Alle persone contattate attraverso il blog e via mail nel corso della recente campagna elettorale per l’elezione del Parlamento della Repubblica.
Un saluto cordiale.
Ripercorro quanto avvenuto, limitatamente a Valdegamberi e a me, a risultato elettorale acquisito. Lo faccio ora perché la situazione è finalmente chiara. Fino a pochi giorni fa non c’erano certezze, per il tentennare continuo dei dirigenti nazionali UDC: Casini e Cesa in particolare.
Dato di partenza: il risultato elettorale dell’UDC è disastroso. L’ho capito anch’io verificando l’ostilità della gran parte delle persone che ho contattato durante la campagna elettorale nei confronti del partito e soprattutto dei suoi capi a livello nazionale e regionale.
Nel crollo generale del partito, è positivo il risultato nel Collegio “Veneto 1” (Verona, Padova, Vicenza, Rovigo): abbiamo ottenuto il migliore risultato per l’UDC nel Centro-Nord dell’Italia, tanto che, con il conteggio dei resti, abbiamo conquistato un seggio alla Camera dei Deputati. Ci siamo impegnati, a cominciare da Stefano Valdegamberi.
Così i mass media hanno dato Stefano come eletto alla Camera e hanno annunciato il mio “sbarco in laguna”. Mi sono arrivati parecchi complimenti, ma nulla era certo.
Fino a venerdì scorso è stato un susseguirsi di notizie contrastanti.
Primo intoppo. La lista Monti ha presentato ricorso rivendicando per sè il diritto a un eletto. Dopo la dovuta verifica il seggio è rimasto all’UDC.
Secondo intoppo, quello principale. Primo in lista nel nostro Collegio era Mario Catania, Ministro dell’Agricoltura. I dirigenti UDC, a livello nazionale (Casini e Cesa) e regionale (De Poli), avevano garantito che Catania era capolista per attrarre qualche voto di Coldiretti, ma l’accordo era che avrebbe accettato l’elezione in Campania, dove pure era capolista, lasciando a un veneto il posto in Parlamento conquistato dai veneti. Dopo le elezioni, però, si è diffusa la notizia che Catania stesse decidendo di tenere per sè l’elezione in Veneto e di rinunciare a quella in Campania per lasciare il seggio in Parlamento al secondo in lista: il nipote di Ciriaco De Mita. Molti, non solo veneti, si sono sollevati a favore dell’elezione di Valdegamberi, ricordando a De Poli, Cesa e Casini gli impegni dichiarati e scritti. Nulla da fare. I ‘capi’ hanno deciso che nel nostro Collegio venisse eletto Catania: Valdegamberi resta in Regione e io … faccio dell’altro. Non mi sono meravigliato: sono in politica da tanti anni..
Alcune note:
1) La legge elettorale detta Porcellum
– impedisce maggioranze forti: è stata costruita a questo scopo;
– permette ai capi nazionali dei partiti di garantire se stessi: mettono in lista, ai primi posti, i soli utili per essere eletti, amici fidati; meglio: dipendenti. Pongono poi se stessi come capolista in più collegi e, conosciuto il responso delle urne, decidendo in quale Collegio accettare l’elezione e perciò chi, tra i non eletti direttamente, entra in Parlamento. Democrazia del duce.
– Grave è lo sfregio alla democrazia. Nel nostro Collegio forse 5 persone hanno votato UDC per la presenza, come capolista, di Mario Catania; Valdegamberi invece ha avuto i voti di circa 10.000 elettori, conquistandoli. Eppure va in Parlamento chi ha preso 5 voti, perché Casini lo ha voluto al primo posto della lista. Chi permette che avvengano queste cose disprezza i cittadini elettori; non ha la nostra stima; non si comporta da persona onesta, anche se ha agito rispettando la legge.
Per gestire la campagna elettorale ho speso circa 1.500 euro. Li ho spesi, senza saperlo, per Catania, per De Mita, per Casini, che avranno anche il rimborso spese dello Stato. Mi pesa dare un mese di pensione a chi ti utilizza con la massima indifferenza.
Ognuno può valutare i fatti.
Tito Brunelli