Ampia sintesi di una intervista a Giampiero Ciglini

Da “Il Corriere di Verona” dell’1 maggio 2016.

Il progetto “inceneritore di Ca’ del Bue” è tramontato per i seguenti mutamenti intercorsi:

– è caduta la possibilità di attingere ai contributi economici precedentemente previsti, in seguito a una normativa nazionale del 2012;

– sono cambiate le richieste: non più 190.000 tonnellate di rifiuti all’anno da trattare, ma 150.000.

In seguito alle mutate condizioni dall’epoca del bando (2010) a oggi, Urbaser, azienda che si è aggiudicata la gara, perché il piano finanziario regga, ha determinato la nuova tariffa della raccolta immondizie a Verona: passa dai 109 euro a tonnellata nel 2010 alle odierne 200 euro, cifra fuori mercato: contraria all’interesse pubblico. Infatti avrebbe inciso pesantemente nelle tasche dei veronesi con un aumento della tassa rifiuti (Tari). Ca’ del Bue così non sarebbe più risorsa per i veronesi, ma ulteriore tassa. A quel punto AGSM ha dichiarato che l’impianto cessa di essere di pubblico interesse e ha azzerato le procedure, a partire dalla gara.

Urbaser cerca un indennizzo: ritiene di poter incassare sui 3 milioni per i costi sostenuti. AGSM invece ritiene di chiudere la pratica senza sborsare danaro. I due enti cercano l’accordo. E’ in atto un confronto per una mediazione: non è colpa nostra se è finita così.

I soldi che Verona ha investito nel progetto sono130 milioni circa. Soldi non del tutto perduti.

L’impianto poi continuerà a lavorare circa 100.000 tonnellate di rifiuti all’anno,

buona parte della provincia di Verona, al prezzo di 140 euro a tonnellata.

Ca’ del Bue sarà un centro di selezione e trattamento di rifiuti e produrrà combustibile e una frazione organica che produrrà biogas (circa 400 mc al giorno); sarà usato come combustibile per i mezzi di AMIA, in parte per quelli di AGSM e forse, in futuro, per quelli di APT.

Non è prevista alcuna forma di combustione.

Nessun politico avrebbe avuto il coraggio di togliere Ca’ del Bue dal Piano rifiuti. Come AGSM abbiamo deciso di toglierlo per motivazioni strettamente industriali, oltre che economiche e sociali. Il problema è che la Regione deve smaltire 175.000 tonnellate di rifiuti all’anno. Noi ne smaltiremo 100.000; ne restano 75.000. Serviranno le discariche, che però andranno a esaurimento nel 2021. Cosa faremo? Porteremo rifiuti e residui fuori regione? Dovremo subire tariffe e costi decisi da altri? Se Ca’ del Bue avesse funzionato, avrebbe azzerato la necessità di discariche. Dati alla mano, a Brescia, Padova e Bolzano, dove ci sono impianti simili, un termovalorizzatore impatta molto meno di una discarica. Le tecnologie sono migliorate e affidabili. L’incenerimento con produzione di energia e le discariche sono due sistemi di smaltimento incompatibili e configgenti. E’ un’occasione persa.

I Veronesi devono sapere cosa ha determinato questa lunga odissea sfociata in un nulla. All’origine dell’insuccesso di Ca’ del Bue c’è, a mio avviso, il disastro di Seveso del 1976: era allarme diossina dell’Icmesa. Il giusto obiettivo era evitare la produzione di diossina; si è perciò cercata la combustione perfetta, ricorrendo, nelle caldaie, alla tecnologia a letto fluido, allora sperimentale nell’applicazione ai rifiuti. Nel caso Ca’ del Bue la combustione del rifiuto urbano non era stabile e impediva la combustione ottimale.

La mancata realizzazione di Ca’ del Bue è un’occasione persa. Lo confermano gli studi preliminari dell’art 35 del “Salva Italia”: il Ministero dell’Ambiente sostiene che il Veneto, senza Ca’ del Bue, avrà un eccesso di 175.000 tonnellate di rifiuti all’anno rispetto alla capacità degli attuali impianti. La Regione ha due strade: aprire nuove discariche (ma nel 2021 queste dovranno chiudere per esaurimento) o smaltire i rifiuti fuori Regione, costretti a lasciare in mano altrui questo servizio pubblico essenziale: lo smaltimento dei rifiuti. Li porteremo in Lombardia o all’estero. Non saremo in grado di controllare i costi e ci dovremo affidare al mercato.

E la politica in tutto questo? Io sono un tecnico. Non entro in settori che non mi appartengono. E’ indubbio però che su Ca’ del Bue è mancata l’unione di intenti della classe politica. Chi nel 2006 sosteneva Ca’ del Bue oggi esulta per la fine del progetto …”.

A Brescia intanto l’inceneritore genera utili (guadagna dai 60 ai 65 milioni all’anno): è decollato negli stessi anni di Ca’ del Bue e adesso fa grandi entrate. Ha l’80% di teleriscaldamento in città e ha pagato buona parte della metropolitana. La differenza? A Brescia sono partiti decisi sul progetto e sono andati avanti. Noi abbiamo fatto errori madornali anche dal punto di vista progettuale. Li abbiamo pagati con gli interessi.

Aspetto positivo: adesso può decollare la possibile aggregazione con altre multi utility.

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Archiviato in AGSM, Cà del Bue, Inceneritore, Urbanistica

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