(dati della Fondazione Ismu al dicembre 2017)
Gli stranieri regolari che vivono in Italia da anni sono più di 5 milioni. Lavorano, studiano, pagano le tasse. Tra loro i romeni sono 1.200.000; gli albanesi 450.000; i marocchini 420.000.
Oltre 500.000 sono gli irregolari: l’8%.
Nel 2016 gli occupati erano 2.400.000, il 10% del totale. L’86,6% sono lavoratori dipendenti. Oltre il 70% sono operai, più del doppio degli italiani.
Il tasso di disoccupazione è in diminuzione (15,4% contro il 16,2% del 2015): comunque alto.
Gli stranieri in età lavorativa inattivi sono 1.181.000: il 72% sono donne; oltre il doppio che tra le coetanee italiane (tra i 15 e i 24 anni).
Sono 153.700 gli stranieri in attesa di verdetto sul diritto di asilo politico, cioè di rimanere in Italia. Sono poche le espulsioni: pochi Stati accettano i rimpatri.
Criminalità, all’agosto 2017: su 839.496 segnalazioni su denunce e arresti, quelle che riguardano stranieri sono 241.723, il 28,8%. Reati in cui è prevalente la responsabilità di stranieri: il 60% dei furti; il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile; il 45,7% delle estorsioni; il 45% dei furti in abitazione; il 41,3% di ricettazioni.
Minori. Sono 202.000 gli stranieri diventati italiani nel 2016: 4 su 10 sono minori che hanno acquisito la cittadinanza per trasmissione dai genitori o quando sono diventati maggiorenni.
Minori non accompagnati: fenomeno grave. Nel 2017 su 18.491 under 18 arrivati,14.579 erano soli.
Studenti (dati Caritas): nell’anno scolastico 2015-16 gli alunni stranieri in Italia erano 814.851, il 9,2% del totale della popolazione scolastica. La scuola primaria accoglie il maggior numero di iscritti con cittadinanza non italiana (297.285), seguita dalla secondaria di secondo grado (187.525), dalle scuole dell’infanzia (166.428) e dalle scuole secondarie di primo grado (163.613). I più numerosi sono i romeni, seguiti da albanesi e marocchini.
Le migrazioni: la realtà e la percezione
La questione migranti cambia il volto della nostra storia:
va affrontata per quello che è, ma anche per quello che sembra o che la gente percepisce. Sono in gioco dati di realtà, ma anche percezioni e sentimenti: da analizzare tutti insieme.
I dati sono che gli immigrati, in Italia e in Veneto, sono in calo (- 2,5%). La maggior parte sono europei dell’Est (un terzo badanti nelle nostre case). Un altro terzo sono mussulmani. Dunque non esiste invasione islamica; non esiste africanizzazione dell’Italia.
La storia finisce qui? Neanche per idea: sono utili le statistiche, ma viviamo di emozioni (e-mozioni: quello che ci fa muovere, agire) e percezioni. Se una situazione è percepita come reale, essa è reale per chi la vive. In altri termini: l’invasione può non esserci, ma se io (o un gruppo) penso che ci sia, c’è. Lo sanno i partiti che strumentalizzano la questione a fini elettorali, con l’aggravante che chi agita il tema spesso non fa nulla per risolverlo. Il vantaggio elettorale viene dallo sbandierare il problema: più se ne parla, aggravando la percezione di paura, meglio è. Si possono governare e gestire le migrazioni tenendo conto dei fatti di realtà, ma anche ascoltando le percezioni e le paure: contano e convogliano voti.