Azienda di Moreno Nicolis, sita in via Turbina (Chievo – VR), coinvolta nelle indagini sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord. L’imprenditore è finito nella mastodontica indagine “Aemilia”, nata per contrastare infiltrazioni mafiose al Nord e culminata, a fine gennaio 2015, in un mega blitz che ha condotto in carcere parecchie decine di persone. Il sospetto è che Nicolis sia collegato alla mafia. Nelle informative viene citato per contatti con Antonio Gualtieri, uno dei promotori dell’associazione ‘ndranghetista emiliana, che agiva a Reggio Emilia.
Si contesta a Nicolis che, a fine dicembre 2011, soggiornò in Calabria e partecipò a un pranzo organizzato a casa di Nicolino Grande Aracri, con il boss della cosca, per presunti accordi con l’organizzazione criminale. Quell’incontro, per il gip, aveva lo scopo di costituire una società per la lavorazione del ferro, da utilizzare in zone sotto controllo della cosca di Cutro. Il pm ipotizzò che l’evento potesse essere collegato al gruppo criminale che agiva tra Emilia e Lombardia.
Nel corso dell’inchiesta Nicolis fu arrestato e poi mandato ai domiciliari.
Su questa base il Prefetto ha emesso l’interdittiva, per “tutelare la sana imprenditoria veronese da infiltrazioni in un tessuto che ha enormi potenzialità di sviluppo e di crescita”. Di conseguenza la Nico.Fer non potrà partecipare a bandi pubblici né stabilire rapporti con la pubblica amministrazione.
I legali di Nicolis preparano il ricorso al TAR e dichiarano che “la difesa agirà in tutte le sedi”.
Fine indagine: nulla è arrivato a carico dell’imprenditore e il gip di Mantova non convalida il fermo.
Nicolis era già stato indagato, per tentata estorsione, per aver cercato di “ottenere, tra il gennaio e il luglio 2012, l’intestazione di due appartamenti del valore di circa 270.000 euro, a San Silvestro di Curtatone, a fronte di forniture di ferro, tramite l’interessamento di imprenditori edili di origine calabrese collegati a un sodalizio criminale”.
La Dda di Brescia ha chiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia per lui e per altri imprenditori mantovani. Nicolis fu arrestato, ma poi scarcerato dal Riesame di Brescia per carenza di indizi.
Tra carcere e domiciliari trascorse 40 giorni.
La difesa di Nicolis aveva affermato che “l’operazione commerciale era avvenuta tramite stipula di regolari contratti preliminari nel 2008. Di conseguenza i presunti rapporti volti alla conclusione degli affari immobiliari nel territorio veronese da parte della Nico.Fer non riguardano l’accusa formulata dalla Dda di Brescia a carico di Nicolis, né hanno portato a ulteriori ipotesi di reato”.
Interventi politici:
– D’Arienzo e Naccarato (PD): “L’interdittiva nei confronti della Nico.Fer conferma l’allarme sulle infiltrazioni mafiose a Verona: pericolo sottovalutato. Il Prefetto interpreta bene il contrasto alle infiltrazioni. Ora tocca alle istituzioni locali. Stupisce che finora siano intervenuti solo parlamentari, mentre non risulta nessuna azione da parte degli enti, in primis dal Comune di Verona”.
– Bertucco (PD): “La presenza mafiosa è in grado di mettere le mani o di condizionare affari e decisioni pubbliche nella nostra città? Abbiamo chiesto al Sindaco di chiarire se e quali rapporti fossero intercorsi tra la Nico.Fer ed esponenti dell’Amministrazione scaligera e se aziende del gruppo fossero tra i finanziatori della lista o della fondazione del Sindaco. Nessuna risposta”.
– Sindaco Tosi: “Autorevoli esponenti del PD, come Orfini e Puglisi, hanno definito indecente la strumentalizzazione per scopi politici della Commissione antimafia. Io non critico i Carabinieri, ma la Presidente della Commissione, che non può essere strumento di lotta politica. Per quanto riguarda l’interdittiva, invito il PD veronese ad aspettare la conclusione delle vicende, anche per rispetto agli imprenditori e alle loro famiglie. Sono quelli che spararono a zero contro Fabio Venturi condannato in primo grado, senza attendere la sua assoluzione in appello”.