(Da L’Arena del 30 gennaio 2014)
Rivelazioni pesantissime su alcuni politici veronesi e professionisti operanti nel modo imprenditoriale e non solo, con riferimenti anche ad organizzazioni criminali, sono contenute in un plico anonimo inviato al capogruppo P.D. in Consiglio comunale.
Esposto-denuncia in Procura. E’ presentato dai responsabili nazionali e locali di Legambiente, curato dall’avvocato Luca Tirapelle, firmato da Lorenzo Albi, Luigi Lazzaro e Gianni Belloni:
“Gli scriventi chiedono che l’autorità giudiziaria svolga le opportune indagini al fine di verificare eventuali reati”. Soveco, impresa edile impegnata in lavori pubblici importanti nel veronese (ponte San Francesco, traforo, filobus, Aquardens, clinica Pederzoli) “ad oggi non è riuscita a presentare la certificazione anti mafia nell’appalto riferibile alla realizzazione del filobus. … La società sembrerebbe riferibile ad Antonino Papalia, la cui attività imprenditoriale non è riconducibile solo a lavori nella nostra provincia: risulterebbe che Papalia stia concludendo operazioni immobiliari per 700 milioni con una serie di società”, tra cui “Soveco Romania”. Papalia ha presentato una dichiarazione dei redditi per 22.374 euro nel 2010.
Il passo successivo è riconducibile a Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona, in rapporti con Soveco per l’acquisto e il recupero del noto appartamento in Borgo Trento.
vitoSpuntano poi due casi di intrecci tra politica e organizzazioni criminali nella nostra provincia: la costruzione del polo scolastico a Rivoli Veronese, dove “sono state individuate e allontanate dai cantieri due ditte impegnate nella costruzione” perché sarebbero legate alla ‘ndrangheta. I denuncianti: “Nella procedura ha avuto un ruolo attivo anche il Comune di Verona che ha stipulato una regolare convenzione con quello di Rivoli per la gestione degli atti amministrativi”. I denuncianti ricordano che, nel giugno 2012, la minoranza del Comune di Garda ha chiesto di commissariare il Comune per “sospetta infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti e negli uffici comunali”. Ad oggi non è giunta risposta. Gli spunti fanno dire ai denuncianti che nella nostra provincia “c’è un insediamento stabile (delle mafie) capace di attivare contatti e complicità con settori del mondo politico e imprenditoriale”.