6 marzo 2014: faccia a faccia tra accusatore (Leardini) e accusati (Giacino – Lodi).
Pm: è concreto il rischio che qualcuno avvicini Leardini per convincerlo a rivedere le sue dichiarazioni. Meglio acquisire definitivamente le prove di accusa con la formula del contraddittorio.
Il confronto, drammatico per il pesante quadro tracciato dall’accusatore, è durato più di 6 ore.
L’Ordine degli avvocati prepara la sospensione dall’Ordine per entrambi i coniugi.
Pagina nera per l’Amministrazione, per il sindaco Tosi in particolare: pur non indagato, dovrà fare i conti con il guaio nel quale si è cacciato il suo ‘delfino’. Si tratta della logica conseguenza di un sistema di potere basato sui favori agli amici. La miccia nasce dall’interno, non dall’esterno del campo di Tosi.
Finora è coinvolto un solo imprenditore. Gli accertamenti della Procura proseguono, in particolare per chiarire se altri hanno pagato o fatto favori alla coppia. Gli investigatori sembrano convinti che: – Leardini non è l’unico imprenditore che ha versato tangenti a Giacino;
– chi foraggiava Giacino lo faceva perché convinto che non ci fosse alternativa.
Leardini sostiene di aver tentato di resistere alle richieste di denaro di Giacino, il quale la spuntava perché unico in grado di fargli vincere i bandi o di ottenere per lui le varianti urbanistiche che servivano. Pertanto Leardini, “pur di riuscire a lavorare e viste le difficoltà economiche del momento, si era sottomesso alla richiesta estorsiva: per lavorare scende a patti con il diavolo”.
E’ da verificare se Leardini abbia pagato per evitare che le sue pratiche venissero procrastinate a tempo indeterminato o ingiustamente bocciate, come il costruttore sostiene