In più circostanze Goldin ha lamentato che a Verona non ci sia una “Fondazione dei Musei”, già operante a Torino e a Brescia, per la realizzazione di grandi eventi come la mostra dei capolavori del Louvre. Sostiene che la burocrazia comunale è troppo lenta e che non ci sarebbero stati. problemi se ci fosse stata questa Fondazione. La vede bene anche Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio: “E’ tema dibattuto da 15 anni. Può gestire musei e sale espositive. Venezia è il modello. Crea rapidità nel procedere, autonomia, dinamismo gestionale, controllo dei risultati”. Paolo Zanotto aveva condiviso la proposta e l’aveva posta nel programma elettorale.
Con Cariverona occorre un accordo per unire le energie e la gestione dei musei cittadini.
Il sindaco Tosi si è detto disponibile a valutare il percorso.
Carlo Fratta Pasini chiede un gesto coraggioso; lamenta che “la nostra è la Verona del tono medio: chi vola un po’ più alto rischia di rompere un equilibrio e viene bonariamente ripreso: “Sta chieto”. Le iniziative più eclatanti i don Mazzi e i don Verzé le hanno realizzate fuori Verona. Abbiamo proposto un percorso: la creazione di un unico ente lirico regionale che metta insieme Verona e Venezia, una grande istituzione culturale che concentri l’attività estiva in Arena e quella invernale alla Fenice. Ci è stato risposto che il progetto incontra difficoltà politiche. Ne abbiamo tratto le conclusioni. Se si riprende il discorso siamo pronti a dare il nostro contributo”.
Su questa proposta interviene Girondini: “Le Fondazioni liriche sono enti in perdita. Necessita una loro gestione oculata, che non le sacrifichi sull’altare dell’economia aziendale. E’ errata la perdita dell’ identità territoriale: tra Arena e Fenice vanno bene la collaborazione, produzioni concordate e utilizzo reciproco dei laboratori, ma non la fusione: il pubblico del teatro è legato al territorio, non si sposta.
* Galan ribadisce: “Una fusione in quattro e quattr’otto non è possibile: Arena e Fenice trovino politiche di integrazione. Dallo Stato arriveranno pochi soldi: è obbligatorio correre ai ripari e organizzarsi al meglio. Arena ha una voragine di debiti. Girondini ha detto che è un Titanic che sta affondando: si dia da fare. L’Arena è l’istituzione più storica che abbiamo. L’avessimo a Padova saremmo contenti. Lo sia anche Verona e si esca dal tunnel”.
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Fondazione dei Musei?
In più circostanze Goldin ha lamentato che a Verona non ci sia una “Fondazione dei Musei”, già operante a Torino e a Brescia, per la realizzazione di grandi eventi come la mostra dei capolavori del Louvre. Sostiene che la burocrazia comunale è troppo lenta e che non ci sarebbero stati. problemi se ci fosse stata questa Fondazione. La vede bene anche Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio: “E’ tema dibattuto da 15 anni. Può gestire musei e sale espositive. Venezia è il modello. Crea rapidità nel procedere, autonomia, dinamismo gestionale, controllo dei risultati”. Paolo Zanotto aveva condiviso la proposta e l’aveva posta nel programma elettorale.
Con Cariverona occorre un accordo per unire le energie e la gestione dei musei cittadini.
Il sindaco Tosi si è detto disponibile a valutare il percorso.
Carlo Fratta Pasini chiede un gesto coraggioso; lamenta che “la nostra è la Verona del tono medio: chi vola un po’ più alto rischia di rompere un equilibrio e viene bonariamente ripreso: “Sta chieto”. Le iniziative più eclatanti i don Mazzi e i don Verzé le hanno realizzate fuori Verona. Abbiamo proposto un percorso: la creazione di un unico ente lirico regionale che metta insieme Verona e Venezia, una grande istituzione culturale che concentri l’attività estiva in Arena e quella invernale alla Fenice. Ci è stato risposto che il progetto incontra difficoltà politiche. Ne abbiamo tratto le conclusioni. Se si riprende il discorso siamo pronti a dare il nostro contributo”.
Su questa proposta interviene Girondini: “Le Fondazioni liriche sono enti in perdita. Necessita una loro gestione oculata, che non le sacrifichi sull’altare dell’economia aziendale. E’ errata la perdita dell’ identità territoriale: tra Arena e Fenice vanno bene la collaborazione, produzioni concordate e utilizzo reciproco dei laboratori, ma non la fusione: il pubblico del teatro è legato al territorio, non si sposta.
* Galan ribadisce: “Una fusione in quattro e quattr’otto non è possibile: Arena e Fenice trovino politiche di integrazione. Dallo Stato arriveranno pochi soldi: è obbligatorio correre ai ripari e organizzarsi al meglio. Arena ha una voragine di debiti. Girondini ha detto che è un Titanic che sta affondando: si dia da fare. L’Arena è l’istituzione più storica che abbiamo. L’avessimo a Padova saremmo contenti. Lo sia anche Verona e si esca dal tunnel”.
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