– Valdegamberi: “Il sindaco Tosi abbassi i costi della politica e dell’amministrare. Eviti di accontentare chi ha contribuito alla sua vittoria. Dimezzi le nomine nei CdA e vada incontro a chi non ce la fa: famiglie e imprese in particolare”. Chiede poi all’UDC di non partecipare alla ripartizione delle poltrone. I membri politici dei CdA siano sostituiti con funzionari e dirigenti comunali senza indennità aggiuntiva.
– Grillini. “Non entriamo negli enti: sarebbe accettare il sistema. Chi ci vota vuole consiglieri comunali capaci di risolvere i problemi, non manager aziendali. La scelta di chi amministra le società partecipate va fatta in base a criteri di merito, con concorso pubblico, a livello europeo. Non può entrare in un CdA chi ha ricoperto incarichi pubblici elettivi e di governo negli ultimi 15 anni e si è candidato nel Comune nello stesso periodo di tempo”. Chiedono:
– anagrafe pubblica degli eletti (amministratori, assessori, consiglieri) e dei nominati in enti comunali e società partecipate, con esperienze di lavoro, attività svolte, informazioni generali, curriculum scolastico, proprietà e partecipazioni possedute;
– tetto massimo di due mandati per i ruoli amministrativi;
– divieto di cumulo di cariche;
– ineleggibilità per i condannati;
– divieto di incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale;
– un tetto per gli stipendi e stop ai premi di risultato quando l’azienda è in rosso;
– compenso adeguato. Per poche sedute all’anno, AGSM spende 600.000 euro nei cinque anni: un consigliere costa 17.000 euro lordi; uno di AMIA: 15.000; uno di AMT: 12.500.
“Meglio alcuni tecnici capaci in base a curriculum e meritocrazia”.
Quanto richiesto dovrebbe essere ovvio. Invece succede il contrario: per essere ‘nominati’ uno solo il requisito cardine: la fedeltà al capo.