Voglia o no, insieme saremo (e siamo) il popolo italiano
Luca Zaia (Presidente del Veneto): “il multiculturalismo è morto e sepolto”. Fatto secondo lui positivo, conseguenza della fermezza con la quale i Veneti rifiutano di “nascondere la propria identità e la propria storia per dialogare con le comunità di immigrati. Chi decide di vivere nel nostro territorio deve conoscerne le leggi, i valori, la cultura e la fede”.
Curi. Emerge una concezione della società, nella quale si cancellano di fatto le differenze, in nome di un processo di omogeneizzazione (tutti eguali) non limitato al rispetto delle leggi, ma esteso a ogni espressione culturale ed esistenziale. Chi decide di vivere qui deve rispettare le norme a cui ogni cittadino è sottoposto (cosa giusta) e anche condividere (per quale ragione?) lingua, cultura, fede degli autoctoni. Ma la soggezione alla legge e la condivisione delle fedi religiose non possono essere poste sullo stesso piano. La società a cui pensa Zaia è costituita non da ‘distinti’, tenuti insieme da vincoli sociali fondamentali, ma da ‘uguali’ o resi tali più o meno coercitivamente: differenze e distinzioni vanno eliminate in nome di una società omologata, arroccata su se stessa, indisponibile a processi di rinnovamento.
Con quali strumenti e con quale cultura di governo si può affrontare un fenomeno imponente, articolato e duraturo come l’immigrazione? La risposta va cercata insieme, anche perché, voglia o no, insieme saremo (e siamo) il popolo italiano.