Il regolamentino interno del M5S prevede che gli eletti in Parlamento e nei consigli regionali devolvano parte delle loro entrate al Fondo per il microcredito alle imprese (Fondo), gestito dal Ministero dello Sviluppo e dell’Economia. Dello stipendio (5.000 euro al mese) devono restituire 1.800 euro; della diaria (circa 3.500 euro al mese, a seconda delle presenze alla Camera e al Senato) e delle spese per l’esercizio del mandato (3.700 euro al mese circa, più un bonus ogni 4 mesi, per un totale di circa 4.000 euro) devono restituire i soldi non spesi per l’attività parlamentare: collaboratori e consulenti, iniziative sul territorio, alberghi, ristoranti, benzina. Più alte sono queste spese, meno si restituisce, il che ha spinto alcuni a gonfiare gli importi di spesa. Il sistema si basa sulla fiducia: va bene la cifra che il parlamentare dichiara: non ci sono pezze giustificative. Dalla fine del 2013 al 9 febbraio 2018 i parlamentari 5 Stelle hanno versato al Fondo 23.200.000 euro.
Il Fondo concede garanzie pubbliche su prestiti fino a 25.000 euro a lavoratori autonomi e piccole imprese con non più di 5 dipendenti. Nei 5 anni le richieste di garanzia accolte dal Fondo sono 8.082. Il 70% (5.134) arrivate da piccole imprese del commercio; le altre dal mondo dei servizi e dall’industria. Più della metà delle garanzie concesse (4.820) è andata a favore di imprenditori del Sud; 1.752 del Nord; 1.510 del Centro. Le Regioni con più prestiti sono Sicilia (1.535) e Campania (1.382). Sono in corso 5.735 operazioni di microcredito. Nella maggior parte dei casi il prestito è già stato restituito (e l’operazione è conclusa) o è in corso di restituzione. Quanto rientrato viene assegnato per altri prestiti. In 97 casi i crediti concessi non sono stati restituiti, con una perdita di 1.500.000 euro. In 4 casi l’azienda è fallita, per cui il Fondo ha perso 78.778 euro.
Alcuni eletti 5 Stelle (una buona parte ricandidati) hanno falsificato le restituzioni. C’è chi, come Di Battista, ha trattenuto migliaia di euro per pagare gli avvocati che li difendono dalle querele. C’è chi, come la Lombardi, denuncia che un ladro le ha rubato la borsa in cui c’erano gli scontrini. Tutto in ordine sul piano legale: non è fuori legge che alcuni parlamentari si siano trattenuti soldi che sono loro. Il fatto grave è che queste persone hanno sottoscritto delle norme, imposte dal Movimento, e poi si sono comportate in altro modo. Per un Movimento che sostiene di essere formato da persone ‘diverse’: migliori, la disonestà è sul piano morale. Non è poi giustificabile che le cifre che i parlamentari devono restituire vengono gonfiate, così da ridurre l’avanzo da riconsegnare al Fondo e intascare più soldi. E’ pure grave che tutti sanno, ma nessuno dice niente, anche perché non c’è nessun controllo.
Luigi Di Maio, capo dei 5 Stelle, una volta verificato che, a causa di donazioni non effettuate, mancano al Fondo circa 800.000 euro, ha imposto la linea dura: chi (almeno una decina di persone) non è in regola con i versamenti è fuori dai 5 Stelle. Conclude: “Ho sbagliato a fidarmi. Il Movimento chiederà a chi si è rivelato massone; a chi paga un affitto di 7 euro per un alloggio polare; a quanti non hanno restituito i soldi e a chi ha mostrato comportamenti indegni, di rinunciare al posto in Parlamento”. Gli ex parlamentari e i candidati coinvolti sono stati deferiti al Collegio dei Probiviri che dovrà scegliere se sospenderli o espellerli dal Movimento. La realtà però non è semplice: gli eletti potranno essere esclusi dal Movimento, ma non dal Parlamento: solo le Camere votano le dimissioni di un eletto. Nel frattempo gli eletti possono aderire al gruppo misto.
Nota. La scelta per cui gli eletti restituiscono agli italiani parte del ricavato dalla politica è encomiabile: va tutta a vantaggio di chi l’ha proposta. E’ il meglio delle decisioni di Grillo. Magari gli altri partiti avessero fatto altrettanto!
Rivolta in Veneto
Ferdinando Garavello, responsabile stampa M5S in Veneto,
scrive ai candidati 5 Stelle: “In campagna elettorale faremo molta comunicazione negativa sui partiti e sui candidati che corrono in Veneto. Quindi ognuno di voi cerchi i diretti concorrenti e tiri fuori il peggio che si può di ciascuno di loro: nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro. Buon divertimento!”. Alle critiche Garavello nota: “E’ operazione trasparenza. E’ giusto che i cittadini sappiano chi va a chiedere il loro voto e chi si propone per rappresentarli nelle istituzioni. Inoltre conoscere a fondo i propri avversari, in particolar modo con il sistema dei collegi uninominali, aiuterà i candidati nella campagna elettorale” . Anche Di Maio pubblica sul blog M5S la lista degli impresentabili dei partiti.
Il consigliere regionale M5S, Patrizia Bartelle, e altri 16 del Movimento, consiglieri comunali nel bellunese, firmano un documento in cui si dissociano da una campagna elettorale fatta di calunnie e provocazioni sulla base del “così fan tutti”. Sostengono che quanto viene chiesto non è in linea con i principi del Movimento. “Non è ammissibile affrontare la campagna elettorale con infamia e meschinità. La nostra metodologia di comunicazione non può mirare a screditare l’avversario politico; non possiamo intenzionalmente cercare di spargere fango come la peggiore stampa scandalistica è solita fare. Se qualcuno che opera in nome e per conto del Movimento ha commesso un atto così deprecabile crediamo che debba rassegnare le dimissioni senza indugio. Abbiamo aderito ad un codice etico chiarissimo. E’ il momento di prendere posizione con chiarezza sul confine tra ciò che è lecito e ciò che è inaccettabile nella lotta politica”. C’è chi dichiara “squallidi” questi fatti; “schifosa” la caccia alle streghe; “settaria e pericolosa” l’inquisizione; “molto basso” il livello del fare politica. Il timore è che il Movimento si stia trasformando, adottando gli stessi comportamenti dei partiti. L’impressione è che l’amarezza sia tanta e la stanchezza pure. Per la prima volta un’opposizione interne esce allo scoperto dei sussurri e delle riunioni a porte chiuse. L’anima ortodossa e verde del M5S è in guerra con la dirigenza, la quale però difende compatto le proprie scelte e tenta di chiudere in fretta la vicenda.
Nota. Il Movimento 5 Stelle mostra di aver appreso il peggio della politica in Italia. Visti i comportamenti tenuti in Parlamento e nelle piazze l’allievo sta superando il maestro. E’ significativa e preoccupante la conclusione dello scritto di Garavello: “Buon divertimento”. Difficile fare commenti. Ci pare di vedere i grillini, con il ghigno di chi gusta il peggio degli avversari politici. Quanti stanno obbedendo?