Vita di paese. Vita di città
Quando il tempo era brutto, il luogo dell’incontro degli abitanti di Velo diventava la stalla: quella del Tulio e della Melia e altre: ci si sporcava, si puzzava, si stava insieme, bambini e adulti. Spesso al centro del discorso erano le gare di sci: protagonisti i nostri campioni (Luigino su tutti) e gli amici-nemici di Boscochiesanuova. Con Roverè occasione dell’incontro erano le Olimpiadi estive: grande sport per tutti. Chi conosce Velo sa che queste tradizioni continuano: quando si muove Alessandro Anderloni, con le sue rappresentazioni, è mezzo paese che si muove. Roba vecchia? Forse; certamente ricchezza di umanità. Incontriamo esperienze del genere lungo tutta la storia dell’umanità. Perché non rinnovarle, in modo nuovo, in questi nostri anni, a Verona? Le obiezioni sono potenti: la città non è come un piccolo paese; oggi, complici la televisione, i social e chi li manovra, preferiamo restare in casa; siamo una società di anziani; abbiamo paura dei pericoli incombenti; la sera è il momento per la famiglia; i centri commerciali attraggono molti. Tutto vero. Ma non possiamo accettare di chiuderci sempre di più, subendo, quasi inconsapevolmente, le imposizioni di nuovi ‘vertici’ (i nuovi poteri forti) che ci tolgono la libertà di ragionare di essere corresponsabili, trasformandoci in consumatori e servi, Continua a leggere