Perché abbiamo dedicato tanto spazio agli interventi di Comune di Verona, Provincia di Verona e Regione Veneto volti a facilitare l’edificazione e la cementificazione nei nostri territori?
Favorire in ogni modo il costruire sembrerebbe illogico, dal momento che di nuove abitazioni non c’è bisogno e che se ne possono recuperare tante invendute, sfitte, abbandonate o in stato di degrado. Invece, ovunque si ragioni di politica, si fa presente che il dovere delle Pubbliche Amministrazioni è quello di salvaguardare il territorio, che non va sprecato ma va valorizzato per il bene di tutti.
Se poi questa gara all’edificare si riscontra in tutta Italia, vien da chiedersi quali potenti forze puntino in questa direzione. Giusto e doveroso mantenere posti di lavoro, ma, se vogliamo vivere nella città bella, prima di occupare nuovo territorio, è doveroso recuperare aree ed edifici abbandonati.
“Report” e altre trasmissione televisive, da qualche tempo, aiutano a capire la realtà. Ci mostrano lo sviluppo apparentemente sconsiderato dell’edilizia, in particolare in Lombardia, in Liguria e in molte aree dell’Italia centro meridionale: non conta che si deturpi l’ambiente; che ci siano abitazioni, appartamenti e manufatti industriali vuoti. Conta è che i soldi girino e che quelli “sporchi”, legati alle mafie, siano riciclati ed entrino puliti nel circuito finanziario.
Guardando a Verona, un dato è certo: Regione, Provincia e Comune hanno bisogno di soldi e, cosa non nuova, vedono nei rapporti buoni e costanti con il mondo dell’edilizia una fonte privilegiata per portarne nelle casse pubbliche vuote: “Io, ente pubblico, ti permetto di costruire dove e come meglio credi e tu, associazione dei costruttori, mi dai i soldi che mi permettono, nelle attuali ristrettezze economiche, di realizzare opere pubbliche gradite ai cittadini e, di conseguenza all’Amministrazione”. E’ un convergere di interessi, in alcuni casi comprensibili. Ma quando questa diventa la normalità, ne soffrono la città e il territorio. Ecco perché quanto succede, in questi anni, a Verona e nel Veneto (ne abbiamo trattato negli articoli precedenti) è preoccupante: si torna alla edificazione selvaggia del dopoguerra: costruire per guadagnare. Al vivere bene, nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie, si penserà in seguito. Il rischio è l’edificare ad ogni costo, senza tener presente il dovere di curare la città e il bene dei suoi abitanti. Lo va ripetendo con chiarezza il sindaco Tosi, vantandosi addirittura delle sue scelte: scarseggiano i soldi; ne abbiamo bisogno ora; se per averli è inevitabile vendere uno spazio prezioso, sapendo che questa vendita blocca lo sviluppo armonico di un territorio, pazienza: “Ho bisogno di soldi”. Caso evidente è la vendita di uno spazio preziosissimo di fronte alla Fiera per fare l’ennesimo centro commerciale, sapendo che, con questa scelta, i grandi progetti sulla nuova città che ci si augurava crescesse a Verona Sud vanno in soffitta.
Una cosa infatti è avere una visione complessiva della città, che prevede costruzioni di vario genere, ma anche piazze, presenze culturali e ricreative, iniziative di sviluppo, in quantità e spazi equilibrati, con edificazioni e aree per l’aggregazione dei cittadini e le esigenze sociali e culturali, valorizzando tutto l’apporto che viene dalla nostra storia passata. Cosa ben diversa è quanto decidono oggi le Amministrazioni e i costruttori: si taglia a fette il territorio; lo si vende e lo si acquista a pezzi più o meno grandi. Edificare qualcosa di bello diventa obiettivo secondario; al primo posto sta l’utilizzo degli spazi acquistati per avere il massimo tornaconto economico. Ne esce la città a pezzetti . Ogni pezzetto prevede un grattacielo, un centro commerciale, la strada del passeggio con tanto di negozi, le attrattive per giovani, anziani, famiglie. Nella speranza che renda.
Chi ama Verona si augura che l’area di Verona Sud, oggi brutta, diventi bella e attraente, come piazza Bra e dintorni. Chi ha progettato il centro storico cittadino ha badato agli interessi di commercianti, albergatori e imprenditori; ma l’Amministrazione ha privilegiato interventi che hanno reso Verona bella. Questo è il compito delle Amministrazioni. Questo deve avvenire a Verona Sud. Se non succede, è Verona che decide di lasciarsi andare.
Se vanno avanti gli attuali indirizzi dell’Amministrazione Tosi, della Provincia e della Regione Veneto succede il contrario: prevale l’edificazione selvaggia. Probabilmente è tardi per fermare questo andazzo. Occorre però provarci.
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Costruire il più possibile. Perché ? Nota conclusiva di Tito Brunelli.
Perché abbiamo dedicato tanto spazio agli interventi di Comune di Verona, Provincia di Verona e Regione Veneto volti a facilitare l’edificazione e la cementificazione nei nostri territori?
Favorire in ogni modo il costruire sembrerebbe illogico, dal momento che di nuove abitazioni non c’è bisogno e che se ne possono recuperare tante invendute, sfitte, abbandonate o in stato di degrado. Invece, ovunque si ragioni di politica, si fa presente che il dovere delle Pubbliche Amministrazioni è quello di salvaguardare il territorio, che non va sprecato ma va valorizzato per il bene di tutti.
Se poi questa gara all’edificare si riscontra in tutta Italia, vien da chiedersi quali potenti forze puntino in questa direzione. Giusto e doveroso mantenere posti di lavoro, ma, se vogliamo vivere nella città bella, prima di occupare nuovo territorio, è doveroso recuperare aree ed edifici abbandonati.
“Report” e altre trasmissione televisive, da qualche tempo, aiutano a capire la realtà. Ci mostrano lo sviluppo apparentemente sconsiderato dell’edilizia, in particolare in Lombardia, in Liguria e in molte aree dell’Italia centro meridionale: non conta che si deturpi l’ambiente; che ci siano abitazioni, appartamenti e manufatti industriali vuoti. Conta è che i soldi girino e che quelli “sporchi”, legati alle mafie, siano riciclati ed entrino puliti nel circuito finanziario.
Guardando a Verona, un dato è certo: Regione, Provincia e Comune hanno bisogno di soldi e, cosa non nuova, vedono nei rapporti buoni e costanti con il mondo dell’edilizia una fonte privilegiata per portarne nelle casse pubbliche vuote: “Io, ente pubblico, ti permetto di costruire dove e come meglio credi e tu, associazione dei costruttori, mi dai i soldi che mi permettono, nelle attuali ristrettezze economiche, di realizzare opere pubbliche gradite ai cittadini e, di conseguenza all’Amministrazione”. E’ un convergere di interessi, in alcuni casi comprensibili. Ma quando questa diventa la normalità, ne soffrono la città e il territorio. Ecco perché quanto succede, in questi anni, a Verona e nel Veneto (ne abbiamo trattato negli articoli precedenti) è preoccupante: si torna alla edificazione selvaggia del dopoguerra: costruire per guadagnare. Al vivere bene, nel rispetto della dignità delle persone e delle famiglie, si penserà in seguito. Il rischio è l’edificare ad ogni costo, senza tener presente il dovere di curare la città e il bene dei suoi abitanti. Lo va ripetendo con chiarezza il sindaco Tosi, vantandosi addirittura delle sue scelte: scarseggiano i soldi; ne abbiamo bisogno ora; se per averli è inevitabile vendere uno spazio prezioso, sapendo che questa vendita blocca lo sviluppo armonico di un territorio, pazienza: “Ho bisogno di soldi”. Caso evidente è la vendita di uno spazio preziosissimo di fronte alla Fiera per fare l’ennesimo centro commerciale, sapendo che, con questa scelta, i grandi progetti sulla nuova città che ci si augurava crescesse a Verona Sud vanno in soffitta.
Una cosa infatti è avere una visione complessiva della città, che prevede costruzioni di vario genere, ma anche piazze, presenze culturali e ricreative, iniziative di sviluppo, in quantità e spazi equilibrati, con edificazioni e aree per l’aggregazione dei cittadini e le esigenze sociali e culturali, valorizzando tutto l’apporto che viene dalla nostra storia passata. Cosa ben diversa è quanto decidono oggi le Amministrazioni e i costruttori: si taglia a fette il territorio; lo si vende e lo si acquista a pezzi più o meno grandi. Edificare qualcosa di bello diventa obiettivo secondario; al primo posto sta l’utilizzo degli spazi acquistati per avere il massimo tornaconto economico. Ne esce la città a pezzetti . Ogni pezzetto prevede un grattacielo, un centro commerciale, la strada del passeggio con tanto di negozi, le attrattive per giovani, anziani, famiglie. Nella speranza che renda.
Chi ama Verona si augura che l’area di Verona Sud, oggi brutta, diventi bella e attraente, come piazza Bra e dintorni. Chi ha progettato il centro storico cittadino ha badato agli interessi di commercianti, albergatori e imprenditori; ma l’Amministrazione ha privilegiato interventi che hanno reso Verona bella. Questo è il compito delle Amministrazioni. Questo deve avvenire a Verona Sud. Se non succede, è Verona che decide di lasciarsi andare.
Se vanno avanti gli attuali indirizzi dell’Amministrazione Tosi, della Provincia e della Regione Veneto succede il contrario: prevale l’edificazione selvaggia. Probabilmente è tardi per fermare questo andazzo. Occorre però provarci.
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