Immigrati e italiani insieme per il futuro da costruire (16)

“I nostri Padri stabilirono leggi e diritti. Quegli ideali illuminano ancora oggi il mondo e noi non vi rinunceremo per motivi di convenienza” (Barack Obama)

Tutti a scuola. Ma come e con chi?

Nell’estate 2008, in vista dell’inizio dell’anno scolastico, si sviluppa il dibattito sulle modalità di integrazione degli alunni stranieri. Elena Donazzan, assessore regionale alla Pubblica Istruzione, propone di inserire in classe gli alunni immigrati in base a due principi:

– la percentuale (se gli stranieri sono troppi si resta indietro col programma: va limitata la presenza di immigrati nella singola classe): devono essere distribuiti in maniera omogenea nelle classi, stabilendo un tetto massimo di alunni immigrati;

– il livello di apprendimento dell’italiano: della lingua, della cultura e della storia d’Italia.

Aggiunge che “l’assegnazione della classe non va stabilità a seconda dell’età, ma deve essere legata al livello di apprendimento dell’italiano: chi non lo sa parte dalla prima elementare anche se ha undici anni”.

Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale, aggiorna sulla situazione: “Ci sono già disposizioni ministeriali per non concentrare gli alunni immigrati in poche classi e per valutarne l’apprendimento dell’italiano: una cosa sono i disagi percepiti, un’altra la realtà. I test Ocse valutano l’apprendimento in Veneto (molto migliorato rispetto al 2003) tra i migliori d’Europa. Il vero disagio è per chi arriva ad anno scolastico avviato; in questo caso si rendono necessari corsi intensivi, per cui occorrono risorse, docenti in più, mediatori culturali e linguistici. Problema grave sono i genitori”.

Ci sono casi di inserimento scolastico difficile, spesso legati al trauma del fenomeno migratorio. Emergono problemi di comportamento (26%) e di apprendimento (21%). Succede che un bambino “non segua le lezioni; mangi carta e gessetti; tagli i capelli ai compagni; abbracci goffamente le compagne; faccia la pipì in giro; dia calci qua e là. Il bambino straniero cresce  tra due culture: si sente diverso, straniero in casa sua”. Sono i genitori i primi ad affrontare difficoltà e umiliazioni. In 7 anni le famiglie che si sono rivolte ai servizi sociali del Comune di Verona sono aumentate del 70%; nel 2007, oltre il 50% erano straniere. L’immigrazione è un salto nel vuoto; spesso il disagio si specchia sui banchi di scuola: i bimbi si mostrano irrequieti, con un malessere che va capito.

L’Assessore però respinge la richiesta di ingaggio di mediatori culturali utilizzando parte dei 900.000 euro stanziati per insegnanti di sostegno e alfabetizzazione. “Ma quali mediatori! Gli stranieri devono integrarsi nella nostra cultura. Non spendo soldi per figure che dovrebbero mediare almeno tra 10 culture diverse. Gli unici ad avere titolarità dell’insegnamento sono i docenti”.

* Il ministro Mariastella Gelmini non è d’accordo: “Non servono tetti o numeri. La scuola può e deve favorire l’integrazione. Dobbiamo lavorare perché ci siano le risorse per consentire agli immigrati di frequentare la scuola e di conoscere bene l’italiano”.

* Proposte del Partito Democratico: ascoltare le esperienze in atto; promuovere un tavolo di coordinamento regionale per lanciare omogenee sperimentazioni; lavorare col Ministero per introdurre mediatori culturali ‘fissi’ e competenti nell’insegnamento dell’italiano”.

L’assessore Donezzan lancia un’altra proposta: rendere obbligatoria per tutti gli alunni, italiani e non, l’ora di religione cattolica o, se la legge e il Concordato non lo prevedono, “inserire l’insegnamento dei valori cristiani nelle ore, obbligatorie, di educazione civica: non si può conoscere la cultura italiana se si ignora la cristianità in quanto umanesimo, che comporta comportamenti retti e principi di vita”.

Il presidente veneto Galan non è d’accordo.

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