Tutto finito e chiaro? Macché. Intervengono:
– il sindaco di Verona Flavio Tosi: “La tassa va bene. E’ una questione di giustizia. Ogni cittadino paga le pratiche burocratiche, per esempio per ottenere la carta d’identità. Chi chiede il permesso di soggiorno ha un lavoro: ha diritti e doveri”;
– Federico Bricolo (veronese, capogruppo della Lega al Senato): “Insisteremo per l’approvazione del nostro emendamento, volto a sostenere i costi rilevanti dell’immigrazione”;
– Roberto Cota (capogruppo della Lega alla Camera): “La tassa sul permesso di soggiorno (tra l’altro di 200 euro, non di 50) è già stata votata dalla Camera, inserita nel disegno di legge sulla sicurezza”. E chi ha votato non lo sa o non si ricorda.
Lo scontro è così duro che diventa necessario un incontro tra Berlusconi e Bossi: questi non ha ottenuto di frenare l’ingresso di Air France in Alitalia. Ottiene però la liberalizzazione dei voli a Malpensa e l’accoglimento di norme sull’immigrazione, anche se non volute dal PdL.
Il 14 gennaio, Roberto Maroni assicura l’approvazione della tassa, subito smentito da Berlusconi. In serata “chiarimento” tra Berlusconi e Maroni: il contributo (non tassa) per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno sarà come quello già previsto nella maggior parte dei paesi europei e varierà tra 10 e 400 euro. La cifra sarà “fissata da un decreto congiunto dei ministeri dell’Interno e dell’Economia”. Di fatto la tassa è confermata; l’ammontare sarà definito con un decreto.
Berlusconi frena di nuovo: dice di non essere al corrente di novità. “Ne ho parlato con Bossi. Resto contrario all’emendamento. Anche lui non fa obiezioni”.
– Anna Finocchiaro (P.D.): “Balletto sgradevole”
– Andrea Orlando (P.D.): “Chiaro segno di una crescente difficoltà del partito di Bossi nei confronti dell’azione di governo. La Lega è stretta tra l’azione di governo inceppata e le promesse elettorali che fatica a concretizzare”.
Il presidente Berlusconi, però, viene smentito da esponenti della sua maggioranza:
– Maurizio Gasparri: “I 50 euro restano. Non mi sembra uno scandalo”.
– Angelino Alfano: “Ostacoli superati: l’emendamento rimane. Dobbiamo definire la cifra”.
Qualcuno, molto vicino a noi, comincia a fare i conti: se passa il ‘contributo’ (non tassa. Giammai!) per il rinnovo dei permessi di soggiorno, per il veneto sarà un tesoro di 14 milioni.
(continua)
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Tutto finito e chiaro? Macché. Intervengono:
– il sindaco di Verona Flavio Tosi: “La tassa va bene. E’ una questione di giustizia. Ogni cittadino paga le pratiche burocratiche, per esempio per ottenere la carta d’identità. Chi chiede il permesso di soggiorno ha un lavoro: ha diritti e doveri”;
– Federico Bricolo (veronese, capogruppo della Lega al Senato): “Insisteremo per l’approvazione del nostro emendamento, volto a sostenere i costi rilevanti dell’immigrazione”;
– Roberto Cota (capogruppo della Lega alla Camera): “La tassa sul permesso di soggiorno (tra l’altro di 200 euro, non di 50) è già stata votata dalla Camera, inserita nel disegno di legge sulla sicurezza”. E chi ha votato non lo sa o non si ricorda.
Lo scontro è così duro che diventa necessario un incontro tra Berlusconi e Bossi: questi non ha ottenuto di frenare l’ingresso di Air France in Alitalia. Ottiene però la liberalizzazione dei voli a Malpensa e l’accoglimento di norme sull’immigrazione, anche se non volute dal PdL.
Il 14 gennaio, Roberto Maroni assicura l’approvazione della tassa, subito smentito da Berlusconi. In serata “chiarimento” tra Berlusconi e Maroni: il contributo (non tassa) per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno sarà come quello già previsto nella maggior parte dei paesi europei e varierà tra 10 e 400 euro. La cifra sarà “fissata da un decreto congiunto dei ministeri dell’Interno e dell’Economia”. Di fatto la tassa è confermata; l’ammontare sarà definito con un decreto.
Berlusconi frena di nuovo: dice di non essere al corrente di novità. “Ne ho parlato con Bossi. Resto contrario all’emendamento. Anche lui non fa obiezioni”.
– Anna Finocchiaro (P.D.): “Balletto sgradevole”
– Andrea Orlando (P.D.): “Chiaro segno di una crescente difficoltà del partito di Bossi nei confronti dell’azione di governo. La Lega è stretta tra l’azione di governo inceppata e le promesse elettorali che fatica a concretizzare”.
Il presidente Berlusconi, però, viene smentito da esponenti della sua maggioranza:
– Maurizio Gasparri: “I 50 euro restano. Non mi sembra uno scandalo”.
– Angelino Alfano: “Ostacoli superati: l’emendamento rimane. Dobbiamo definire la cifra”.
Qualcuno, molto vicino a noi, comincia a fare i conti: se passa il ‘contributo’ (non tassa. Giammai!) per il rinnovo dei permessi di soggiorno, per il veneto sarà un tesoro di 14 milioni.
(continua)
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