Ascoltiamo Averardo Amadio, ambientalista, presidente onorario Wwf veneto.
“Gli abbattimenti delle piante si fanno in base alla sostenibilità. Gli alberi sono un patrimonio che incide sulla nostra vita”. Amadio invita i Veronesi a passeggiare mentalmente nel centro cittadino, richiamando alla memoria il taglio e gli interventi illogici eseguiti negli ultimi anni sul patrimonio verde. “Quando si decide per l’abbattimento, ci si deve far guidare dall’utilità, ma in armonia con il principio di sostenibilità.
All’ex caserma Passalacqua il grande filare che la divideva dall’abitato avrebbe rappresentato il miglior raccordo tra il futuro campus universitario e la fila di edifici progettati,
della cui qualità architettonica nulla si conosce. Il mantenimento degli alberi avrebbe mitigato la frattura paesaggistica e l’arbitraria intromissione di nuove costruzioni, in inevitabile contrasto con il tessuto urbano consolidato.
In lungadige Galtarossa, fra i ponti San Francesco e della ferrovia, l’imponente alberata di pioppi cipressina di alcuni anni or sono mostra vuoti sempre più ampi. Il Genio Civile, giustamente preoccupato che grandi alberi malati cadano nel fiume, ne ha tagliati diversi. Il Comune non si è accorto che questi vuoti vanno riempiti con nuove piante. Ne ho parlato all’Amministrazione; speriamo che l’alberata venga presto ricomposta.
Verso ponte Aleardi gli alberelli ci sono, ma stentano a crescere, pur essendo a dimora da almeno 15 anni. Perché? Furono piantati sulla ghiaia, contro il nuovo muraglione e su pochissima terra, aggiunta solo grazie alle pressioni del Wwf. Chiediamo la rimozione delle piante rachitiche e l’apporto della necessaria quantità di terra per ricreare il filare.
Bene il progetto “Un albero per ogni nato”, grazie al quale sono state rimboschite le aree di Corte Molon e del Giarol Grande a San Michele. Ma ogni alberello è ancora privo del nome del piccolo cui è dedicato. Si trascura così una parte fondamentale dell’iniziativa: quella educativa. Ogni bambino deve sapere qual è il suo albero, poter vederlo crescere e curare. In questo modo crescono cittadini consapevoli del valore della natura.
Nel giardino di piazza Bra, dalla parte che guarda verso i Portoni, c’è un grande tiglio. E’ l’albero dedicato a Chico Mendes, il sindacalista brasiliano ucciso in Amazzonia perché si opponeva alla distruzione incontrollata della foresta. Quel tiglio fu piantato 30 anni fa, da due scolaresche veronesi, su proposta della professoressa Maria Pia Fasoli Cesari e mia.
Gli alberi hanno molti pregi, tra cui quello di far riflettere”.