Il confronto appare senza sbocchi, ma ecco la novità
20 giugno 2008: assemblea dei soci dell’Ente Fiera. Non si parla di ricapitalizzazione ed è sempre più incerta la sorte dell’area dell’ex mercato ortofrutticolo. Emerge una proposta del presidente di Camera di Commercio Fabio Bortolazzi: la Fiera distinguere, al suo interno, proprietà e gestione. Allo scopo può ripensarsi in due direzioni coordinate, come:
– un ente autonomo senza scopo di lucro, in mano pubblica, formato dagli attuali soci istituzionali, con la maggioranza detenuta dal Comune di Verona. Tale ente è proprietario del patrimonio immobiliare e dei grandi marchi che sono il vero segnale di riconoscimento della Fiera: Vinitaly, Fiera Agricola, Fiera Cavalli, … Valore stimato: 80 milioni. Immobili e marchi, nelle mani dell’ente, sono assicurati alla città di Verona;
– una spa, aperta ai privati, che gestisce gli immobili, le manifestazioni e gli eventi. All’inizio la struttura societaria della spa è la fotocopia di quella dell’ente, col Comune socio di maggioranza; in seguito potranno entrare privati ed enti pubblici. Tramite la spa sarà possibile attrarre gli investimenti necessari a potenziare strutture e iniziative. Come spa corre i rischi di tutte le imprese: può guadagnare e può perdere. Il canone di locazione sarà vantaggioso perché l’ente che lo stabilisce non ha scopo di lucro. Si può sperare di ottenere fondi pubblici tramite l’ente da un lato e investimenti privati tramite la spa dall’altro. Gli utili li farà la società di gestione, che potrà aprirsi ad altri privati, investire, aumentare la produttività. I nuovi soci entrano solo nella società di gestione; mentre marchi e patrimonio restano unicamente ai soci attuali, cioè alla città. Ne è garanzia l’Ente autonomo proprietario del patrimonio.
Questo sdoppiamento tra immobiliare e gestione era allo studio anche dalla precedente Amministrazione. Un confronto costruttivo può verificare le possibilità che la Fiera mantenga le caratteristiche di ente e sia posta nelle condizioni di aprirsi ai privati per accrescere le sue risorse.
* Questioni aperte:
– il Comune può valutare positivamente una spa controllata al 51% dall’ente Fiera, che, a sua volta, è controllata dal Comune per più del 50% . Privatizzando il fronte gestionale, però, si rischia di non controllare più la proprietà dei marchi.
– di quali capitali potrà disporre la spa per operare?
– alcuni soci finanziari, Banco Popolare in particolare, chiedono la trasformazione della Fiera in spa, ma non lo sdoppiamento. Occorre fare chiarezza.
– va verificata l’effettiva esistenza di investitori e di soci della spa.
– la decisione del Comune di vendere parte delle sue quote potrebbe essere superata. Prima è opportuno verificare i nuovi progetti.
– la regione Veneto si fa avanti per acquistare azioni del Comune.
* Motivazioni contrarie:
– la Fiera ha compiti non solo economici, ma anche di valorizzazione di Verona e di promozione sociale; essi svanirebbero in una logica imprenditoriale;
– le maggiori Fiere europee sono tutte di natura pubblica. Basta verificare in Germania;
– la Fiera di Padova, una volta diventata spa, è crollata. Perché?;
– i privati, nella maggior parte, possono essere favorevoli solo per moltiplicare il loro patrimonio.
Al termine dell’assemblea, i soci nominano due consulenti, uno legale (lo studio Giti, Pavesi, Versoni) e uno tecnico industriale (la società McKinsey) per avviare la modifica della struttura della Fiera. Il mandato ai due advisor è di “redigere un piano di costituzione e un piano economico della spa, che inizialmente avrà gli identici equilibri societari dell’Ente Fiera, che rimarrà proprietario del patrimonio immobiliare e dei marchi fieristici. che saranno dati in concessione alla nuova spa”. Il rappresentante del Comune, assessore Paloschi, è d’accordo.
Fabio Bortolazzi è soddisfatto: “L’Assemblea ha preso un indirizzo che permetterà alla Fiera di porsi sul mercato con una società in grado di attirare capitali e al contempo di rimanere indissolubilmente proprietà della città”.
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Riflessioni. L’Ente Fiera.
Il confronto appare senza sbocchi, ma ecco la novità
20 giugno 2008: assemblea dei soci dell’Ente Fiera. Non si parla di ricapitalizzazione ed è sempre più incerta la sorte dell’area dell’ex mercato ortofrutticolo. Emerge una proposta del presidente di Camera di Commercio Fabio Bortolazzi: la Fiera distinguere, al suo interno, proprietà e gestione. Allo scopo può ripensarsi in due direzioni coordinate, come:
– un ente autonomo senza scopo di lucro, in mano pubblica, formato dagli attuali soci istituzionali, con la maggioranza detenuta dal Comune di Verona. Tale ente è proprietario del patrimonio immobiliare e dei grandi marchi che sono il vero segnale di riconoscimento della Fiera: Vinitaly, Fiera Agricola, Fiera Cavalli, … Valore stimato: 80 milioni. Immobili e marchi, nelle mani dell’ente, sono assicurati alla città di Verona;
– una spa, aperta ai privati, che gestisce gli immobili, le manifestazioni e gli eventi. All’inizio la struttura societaria della spa è la fotocopia di quella dell’ente, col Comune socio di maggioranza; in seguito potranno entrare privati ed enti pubblici. Tramite la spa sarà possibile attrarre gli investimenti necessari a potenziare strutture e iniziative. Come spa corre i rischi di tutte le imprese: può guadagnare e può perdere. Il canone di locazione sarà vantaggioso perché l’ente che lo stabilisce non ha scopo di lucro. Si può sperare di ottenere fondi pubblici tramite l’ente da un lato e investimenti privati tramite la spa dall’altro. Gli utili li farà la società di gestione, che potrà aprirsi ad altri privati, investire, aumentare la produttività. I nuovi soci entrano solo nella società di gestione; mentre marchi e patrimonio restano unicamente ai soci attuali, cioè alla città. Ne è garanzia l’Ente autonomo proprietario del patrimonio.
Questo sdoppiamento tra immobiliare e gestione era allo studio anche dalla precedente Amministrazione. Un confronto costruttivo può verificare le possibilità che la Fiera mantenga le caratteristiche di ente e sia posta nelle condizioni di aprirsi ai privati per accrescere le sue risorse.
* Questioni aperte:
– il Comune può valutare positivamente una spa controllata al 51% dall’ente Fiera, che, a sua volta, è controllata dal Comune per più del 50% . Privatizzando il fronte gestionale, però, si rischia di non controllare più la proprietà dei marchi.
– di quali capitali potrà disporre la spa per operare?
– alcuni soci finanziari, Banco Popolare in particolare, chiedono la trasformazione della Fiera in spa, ma non lo sdoppiamento. Occorre fare chiarezza.
– va verificata l’effettiva esistenza di investitori e di soci della spa.
– la decisione del Comune di vendere parte delle sue quote potrebbe essere superata. Prima è opportuno verificare i nuovi progetti.
– la regione Veneto si fa avanti per acquistare azioni del Comune.
* Motivazioni contrarie:
– la Fiera ha compiti non solo economici, ma anche di valorizzazione di Verona e di promozione sociale; essi svanirebbero in una logica imprenditoriale;
– le maggiori Fiere europee sono tutte di natura pubblica. Basta verificare in Germania;
– la Fiera di Padova, una volta diventata spa, è crollata. Perché?;
– i privati, nella maggior parte, possono essere favorevoli solo per moltiplicare il loro patrimonio.
Al termine dell’assemblea, i soci nominano due consulenti, uno legale (lo studio Giti, Pavesi, Versoni) e uno tecnico industriale (la società McKinsey) per avviare la modifica della struttura della Fiera. Il mandato ai due advisor è di “redigere un piano di costituzione e un piano economico della spa, che inizialmente avrà gli identici equilibri societari dell’Ente Fiera, che rimarrà proprietario del patrimonio immobiliare e dei marchi fieristici. che saranno dati in concessione alla nuova spa”. Il rappresentante del Comune, assessore Paloschi, è d’accordo.
Fabio Bortolazzi è soddisfatto: “L’Assemblea ha preso un indirizzo che permetterà alla Fiera di porsi sul mercato con una società in grado di attirare capitali e al contempo di rimanere indissolubilmente proprietà della città”.
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