“Platani di via Galliano e alberi del Policlinico tagliati sono casi particolari”. Non è vero.
Sono circa 897 gli alberi non selvatici, spesso di grandi dimensioni, tagliati in città da enti pubblici negli ultimi cinque anni e mezzo. Un grande disboscamento:
– una ventina di cedri davanti alla stazione ferroviaria
– una ventina di ippocastani e pioppi all’Arsenale, per nuovi parcheggi
– gli alberi all’ex Passalacqua: 180
– alberi e arbusti per circa un chilometro, lungo le Ferrovie dello Stato, in via Piatti, Spianà e Albere
rasi al suolo senza nessuna selezione. Resta il terreno spoglio Sono spariti migliaia di piante e nidi
– imponente sfoltimento, da parte del Genio Civile, lungo l’Adige, tra quartiere Catena e Chievo
– oasi delle oche, a La Sorte: taglio di enormi pioppi
– piazza Corrubbio: 16 piante
– ex Cartiere: circa 300 pioppi
– Boschetto: circa 150 piante
– via Torbido: 127
– corso Milano: 4 cedri
– Tomba di Giulietta: 6 antichi ippocastani
– piazza Vittorio Veneto: 4 ippocastani
– piazza Indipendenza: un ippocastano
– via Pasubio: un cedro di 20 metri per fare un parcheggio
– Arco dei Gavi: due grossi tigli
– a forte Procolo è stato segato un boschetto per realizzare posti auto
– a Forte Chievo, a Forte Procolo, nella caserma Martini, in stradone Santa Lucia, in viale della Repubblica: parecchi alberi segati
– centro città: alberi storici rimossi perché sofferenti: il pioppo di Castel Vecchio; il leccio e alcuni platani dei giardini Lombroso.
Le domande sono pesanti, ma occorre che ce le facciamo: per la salubrità dell’aria urbana è meglio tenere gli alberi e rinunciare ad allargare le strade? O privilegiamo opere stradali per diluire il traffico, anche se comporta l’abbattimento di piante?
Seguendo l’elenco delle piante abbattute in poco più di 5 anni, nasce la domanda: “Siamo sicuri che nessun componente di questo bosco urbano, perduto, potesse essere risparmiato?
Vedere abbattere un albero per me è una sofferenza quasi fisica. Dovremmo imparare ad avere più rispetto.