L’Unione Europea è un bene, un male o è indifferente che ci sia o non ci sia?

Il 26 maggio noi Europei eleggiamo il nuovo Parlamento europeo. La domanda a cui dare una risposta è una: l’Unione Europea è un bene, un male o è indifferente che ci sia o non ci sia? Ogni altra questione viene dopo. Da poco più di quattro mesi nessun partito politico italiano dice di non volere l’Unione Europea. Prima non era così.  Matteo Salvini dell’Europa diceva: “Me ne frego”. Lo stesso Salvini, Meloni e Di Maio parlavano dell’Unione Europea come di un male  da estirpare e da abbattere. Recenti sondaggi però hanno mostrato che la gran parte degli Europei, pur volendola modificare profondamente, vuole l’Unione: la ritiene fondamentale per la propria sopravvivenza nella competizione mondiale con gli USA, la Cina e la Russia. La situazione pare cambiata. Salvini e Meloni però aggiungono al ‘sì’ all’Unione Europea alcune parole pericolose: “Sì all’Unione Europe e Sì anche alla sovranità e all’autonomia di ogni Stato europeo”. Il che significa che l’Unione è destinata a non esistere. Se ogni Stato segue la sua strada e la decide indipendentemente dagli altri Stati e dai trattati, l’Unione è finita.

Al massimo ci potranno essere accordi tra singoli stati europei. Siamo lontani non solo dall’idea di Stati Uniti d’Europa, ma anche dall’attuale Unione Europea. E’ tempo di riconoscere, con orgoglio, che dell’Europa siamo parte, legati da una trama di scelte e di convenienze. Ce lo ricorda Romano Prodi: “Ci vuole qualcuno che dialoghi, alla pari, con Donald Trump e con Xi Jinping”. Sarà possibile se questo qualcuno avrà una grande forza popolare dietro.

Rileggiamo, quasi sorpresi, alcune parole di Guido Carli (Banca d’Italia) di qualche decennio fa: “L’essere Europa ci difende anche da noi stessi. Ci protegge innanzitutto dai nostri politici, gli attuali e i predecessori, che sempre hanno la tentazione di spendere qualche miliardo mettendolo sul conto dei contribuenti. Ci protegge anche dal prevalere della legge del più forte, da quel coacervo di egoismi, corporativismi e clientelismi che tendono a dirottare risorse a scapito dell’interesse generale. Le regole comuni dell’’Unione ci difendono anche dalla ingordigia di certe elite. Dunque, chiunque ci governi, il nostro interesse nazionale è di gran lunga meglio servito restando dentro le regole dell’Unione e nel mercato comune più grande del mondo”. I sondaggi mostrano che gli Italiani l’hanno capito e lo hanno fatto capire anche a chi li rappresenta, mitigandone le illusioni del far da sè. Forse il governo italiano ha cambiato strada sulla manovra economica dopo che l’asta dei BTP Italia, destinata alle famiglie, è andata male.

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Archiviato in Elezioni europee 2019

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