Meloni.

E’ ambiguo e non affidabile il Movimento 5 Stelle.

Restano il Partito Democratico, Forza Italia, + Europa e i gruppi della Sinistra, questi ultimi troppo divisi per poter conquistare  un ruolo.

E’ europeista “ + Europa”, nata intorno a Emma Bonino. Difficilmente però questo partito raggiungerà il 4% dei voti, necessario per avere degli eletti al Parlamento Europeo.

“Forza Italia fa parte del Partito Popolare Europeo, che ha, al suo interno, componenti europeiste e antieuropeiste.

Il Partito Democratico, inserito nel raggruppamento socialista e democratico, pur non sempre coerente, oggi è concorde nel sostegno all’Unione Europea, anche se lo slancio ideale fatica ad emergere.

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L’Unione Europea è un bene, un male o è indifferente che ci sia o non ci sia?

Il 26 maggio noi Europei eleggiamo il nuovo Parlamento europeo. La domanda a cui dare una risposta è una: l’Unione Europea è un bene, un male o è indifferente che ci sia o non ci sia? Ogni altra questione viene dopo. Da poco più di quattro mesi nessun partito politico italiano dice di non volere l’Unione Europea. Prima non era così.  Matteo Salvini dell’Europa diceva: “Me ne frego”. Lo stesso Salvini, Meloni e Di Maio parlavano dell’Unione Europea come di un male  da estirpare e da abbattere. Recenti sondaggi però hanno mostrato che la gran parte degli Europei, pur volendola modificare profondamente, vuole l’Unione: la ritiene fondamentale per la propria sopravvivenza nella competizione mondiale con gli USA, la Cina e la Russia. La situazione pare cambiata. Salvini e Meloni però aggiungono al ‘sì’ all’Unione Europea alcune parole pericolose: “Sì all’Unione Europe e Sì anche alla sovranità e all’autonomia di ogni Stato europeo”. Il che significa che l’Unione è destinata a non esistere. Se ogni Stato segue la sua strada e la decide indipendentemente dagli altri Stati e dai trattati, l’Unione è finita. Continua a leggere

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Sosteniamo la speranza

Se a 16 anni non immagini di poter cambiare il mondo, di sognare un futuro migliore; se non ti abbandoni agli slanci dell’adolescenza e pensi già al mezzo sorriso, alle montature mediatiche, ai complotti, beh, forse butti via gli anni degli slanci e dell’apprendistato. Quanto giovane sarà il nostro voto europeo? Le istanze dei ragazzi meravigliosi che riempiono le nostre piazze per la questione climatica saranno ascoltate e rappresentate? L’età minima per votare quale è? 18 anni? 16 anni? E per essere eletti? In Italia non è tema di attualità. Di Europe ce ne sono almeno 3: quella del rigore nordico; quella mediterranea, indisciplinata; quella illiberale che sorge a oriente. Occorre dare battaglia per costruirne una nuova: migliore. Serve capire che il futuro è il federalismo europeo; che non hanno senso tanti staterelli; che è necessaria una Unione Europea sovrana , non di sovranisti.

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