da “La Verona del sindaco Flavio Tosi” (25)
Prima parte
1) La drastica riduzione dei finanziamenti statali stronca le Amministrazioni locali.
2) La maggioranza eletta tre anni fa si è sfilacciata. La sua incapacità di progettualità e di opere è destinata ad aggravarsi. Causa principale: il Sindaco a una dimensione, dotato di qualità e intuito politico, ma che decide da solo ed è strutturalmente un solista. Gran parte della Lega Nord, a Verona, gli è vicina, ma il resto della maggioranza, per un luogo periodo succube del “Sindaco più amato d’Italia”, reagisce in modo sempre più conflittuale alla sua invadenza: il Sindaco non sa o non vuole fare gruppo; propone solo e sempre se stesso al centro della scena politica. Da tempo l’UDC gli è lontana. L’ex Alleanza Nazionale è stata da subito guardinga, fino a diventare la sua vera opposizione. L’ex Forza Italia per un paio d’anni si è barcamenata, ma è sempre più diffidente. Ad aggravare la situazione contribuiscono in modo determinante le divisioni interne ai partiti e le diffidenze tra Tosi e il vertice nazionale della Lega Nord.
3) Il difficile rapporto con il mondo della Finanza e dell’Economia.
– La Finanza è abituata a percorrere la sua strada in autonomia; diventa sempre più guardinga temendo l’assalto alle banche da parte della Lega Nord, annunciato da Umberto Bossi e da mesi interpretato a Verona dal sindaco Tosi, che non ammette poteri autonomi in città.
– Il modo economico vede l’Amministrazione, su cui ha puntato, ferma e chiusa in se stessa, incapace di progetti di sviluppo e di proposte di trasformazione della città.
Da anni A.N. propone un luogo di incontro permanente tra Amministrazione e mondo economico. Ma il Sindaco preferisce il rapporto diretto con singole aziende, disponibili a entrare nel suo giro.
4) Cresce la sensazione che il sindaco Tosi abbia dato alla città tutto quello che poteva dare in base alla sua struttura umana e alle sua capacità. Lo si consideri positivamente o no, il Sindaco ha “ripulito la città”, non dall’immondizia, ma da poveri, emarginati, sconfitti dalla vita, da chi non ce la fa a inserirsi in questa società, dai “balordi”. Ha creato un clima di disprezzo verso la parte debole della popolazione. Il ‘politico’ Flavio Tosi nasce e cresce su queste scelte: basta rivedere l’impostazione della sua campagna elettorale, egli diventa come l’operaio AMIA che vede e non vede la città e si limita a raccogliere immondizie e avanzi e li butta in discarica. La differenza è che l’immondizia di Tosi sono persone umane.
Flavio Tosi questo sa fare bene e di questo gran parte della città lo ringrazia. Su questa sua dote ha costruito la sua fama nazionale e internazionale. Su di essa vive di rendita.
Il suo compito si ferma lì. Tanto più perché la maggior parte delle persone di cui si è circondato non vede oltre il naso; non sa progettare la nuova Verona, che cresce e diventa più bella. Non fa parte del loro patrimonio culturale. Lo denunciano anche membri della attuale maggioranza. Segni delle difficoltà dell’Amministrazione: la gestione della questione filovia, della Fondazione Arena e dei parcheggi; lo scaricare sulla popolazione, per parecchi decenni, il costo dell’eventuale traforo, senza nessuna garanzia che esso risolva, almeno in parte, i disagi della mobilità e del traffico a Verona.
Di fronte alle proteste, l’Amministrazione si chiude in sè e ripete slogan che ormai irritano i cittadini, giustamente preoccupati.