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L’autodifesa del presidente Luca Zaia e soci.

– Zaia. “Il Piano casa non produce, anzi evita la cementificazione. Le 60.000 autorizzazioni richieste per ampliamenti, in base a primo e secondo Piano casa, hanno portato a un risparmio di 20.000 lotti di terreno. Se in passato avessimo reso possibile ampliare o frazionare le vecchie case coloniche e i vecchi residence, non si sarebbe riempito il territorio di nuove costruzioni. Chi ha ampliato casa sua negli ultimi anni, se non avesse potuto fare i lavori, avrebbe cercato una nuova casa”.

– Zorzato. “Il vecchio Piano casa è stato applicato solo dal 60% dai Comuni. Non è accettabile che ci siano veneti di serie A che possono usufruire del Piano e altri di serie B che non possono. Rispetto i Sindaci, ma questa volta non sono d’accordo con loro”.

– Andrea Bassi, presidente commissione Urbanistica: “Il Piano casa riguarda edifici esistenti, non nuovi edifici. Se ne condiziona l’ampliamento all’uso di fonti di energia rinnovabili e alla qualificazione dell’intero edificio dal punto di vista sismico. Si demoliscono edifici esistenti e, in loro luogo, si ricostruiscono nuovi fabbricati, con una maggiore volumetria certo, ma obbligando chi interviene all’adeguamento energetico o bioedilizio. Non corrispondono a verità ampliamenti in corpi edilizi separati nel bel mezzo di un prato in montagna: ma, dico, stiamo scherzando? Come si fa a non capire che questa possibilità esiste, ma in zona propria? La destinazione d’uso del terreno è il parametro fondamentale. Il Piano casa è una legge di deroga; due in particolare: quella prevista dall’art. 3 quater (edifici residenziali in zona ad alta pericolosità idraulica e geologica si possono demolire e spostare, con un bonus volumetrico, in altra zona) e quella prevista dall’art. 9 comma 2 bis (gli edifici situati in zona impropria possono recuperare l’intera volumetria e cambiare la destinazione purché la nuova sia prevista dalla disciplina edilizia di quella zona, stabilita dal piano regolatore comunale). Continua a leggere

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Archiviato in Cementificazione, Piano casa, Piano degli Interventi 2011, Piano territoriale regionale, PTRC, Regione Veneto, Urbanistica

Scelte incoerenti e strane: Costruite quello che volete. Come si spiega?

Novembre 2013. Sul nuovo Piano casa, la Lega Nord (Sindaci e direzione veneta) non si arrende e litiga con la Lega Nord (Consiglieri, Assessori e Presidente regionali) perché cancella il potere dei Comuni in campo urbanistico, imponendo l’applicazione del Piano in modo uniforme sul territorio regionale. “I consiglieri della Lega Nord in commissione hanno votato unanimi a favore del Piano. In aula votino secondo il chiaro indirizzo politico del partito”. Non accade. I Sindaci, dichiarati baluardo della politica della Lega Nord, sono estromessi dalla Lega Nord dal controllo del territorio. La legge consente ampliamenti incontrollati di abitazioni, aree industriali e capannoni.

– Federico Caner, capogruppo della Lega Nord in Regione: “Le esigenze dei Comuni sono priorità: i Sindaci vanno ascoltati. Ma non sono loro a dettare la linea ai consiglieri regionali; c’è un partito e c’è il gruppo regionale, eletto per decidere”.

– Andrea Bassi, presidente leghista della commissione: “Ho detto ai Sindaci: “sì” a modifiche, a patto che non minino l’impianto del provvedimento”.

– Partito Democratico: “Con il pretesto dell’omogeneità tra i territori, il Centro Destra approva un provvedimento che azzera ogni programmazione, ogni controllo urbanistico e ogni potere di interdizione da parte dei Comuni e impone il centralismo regionale”. Ed ecco i Sindaci: Continua a leggere

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Il mondo dell’edilizia vuole certezze: I costruttori trovano in Flavio Tosi e Vito Giacino un riferimento decisivo.

Ottobre 2013. Edilizia in affanno a Verona. Dal 2008 aziende edilizie e dipendenti sono diminuiti del 30%. Le categorie imprenditoriali e professionali incontrano, periodicamente, il sindaco Tosi per valutare come il P.I. possa essere occasione di ripresa dell’edilizia. Fortunato Serpelloni, presidente dei costruttori: “I tempi di risposta devono essere certi. Per aprire i cantieri devono bastare 3 mesi, non 6. Dobbiamo ritrovare l’energia che l’Amministrazione dimostrò nel 2007: di fronte al PAT rientrato da Venezia, lacunoso, in un anno diede vita a un nuovo strumento. Verona, grazie anche al suo primo cittadino, può diventare modello a livello nazionale nel settore dell’edilizia”.

Giacino: “Il Piano degli Interventi tutela l’urbanizzazione e incentiva la riqualificazione attraverso il recupero di strutture dismesse anche con cambio di destinazione d’uso. Se arrivano domande per un nuovo bando, l’Amministrazione è disponibile ad aprirlo”.

Il sindaco Flavio Tosi si è impegnato a farsi interprete a Roma delle richieste dei costruttori.

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Verona risponde “no” ad alcune norme regionali sulle nuove edificazioni: A chi spetta decidere?

Ottobre 2013. Sale la contesa tra Verona e Venezia, in particolare sull’art. 38 del PTRC che definisce “aree strategiche” e, quindi, da progettare in accordo con la Regione, quelle nel raggio di 2 chilometri da caselli autostradali e uscite da tangenziali e stazioni ferroviarie.

Obiettivo che la Regione dichiara: evitare intralci nei progetti di mobilità, come può essere un capannone o un supermercato dove la Regione prevede uno svincolo. Secondo Comune e Provincia di Verona questa norma vincola buona parte del territorio e costringe a concordare con Venezia ogni intervento.

Marino Zorzato, assessore all’Urbanistica, rassicura: “Non vogliamo aumentare la burocrazia, ma facilitare la vita ai Comuni”. Conferma però che le aree non urbanizzate dovranno essere pianificate attraverso “progetti strategici regionali”. La Regione ha già fatto scattare le misure di salvaguardia sulle aree in questione, in attesa dell’approvazione del Consiglio.

Se il Comune ha pianificato in determinate aree una urbanizzazione, non può procedere: diventano necessari gli accordi con la Regione. Non si procede senza l’assenso preventivo di Venezia. L’allora assessore Giacino: “In sostanza non si muove foglia che Regione non voglia, anche per i piani urbanistici attuativi (PUA). Non si arrivava a tanto nemmeno ai tempi dei PRG. Ogni carta passerà da Venezia. Come faremo a dare risposte rapide? Il sindaco Tosi e io chiederemo un incontro con l’assessore Zorzato per cercare un accordo, sollecitati dagli imprenditori edili. Se le nostre osservazioni non saranno accolte ci vedremo costretti a ricorrere al TAR”.

–  Dicembre 2013. Blocco all’art. 38 del PTRC, per il quale gran parte del territorio veronese sarebbe stato vincolato alla programmazione regionale. Un emendamento al Piano casa prescrive: “Dall’entrata in vigore della presente legge, sino all’approvazione da parte del Consiglio regionale del PTRC, non si applicano le disposizioni dell’art. 38”: colpo di spugna ai vincoli. Le Amministrazioni locali non abdicano ai propri poteri di decidere come, cosa e dove costruire.

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Il dibattito sul Piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC).

“La terra è in sofferenza e noi sembriamo impegnati ad aumentare questa sofferenza” (don Albino Bizzotto).

Sul PTRC la maggioranza regionale è d’accordo: “garantisce una maggiore tutela del territorio”.

Per Massimo Giorgetti (assessore regionale PdL) le nuove norme rimettono in moto l’edilizia innovativa che fa risparmiare energia. “Si incentivano la modernizzazione e la qualificazione degli edifici con criteri di risparmio energetico, premiando e concedendo cubature ai proprietari che abbattono brutture, edifici e capannoni vecchi sostituendoli con strutture nuova, edificate con criteri antisismici e con sistemi di risparmio energetico”. Chiede polemicamente: “Se un edificio consuma il 10% dell’energia rispetto a una vecchia costruzione è un danno o un beneficio per l’ambiente?”.

Protestano le associazioni ambientaliste: “E’ il via libera alla cementificazione selvaggia”.

– Giorgio Massignan (Italia Nostra): “Il piano non blocca il consumo di suolo agricolo; non recupera i milioni di metri quadri di edilizia non utilizzati; non razionalizza la mobilità regionale con infrastrutture per il trasporto pubblico e su rotaia; non tutela il paesaggio. Prevede che il 40% delle nuove aree edificabili sia di espansione. Conferma 20 grandi opere stradali. Prevede enormi insediamenti urbanistici, estranei al contesto economico, sociale e ambientale del territorio, come il MotorCity, che cancella una superficie coltivata ampia come la città di Ferrara: 4.580.000 mq.

Nell’arco di due chilometri dai caselli autostradali e dalle stazioni ferroviarie, la destinazione d’uso dei terreni sarà decisa, al di sopra di ogni pianificazione comunale, con trattativa tra proprietari e Giunta regionale. Molti politici continuano a farci credere che la cementificazione è il solo modo per superare la crisi economica”.

– Italia Nostra denuncia i “milioni di mc di territorio cementificato  Continua a leggere

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“Costruite! Costruite!”: Tocca alla Regione.

Arriva anche il Piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC).

Aprile 2013. La Giunta regionale adotta il PTRC, che sovrintende i piani comunali. In occasione delle alluvioni di primavera, il presidente regionale Zaia ha dichiarato: “Non si può vivere in simbiosi con il cemento. Basta cementificazione del territorio”. Un sogno che apre il cuore! Ma la verità è altra: la tutela del territorio divide.

 Il Veneto, negli ultimi 40 anni, ha perso il 18% della sua superficie agricola (180.000 ettari. L’equivalente della provincia di Rovigo) occupata da ville a schiera, palazzi, capannoni. Nella crisi, case vecchie e capannoni, che erano fonte di milioni di entrate per costruttori e Comuni, si svuotano. Che si fa? La Regione risponde con la legge: “Disposizioni urgenti per il contenimento del consumo del suolo, la rigenerazione urbana e il miglioramento della qualità insediativa”: “legge anti cemento” dice Zaia, che ne sottolinea la filosofia di fondo: frenare i mastodonti dello shopping; fermare il consumo di suolo usando al meglio gli spazi compromessi e contenendo il consumo di terreno agricolo; recuperare aree degradate e spazi verdi; rilanciare l’agricoltura; sviluppare il turismo del paesaggio; difendere l’equilibrio idrogeologico del territorio.Le novità annunciate:

Prima. ‘No’ ad aree di nuova urbanizzazione (quelle dei Piani di Intervento – P.I.), se i provvedimenti attuativi non saranno approvati entro un anno dall’entrata in vigore della legge, fino a quando la Regione delibererà dove e come costruire, assegnando ai Comuni “obiettivi di riduzione del cemento”. Attenzione però: eccetto gli interventi pubblici e quelli del Piano casa. Brividi!

Seconda. Si consente al proprietario di riportare un proprio terreno da edificabile ad agricolo, svuotandolo della sua potenzialità edificatoria. Continua a leggere

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