Tutto ciò che è militare scatena polemiche e sottostà a visioni politiche, a valutazioni ideologiche e morali, a pregiudizi. La nostra valutazione deve essere il più possibile libera.
Il legame tra Verona e Forze Armate è un dato di fatto. L’invidiabile collocazione geografica della nostra città ha reso naturale, quasi obbligatorio, che Esercito italiano e Alleanza Atlantica abbiano posto radici proprio qui, all’imboccatura del Brennero, soprattutto da quando, dopo la seconda guerra mondiale, il pericolo era ritenuto proveniente dall’orientale del nostro continente (Europa comunista e Patto di Varsavia).
Per qualche decennio le forze politiche italiane hanno guardato con simpatia alcune verso l’Unione Sovietica, altre verso gli Stati Uniti d’America. Da decenni però, con accordo generale, l’Italia è nell’Alleanza Atlantica, quale garanzia di sostegno economico, di stabilità, di democrazia e di pace. In questo quadro, alla nostra città è stato riservato un ruolo importante.
Ciò non toglie che molti italiani e veronesi abbiano guardato e guardino con sospetto la presenza di militari non italiani sul nostro suolo.
I tentativi di unione europea in atto da decenni hanno originato in molti l’aspirazione a una difesa e perciò a un esercito unico europeo.
A Verona è evidente un altro dato: sono migliaia i militari, provenienti da tutte le regioni d’Italia, che vivono nella nostra città, con le famiglie, da decenni: si sentono e sono veronesi a tutti gli effetti. Molti sono in pensione e molti lavorano. Se, per motivi di lavoro, molti si trasferissero altrove, Verona correrebbe un rischio grave: la legge italiana prevede contributi economici dello Stato alle città a seconda del numero degli abitanti residenti. Verona riceve contributi come città che supera i 250.000 abitanti. Se dovesse scendere sotto questo numero, i finanziamenti diminuirebbero di parecchio. Sappiamo che la nostra città supera di poco i 250.000 abitanti, per cui il trasferimento di militari ci metterebbe in serio pericolo dal punto di vista economico.
La presenza di molti militari porta alla città vivacità e iniziative culturali che coinvolgono molti: se venissero a mancare, sarebbe una perdita per tutti noi.
Ciò che conta è superare ogni separazione e intensificare il dialogo tra cittadini, senza creare gruppi distinti e poco comunicanti. I vari ‘circoli’ di militari e dei loro familiari devono aprirsi e lanciare ponti.
Ciò nulla toglie alla libertà di esprimere posizioni pacifiste e anti militariste, come talora si nota in via Roma: tutto si svolge sempre pacificamente, con gruppi di cittadini che manifestano le loro posizioni, nel rispetto reciproco. Anche in questo caso, l’incontro tra portatori di posizioni diverse potrà mostrare che i punti di convergenza sono più importanti delle legittime diversità.
Comprendo poco di questo intervento, solo l’aspetto monetario sembra emergere.
grazie