
Lettera dei lettori NON pubblicata su l’Arena
Per “Lettere al Direttore”. L’Arena
La città parla della tragedia che ha coinvolto Nicola Tommasoli e i suoi familiari, ai quali va il pensiero, la vicinanza e la preghiera di molti. Se ne parlerà ancora tra venti giorni e in che modo?
Purtroppo la violenza senza senso a Verona è di casa e viene da lontano: se vogliamo tentare di batterla, è obbligatorio riconoscere il male che è nel nostro tessuto sociale, presentato alla città qualche mese fa dalla nostra Procura della Repubblica. Mi fermo a un solo aspetto della questione: il ruolo del sindaco Tosi. Certamente lui non ha la minima responsabilità sull’accaduto. Un fatto, però, va rilevato: la sua vittoria alle elezioni comunali e il modo in cui l’ha ottenuta rischia di essere una svolta negativa per la città: ne è derivata non una volontà di violenza (guai al solo pensarlo!), ma un atteggiamento di aggressività, di disprezzo, di odio che spinge a puntare dritto contro balordi, sbandati, diversi, immigrati, persone senza dimora, clandestini, …. Abbiamo visto il Sindaco disprezzare e cacciare molte persone; fare “piazza pulita”; mandare guardie armate a controllare persone senza dimora; collocare la polizia municipale (ormai i vigili urbani non esistono più) a guardia dei poveri; guardare con disprezzo e aria di sfida i giovani di sinistra; accompagnare il corteo dei giovani di destra; difendere i giovani tifosi dell’Hellas definendo goliardate gli “uuu” ai giocatori di pelle nera; abolire il premio per la pace “Melegari”; parlare con disprezzo del Presidente della Repubblica. Eccetera, eccetera.
Questi fatti, presi singolarmente, hanno un valore limitato. Ciò che incide nella coscienza della città, in particolare sulle persone più fragili (i giovani sono tra questi) è il linguaggio che usa il Sindaco, apprezzato da molti, a Verona e altrove: è linguaggio violento, accompagnato da un atteggiamento di disprezzo per la persona umana. Sono linguaggio e atteggiamento che fomentano violenza e contrapposizioni, al di là delle intenzioni.
Le conseguenze si sono viste subito. Affermare che l’aggressione a Nicola Tommasoli è un caso isolato è voler chiudere gli occhi. Dal giugno 2007 l’aumento di atti di violenza e di aggressioni è stato continuo: ne potremmo elencare a decine.
Bisogna cambiare. Ma come?
Primo: riconoscere il male che è nella società veronese. Se non succede, continueremo a peggiorare. Secondo: convincerci che interventi di polizia e repressione sono necessari, ma mai sufficienti, mai capaci di affrontare la violenza al fondamento. Se il Sindaco propugna e vuole solo repressione e punizione dura, potrà avere elogi; potrà ottenere qualche successo, ma sconquassa la mentalità soprattutto dei giovani che imparano che solo la punizione-violenza batte la violenza. Non è così. Terzo: capire insieme che la violenza genera nuova violenza. I “valori” ai quali ci richiamiamo dicono che bisogna imparare a vedere nell’uomo il nostro fratello, anche nell’uomo che consideriamo il peggiore, anche nell’assassino, proprio nel momento in cui lo condanniamo all’ergastolo: è un uomo, immagine e somiglianza di Dio, membro della famiglia umana, della nostra famiglia. L’atteggiamento di chi ha autorità deve rendere evidente che “quello” è fratello nell’umanità, per cui lo si condanna duramente, ma lo si guarda con il rispetto e con la compassione per chi porta una responsabilità diretta, ma anche il peso di una umanità sofferente, che fatica a fare il bene.
Guai diffondere disprezzo! Guai colpire e punire senza contemporaneamente proporre azioni educative e di vicinanza, azioni di accoglienza e di integrazione sociale.
Ne dobbiamo discutere con serenità, mettendoci tutti in gioco, alla ricerca degli atteggiamenti migliori per il bene di tutti.
Tito Brunelli
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Ne uccide più la lingua della spada
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Per “Lettere al Direttore”. L’Arena
La città parla della tragedia che ha coinvolto Nicola Tommasoli e i suoi familiari, ai quali va il pensiero, la vicinanza e la preghiera di molti. Se ne parlerà ancora tra venti giorni e in che modo?
Purtroppo la violenza senza senso a Verona è di casa e viene da lontano: se vogliamo tentare di batterla, è obbligatorio riconoscere il male che è nel nostro tessuto sociale, presentato alla città qualche mese fa dalla nostra Procura della Repubblica. Mi fermo a un solo aspetto della questione: il ruolo del sindaco Tosi. Certamente lui non ha la minima responsabilità sull’accaduto. Un fatto, però, va rilevato: la sua vittoria alle elezioni comunali e il modo in cui l’ha ottenuta rischia di essere una svolta negativa per la città: ne è derivata non una volontà di violenza (guai al solo pensarlo!), ma un atteggiamento di aggressività, di disprezzo, di odio che spinge a puntare dritto contro balordi, sbandati, diversi, immigrati, persone senza dimora, clandestini, …. Abbiamo visto il Sindaco disprezzare e cacciare molte persone; fare “piazza pulita”; mandare guardie armate a controllare persone senza dimora; collocare la polizia municipale (ormai i vigili urbani non esistono più) a guardia dei poveri; guardare con disprezzo e aria di sfida i giovani di sinistra; accompagnare il corteo dei giovani di destra; difendere i giovani tifosi dell’Hellas definendo goliardate gli “uuu” ai giocatori di pelle nera; abolire il premio per la pace “Melegari”; parlare con disprezzo del Presidente della Repubblica. Eccetera, eccetera.
Questi fatti, presi singolarmente, hanno un valore limitato. Ciò che incide nella coscienza della città, in particolare sulle persone più fragili (i giovani sono tra questi) è il linguaggio che usa il Sindaco, apprezzato da molti, a Verona e altrove: è linguaggio violento, accompagnato da un atteggiamento di disprezzo per la persona umana. Sono linguaggio e atteggiamento che fomentano violenza e contrapposizioni, al di là delle intenzioni.
Le conseguenze si sono viste subito. Affermare che l’aggressione a Nicola Tommasoli è un caso isolato è voler chiudere gli occhi. Dal giugno 2007 l’aumento di atti di violenza e di aggressioni è stato continuo: ne potremmo elencare a decine.
Bisogna cambiare. Ma come?
Primo: riconoscere il male che è nella società veronese. Se non succede, continueremo a peggiorare. Secondo: convincerci che interventi di polizia e repressione sono necessari, ma mai sufficienti, mai capaci di affrontare la violenza al fondamento. Se il Sindaco propugna e vuole solo repressione e punizione dura, potrà avere elogi; potrà ottenere qualche successo, ma sconquassa la mentalità soprattutto dei giovani che imparano che solo la punizione-violenza batte la violenza. Non è così. Terzo: capire insieme che la violenza genera nuova violenza. I “valori” ai quali ci richiamiamo dicono che bisogna imparare a vedere nell’uomo il nostro fratello, anche nell’uomo che consideriamo il peggiore, anche nell’assassino, proprio nel momento in cui lo condanniamo all’ergastolo: è un uomo, immagine e somiglianza di Dio, membro della famiglia umana, della nostra famiglia. L’atteggiamento di chi ha autorità deve rendere evidente che “quello” è fratello nell’umanità, per cui lo si condanna duramente, ma lo si guarda con il rispetto e con la compassione per chi porta una responsabilità diretta, ma anche il peso di una umanità sofferente, che fatica a fare il bene.
Guai diffondere disprezzo! Guai colpire e punire senza contemporaneamente proporre azioni educative e di vicinanza, azioni di accoglienza e di integrazione sociale.
Ne dobbiamo discutere con serenità, mettendoci tutti in gioco, alla ricerca degli atteggiamenti migliori per il bene di tutti.
Tito Brunelli
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