Archivi del mese: luglio 2016

Dati preoccupanti e dati positivi

Aprile 2013. La romana “Gala spa” batte AGSM: vince la gara indetta dal Comune di Verona per l’erogazione dell’energia elettrica che illumina strade e palazzi comunali dell’intera città. Asta pubblica di 7.900.000 euro. Durata: un anno, dall’1 giugno 2013. Il sindaco Tosi, seccato: “Vicenda sottovalutata”.

Gennaio 2012. 350 utenti non pagano le bollette dell’energia elettrica. Primo semestre 2012: sono stati 1997.

Gennaio 2013: sono stati 513. Nel primo semestre: 3387.

AGSM sospende loro l’erogazione dell’energia elettrica.

Paternoster: “Andiamo incontro a chi è in difficoltà: possono rateizzare”.

Bertucco (PD): “Rateizzare? Paternoster si vergogni. AGSM spende centinaia di migliaia di euro per sponsorizzare società sportive!”.

Marzo 2013. Paternoster e Cigolini: “Aziende del settore ricorrono alla cassa integrazione, pre pensionano, licenziano; noi assumiamo, investiamo, aumentiamo il fatturato. Continua a leggere

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Potere e soldi danno alla testa

Giovanni Frigo, neo presidente di AGSM Energia, chiede l’aumento del 60% della sua indennità; spende 21.000 euro per arredarsi l’ufficio e 50.000 per rinnovare l’accoglienza clienti. Motivazione: – Mi vergogno di ricevere le persone in ambiente indecoroso. I clienti sono aumentati del 40% e abbiamo acquistato Morenica e Covigas. Ci preoccupiamo per poche spese?”

Ottobre 2012. L’assemblea dei soci sfiducia Franco Munari (PdL-area AN), vice presidente di AGSM Energia, nel CdA da due anni, per “danno di immagine e rottura del rapporto fiduciario per le critiche sull’operato dell’azienda”. Munari ha contestato le spese per l’arredamento in sede.

Gennaio 2013. La ditta “Adige Ambiente” progetta, a 300 metri da Ca’ del Bue, un nuovo impianto per bruciare rifiuti pericolosi. I comitati contro l’inceneritore lanciano l’allarme: “E’ stato chiesto di avviare, in località Ca’ Vecchia (San Martino), un’attività siderurgica per produrre 160 tonnellate di ghisa al giorno, con il recupero di ossidi metallici provenienti da 40.000 tonnellate all’anno di rifiuti pericolosi. Medicinali, rifiuti speciali, residui di Ca’ del Bue diventeranno polveri sospese, ossidi di azoto, solfati di azoto, zinco e diossine. I camini saranno cinque, di 20 metri. Ne usciranno dai 50 ai 90.000 mc di emissioni ogni ora. Effetti disastrosi su popolazione, allevamenti da carne e da latte, colture agricole (asparagi, mele). Sconcerta la scarsità di informazioni. E’ in atto la Valutazione di impatto ambientale. Solo San Giovanni Lupatoto ha espresso parere negativo nei 60 giorni previsti”. Si aggiungono la Giunta di Verona e la Provincia. Fabio Venturi: “Il parere è ‘no’, ma la scelta è della Regione”. E Zevio e San Martino?

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Ripercorriamo eventi di AGSM e Ca’ del Bue, per capire

Anno 2009. Sardos Albertini, presidente: “Ci siamo insediati in AGSM nel dicembre 2007: l’azienda era sull’orlo del fallimento. Dopo un anno l’utile è di 6 milioni. L’azienda ha 600 dipendenti di troppo”.

Direttore Ercole: “In AGSM non ci sono fannulloni e il personale non è in sovrannumero”.

Nota di Tito Brunelli. “L’azienda stava fallendo. Arrivo io e in un anno va tutto bene”. Ascolto affermazioni del genere da quando sono in politica e anche prima. E’ tempo di finirla?

Anno 2010. Da AGSM nasce AGSM Energia. Si occupa di teleriscaldamento, gas e energia. Frigo Giovanni è il presidente. Francesco Sorio, ex assessore che ha patteggiato in Tangentopoli, è nel CdA. Accusa: ha stornato su conti esteri soldi delle tangenti di Ca’ del Bue.

Nascono AGSM Distribuzione (presidente Enrico Carifi), e AGSM Trasmissione (amministratore unico: Alessandro Montagna, ex assessore).

– Domanda: “Ci volevano proprio tre nuove aziende, con tre gruppi per la gestione, nate da AGSM per compiti che AGSM già faceva? Continua a leggere

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Resta una possibilità impossibile

Resta una possibilità: il Governo italiano inserisce Ca’ del Bue tra gli impianti “di valore strategico nazionale”. Ma la Giunta Zaia da tempo è perplessa sulla realizzazione dell’impianto (“Non potete imporci impianti da Roma”), per cui il Governo abbandona l’idea: nel gennaio 2016 la Conferenza Stato-Regioni toglie Ca’ del Bue dall’elenco nazionale. Esso però rimane nel Piano regionale rifiuti. Per bloccarlo definitivamente, la Regione deve modificare il Piano, approvato da pochi mesi.

La scelta è tra farlo, fermarlo, trasformarlo in impianto con valenza nazionale. AGSM prende atto che Ca’ del Bue non si farà.

Il termovalorizzatore più che dai giudici e dai politici è stato fermato da difetti progettuali: l’obiettivo di un impianto pulito che brucia rifiuti e scalda Verona ha portato a scegliere una tecnologia che si è rivelata inaffidabile: quella dei forni a letto fluido.

Fabio Venturi, neo presidente di AGSM: “Non ci sono più le condizioni per il termovalorizzatore. Rimane da chiarire come smaltire le 174.000 tonnellate venete di rifiuti all’anno. Senza Ca’ del Bue, la Regione dovrà destinare questi rifiuti fuori Veneto, in termovalorizzatori delle Regioni vicine o in discariche”. La Regione deve dire se è autosufficiente o meno. Occorre poi una strategia di uscita per evitare azioni legali, concordata con Urbaser.

Muore l’inceneritore, ma Ca’ del Bue continua a selezionare e trattare i rifiuti solidi urbani (100.000 tonnellate all’anno): funzione importante nell’ottica di una sempre maggiore raccolta differenziata. Continua a leggere

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Incompiuto

Anno 1986. Verona pensa a un suo termovalorizzatore che brucia rifiuti e crea energia. Il progetto viene affidato a AGSM. Sorgerà a Ca’ del Bue, a San Michele. Inizia una lunga storia (30 anni), con 10 Amministrazioni e 6 sindaci: progetti, costruzioni, guerre politiche e giudiziarie, soldi bruciati.

L’impianto viene costruito tra il 1991 e il 2003.

Anno 1999 (presidente AGSM: Pietro Albertini; direttore: Gino Cherubini): un gruppo di imprese guidato da Ansaldo si aggiudica l’appalto. Costo previsto: 125 milioni di euro.

Nel decennio successivo, quello del triste epilogo della prima repubblica, Ca’ del Bue diventa “la madre di tutte le tangenti” a Verona, per un totale tra i 3 e i 5 milioni di euro. La magistratura colpisce molti big politici.

I lavori ripartono all’inizio degli anni 2000. Il termovalorizzatore subisce intoppi vari, dovuti in particolare ai forni a letto fluido: soluzione ancora sperimentale.

L’impianto funziona dal 2003 al 2006; smaltisce dalle 200 alle 500 tonnellate di rifiuti al giorno. Ma la resa è scadente.

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