Già a metà dicembre l’idea del traforo dimezzato tramonta. Technital e Mantovani propendono al traforo a due canne, come previsto dal bando originario, per evitare una nuova asta pubblica che potrebbe vedere aziende interessate a giocare al ribasso, costringendo Technital e Mantovani ad accettare condizioni meno favorevoli. Inoltre dovrebbero pagare al Comune 8 milioni per non aver mantenuto l’impegno di realizzare l’opera.
Il confronto si sposta sul cambiamento del Pef (piano economico e finanziario): per i promotori, va adeguato ad un mondo cambiato. Obiettivo: ottenere i necessari finanziamenti bancari.
– Massimo Raccosta (Technital) traccia gli scenari: “Vorremmo evitare un’altra gara, con possibili contenziosi e lungaggini. Procederemo in sintonia con il Comune: con una valutazione congiunta, serena e trasparente. Cerchiamo la garanzia che il Pef sia tale da ottenere i finanziamenti delle banche. Se non sarà possibile, l’unica via sarà una nuova gara, sulla base della divisione dell’opera in due fasi. I tempi si allungherebbero. Se non si potrà andare avanti, dovremmo ammettere che in Italia non si può fare niente”.
I promotori (Technital, Verona Infrastrutture, Serenissima, Mantovani spa, che da sola detiene l’80% della società) puntano a rivedere il Pef per ottenere finanziamenti dalle banche, tenendo anche presente che i previsti flussi di traffico non sembrano realistici in tempi di crisi. “Dobbiamo trovare insieme il modo per riequilibrare il piano finanziario, perché, a differenza del precedente, sia in grado di ottenere finanziamenti dalle banche”. Il modo immediato per aumentare le entrate è alzare i pedaggi, ma occorre studiare altre modalità. “Tra un paio d’anni verificheremo le condizioni delle banche, a partire dalla Banca Europea degli investimenti che concede prestiti a tassi buoni”.